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A Kherson: “La gente ha paura di finire sotto l’occupazione russa”

La città del Sud dell’Ucraina è ancora bersaglio costante di attacchi. “Se Trump e Putin arrivano a un accordo tutta la regione, in buona parte già occupata, finirà sotto il controllo di Mosca. E per noi sarà molto dura”, dice Sergiusz Wasilewski, che insegna inglese e polacco ai bambini della parrocchia cattolica del Sacro Cuore. E aggiunge: “In giro si vedono sempre meno persone, ma nella nostra chiesa i parrocchiani sono addirittura aumentati”

Per le strade di Kherson è il deserto. Prima della guerra questa città del Sud dell’Ucraina, fondata nel 1778, offriva molte bellezze architettoniche. Accanto al portone d’ingresso di uno degli edifici storici più belli e suggestivi, danneggiato dai bombardamenti, una targa ricorda che, fra il 1906 e il 1918, questo palazzo ospitò l’agenzia consolare del Regno d’Italia retta da Angelo Anatra. Fino al 2022 l’edificio era un circolo degli scacchi. Oggi è vuoto, abbandonato, come buona parte di questa città, capoluogo della regione omonima, affacciata sulla sponda sinistra del fiume Dnipro. Gran parte della popolazione se ne è andata già da molto tempo, fuggita dai massicci bombardamenti che fin dall’inizio dell’invasione russa hanno bersagliato la città e la regione. Prima della guerra la popolazione della città sfiorava i 300mila abitanti, ora si calcola che gli ucraini rimasti sono appena 70mila. All’inizio della guerra la regione di Kherson è stata occupata dai russi. L’11 novembre del 2022 il capoluogo è stato liberato dalle forze ucraine: allora gli abitanti, rimasti al buio, senza elettricità, sono scesi per le strade per festeggiare.

Buona parte della regione, tuttavia, è rimasta sotto occupazione russa, le forze di Mosca sono lì di fronte, incombenti, al di là del fiume. Dall’estate del 2024 gli attacchi russi con l’artiglieria e  con i droni sono diventati molto più fitti, pressanti. Anche adesso Kherson continua ad essere bersaglio di attacchi pressoché quotidiani. E la gente continua a vivere nella paura, nell’insicurezza, nell’incertezza verso il domani.

ùIn Arabia Saudita sono cominciati i colloqui tra la delegazione ucraina e quella statunitense per provare a tracciare una strada che porti alla pace. Il presidente ucraino Zelensky ha proposto un cessate il fuoco parziale con la speranza di riottenere gli aiuti americani. Il segretario di Stato Usa Marco Rubio si dice ottimista sulla proposta di Kyiv ma, dal canto suo, sottolinea che l’Ucraina dovrà necessariamente rinunciare a una parte dei suoi territori occupati da Mosca, affermando che sarà molto difficile che il Paese possa tornare ai confini del 2014, prima che la Russia occupasse la Crimea. Nei prossimi giorni è previsto un incontro tra l’inviato Usa Witcoff e Vladimir Putin.

«Siamo tutti molto preoccupati per il nostro futuro, perché se Trump e Putin arriveranno a un accordo tutta la regione di Cherson finirà sotto il controllo della Russia. E questo non sarà affatto un bene per tutta la gente che vive qui: non penso che i russi ci lascerebbero vivere in pace, saranno molto arrabbiati con noi per esserci opposti alla loro avanzata e per non aver accettato la loro occupazione, per aver aiutato e sostenuto le forze militari ucraine. Penso che per noi la vita sarà molto dura». A commentare è Sergiusz Wasilewski, 56enne di Kherson, la città dove è tornato dopo aver vissuto per anni negli Stati Uniti. Sergiusz risiede presso la parrocchia cattolica del Sacro Cuore, dove è stato accolto dal parroco, don Maksym Padlevskyi, a giugno del 2023, dopo la disastrosa inondazione causata dallo scoppio della diga della centrale idroelettrica di Kakhovka. Una catastrofe umanitaria e ambientale, in una regione già pesantemente colpita dalla guerra. Anche la casa di Sergiusz è stata inonadata, ma non ha avuto danni gravissimi. Lui però ha scelto di restare nella parrocchia, per rendersi utile lì.

La decorazione dell'altare della Chiesa del Sacro Cuore realizzata con i frammenti di bombe russe (foto di Sergiusz Wasilewski).

La decorazione dell’altare della Chiesa del Sacro Cuore realizzata con i frammenti di bombe russe (foto di Sergiusz Wasilewski).

«Kherson continua a essere sotto attacco ogni giorno. I russi ci bombardano e mandano costantemente droni, quindi vivere qui e andare in giro è davvero molto pericoloso. I russi cercando di oltrepassare il fiume e riprendere la nostra città, ma fino ad oggi non ci sono riusciti. Non so quante persone siano rimaste a vivere a Kherson, ma di giorno in giorno si vedono sempre meno abitanti in giro per le strade. E si tratta per la maggior parte di persone anziane, che non hanno un altro posto dove andare o non hanno soldi per andare da un’altra parte. Qui non c’è lavoro, non c’è più niente, la gente non ha più soldi e ha bisogno di tutto, di cibo, di beni di prima necessità, dai pannolini per bambini ai generatori di corrente elettrica». Wasilewksi presta servizio presso la parrocchia, aiuta il parroco, insegna lingua inglese e lingua polacca ai ragazzini. Mostra una foto scattata da lui che ritrae la decorazione dell’altare realizzata con i frammenti di bombe russe.

«Può sembrare sorprendente, ma le persone continuano a venire in parrocchia, alla messa, a partecipare attivamente alla vita della chiesa. Non abbiamo diminuito il numero dei nostri parrocchiani, anzi, direi che questo è addirittura aumentato rispetto a prima. Come diciamo in Ucraina, quando sei nei guai, quando hai un problema, ti rivolgi a Dio. Tante persone non vedono un’altra via di salvezza e vengono in chiesa. Nella scuola parrocchiale prima io avevo cinque bambini, adesso ne ho sei. E ora abbiamo perfino un piccolo coro, uno dei nostri ragazzini suona la chitarra e animiamo la messa con la musica e il canto. La guerra è la guerra, ma i bambini hanno bisogno di avere momenti di gioia, di celebrare la vita».

 

Fonte: Giulia Cerqueti FamigliaCristiana.it

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