La relazione con la propria sorella o fratello influenza le nostre vite, ma troppo spesso viene sottovalutata. La psicanalista Laura Pigozzi: «È una palestra emotiva e di pensiero, un’alleanza naturale che non va ostacolata dai genitori»
Tra gli articoli più letti del New York Times del 2025 uno riguarda il rapporto tra fratelli che, in questo particolare periodo di feste, accende riflessioni in molte famiglie. La giornalista americana Susan Dominus sostiene che gli studi e dibattiti si concentrano molto sul rapporto con i genitori e (troppo) poco su quello tra fratelli, una relazione sottovalutata benché sia uno dei rapporti più profondi e duraturi che una persona possa vivere. È davvero così? Lo abbiamo chiesto a Laura Pigozzi, psicanalista ed esperta di questioni famigliari, autrice tra l’altro di Sorelle (Rizzoli).
Dottoressa, la psicanalisi si concentra sul rapporto genitore-figlio e molto meno sull’influenza reciproca dei fratelli. Quanto conta, invece, avere un fratello, una sorella o entrambi?
«Moltissimo. La giornalista del New York Times ha ragione, per esempio molte analisi non decollano finche non si toccano i rapporti con i propri fratelli».
Come definirebbe questo rapporto?
«Quella tra fratelli, se non viene ostacolata, è un’alleanza naturale, una marcatura simbolica su come dovremmo comportarci con gli altri. Se abbiamo sin da subito un buon rapporto con loro, sviluppiamo la capacità di vivere in maniera più tollerante anche con gli altri; viceversa se siamo litigiosi già da bambini saremo meno tolleranti anche da adulti. Oggi viviamo in una società che non contempla l’ambivalenza, invece il grande insegnamento dell’essere fratelli è capire e accettare che la vita è fatta di sfumature: posso amarti e odiarti anche in una stessa giornata, senza però mai mancarti di rispetto»
Come devono comportarsi i genitori? Meglio intervenire o lasciare che i figli gestiscano la relazione in autonomia?
«Devono sempre fare un passo indietro. Quello tra fratelli è il primo “rapporto orizzontale” che i bambini sperimentano, una palestra emotiva e di pensiero, dove si impara a gestire la frustrazione, a negoziare, a condividere l’attenzione genitoriale, competenze fondamentali per il benessere mentale e per prepararsi alla vita sociale».
Se scatta la gelosia?
«Madri e padri devono trovare delle modalità. Per esempio, quando nasce un figlio dovrebbero passare del tempo esclusivo con il primogenito, soprattutto la madre, anche se non è sempre facile affidare il neonato alle cure di un altro. Se ci sono attenzioni per tutti i figli, il rapporto tra fratelli può ricomporre meglio le eventuali conflittualità. Clinicamente, per esempio, l’invidia o la litigiosità nelle cause per l’eredità hanno a che fare con la modalità in cui i genitori hanno influenzato questo legame».
Esiste il figlio preferito?
«Sì, di base ogni genitore ne ha uno, di solito quello che gli assomiglia di più».
Quanto conta l’ordine di nascita?
«L’ultimo è il cocco; il mediano è schiacciato, il primo è quello che ha ricevuto più attenzioni. I genitori, anche da un anno con l’altro, non sono mai la stessa persona, non educano allo stesso modo. E questo spiega perché i fratelli siano diversi tra loro. Non si può dire qual è la posizione migliore perché dipende dalla storia della famiglia: magari il primo è il figlio del caso mentre gli altri sono stati desiderati. Generalmente, però, l’ultimo è quello che fa più fatica nella vita perché è stato il più viziato».
Ci sono fratelli con cui si va più d’accordo e altri con cui si fa più fatica: perché?
«Conta la differenza di età ma soprattutto il modo in cui si è cresciuti: la stanza dei giochi è il luogo dove si costruisce il rapporto tra fratelli, è essenziale che i genitori ne restino fuori. Più sono invadenti e più il rapporto tra fratelli rischia di essere compromesso».
Quali sono le possibili altre cause della rottura di questa alleanza?
«Quando un fratello o una sorella si erge a genitore dell’altro. Se c’è qualcuno che si identifica troppo nella figura dei genitori, o solo in uno dei due genitori, assistiamo al tradimento dell’alleanza naturale».
A volte si arriva a rotture insanabili: come è possibile?
«Ci sono madri e padri gelosi del rapporto che i loro figli hanno, che prestano il fianco a chi di loro si rivolge per criticare o accusare il proprio fratello o sorella. Ma accettando la delazione di un figlio contro un altro figlio come se fosse naturale, si rende complice di un’eventuale rottura. La delazione, però, arriva quando un fratello vuole conquistare la fiducia del genitore: se un genitore l’accetta, si rende complice della rottura del rapporto tra fratelli».
Durante le feste la famiglia può diventare un luogo di scontro e rancore, soprattutto con i genitori. I fratelli posso essere gli alleati oppure esacerbare le situazioni: come fare a ricucire le ferite?
«I figli si sbarazzino dell’invidia tra di loro, che poi è il risultato dell’invidia che provano per i genitori: l’invidia di una figlia per la madre, l’invidia di un figlio per il padre. L’alleanza naturale tra fratelli aiuta a superare le frustrazioni della relazione con i genitori, fratelli e sorelle devono fare sempre fronte comune».
Fonte: Cristina Ravanelli | Corriere.it