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Sulla maternità surrogata, battaglia per la dignità

La linfa della battaglia civile contro l’utero in affitto comincia a salire verso i rami alti dell’albero europeo. E adesso il fronte associativo trasversale e internazionale contro la piaga non vuole più abbassare la guardia. Lo si è compreso definitivamente ieri, nel giorno in cui una nuova riunione parigina della Commissione affari sociali dell’Apce – l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa – ha operato una mossa a sorpresa: nell’ordine del giorno, al posto del temuto e controverso rapporto De Sutter sostanzialmente favorevole a un’accettazione della «maternità surrogata non commerciale», figurava invece la petizione per un’abolizione internazionale della piaga, spedita dalla cordata associativa in gran parte d’ispirazione cristiana «No maternity traffic», con in calce più di 100 mila firme di cittadini europei indignati.

Formalmente, la Commissione si è limitata a «prendere atto» del documento «per tenerne conto in occasione dell’elaborazione» del controverso Rapporto De Sutter, il quale potrebbe tornare in discussione in forma rimaneggiata già nella prossima riunione, a Strasburgo il 23 giugno. Ma il vasto coro di voci che denuncia la pratica non potrà più essere ignorato. In ogni caso, come avvertivano ieri vari responsabili associativi abolizionisti, i fautori di una legalizzazione non sembrano pronti a un dietrofront, dopo mesi di manovre apparentemente coordinate fra il Consiglio d’Europa e la Conferenza dell’Aja di diritto internazionale privato. Per questo c’è ancora da temere che quello di ieri sia stato uno slittamento tattico dei tempi. Gli argomenti per l’abolizione globale sembrano comunque guadagnare terreno ormai anche a livello istituzionale. In Francia si è appreso proprio ieri che l’Assemblea nazionale esaminerà il 16 giugno due proposte di legge per contrastare la subdola diffusione della pratica attraverso vie internazionali spesso illecite, apertamente illegali, o quanto meno paralegali.

Due deputati neogollisti, Philippe Gosselin e Valérie Boyer, hanno convinto una sessantina di colleghi a sostenere due bozze per precisare gli strumenti di lotta contro la piaga. L’obiettivo immediato è di neutralizzare l’ambigua circolare ministeriale del 25 gennaio 2013, con la quale l’ex guardasigilli Christiane Taubira aveva incoraggiato la trascrizione nei registri di stato civile dei bambini nati all’estero dopo il ricorso a madri surrogate da parte di coppie francesi in Paesi come Stati Uniti, Romania e India. Per Gosselin quella circolare rappresentava in realtà «un primo passo verso l’accettazione della maternità surrogata», mentre per la collega Boyer il testo rivelava una «volontà deliberata di legalizzazione». Analisi che puntano il dito sull’ambivalenza mostrata in materia dall’attuale esecutivo socialista: da una parte solenni dichiarazioni di condanna della surrogata da parte del presidente François Hollande e del premier Manuel Valls; dall’altra una porta socchiusa lasciata a disposizione di chi intende aggirare le sanzioni vigenti. La bozza Gosselin chiede innanzitutto di aggiungere un comma specifico alla Costituzione: «La Repubblica francese, fedele ai suoi valori umanistici, assicura e garantisce il rispetto del principio d’indisponibilità del corpo umano». Inoltre, dopo aver sottolineato il legame fra dignità umana e indisponibilità del corpo la bozza mira ad allargare le sanzioni contro la maternità surrogata, creando in particolare nuovi articoli specifici nei Codici civile e penale.

Nel testo presentato dalla Boyer si chiede in particolare d’istituire un «delitto speciale », dato che la disciplina vigente punisce la surrogata soprattutto attraverso il reato di «abbandono di bambino». Sanzioni specifiche sono previste per le coppie che si recano all’estero per stipularvi «contratti di surrogazione», così come per chi promuove il turismo procreativo. Inoltre la bozza Boyer propone l’adozione di una «convenzione internazionale contro la procreazione e gestazione surrogata». Quest’ultima misura coincide con l’obiettivo principale delle petizioni della società civile che denunciano l’inumanità intrinseca della surrogata: per limitarsi alla scena europea, oltre a quella della cordata «No maternity traffic», occorre citare pure la «Carta per l’abolizione universale della maternità surrogata», lanciata il 2 febbraio a Parigi presso l’ Assemblea nazionale, da una rete associativa internazionale d’ispirazione prevalentemente femminista. La partita è ancora aperta.

Fonte: Daniele Zappalà | Avvenire.it

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