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Camp Mystic. «Tra le braccia di Gesù»

Mentre una mamma prepara le figlie alle vacanze, irrompe imprevista una tragedia costata la vita a 27 tra bambine ed educatrici di un centro estivo in Texas, a seguito dell’esondazione del fiume Guadalupe. Si riaprono domande inevitabili, bagnate di fango e lacrime. Ora loro dove sono?

I grandi bauli rosa, viola, con fiori e coccinelle, giacciono a terra, senza più proprietarie, sporchi di fango. Orfani come le piccole magliette con la scritta Camp Mystic, incastrate tra i rami che la piena del fiume Guadalupe, in Texas, ha strappato dal terreno e trascinato a migliaia di chilometri di distanza, portando con sé tutto quello che trovava. Comprese quelle 27, tra bambine di 7-10 anni e loro educatrici, che il 4 luglio stavano dormendo sui letti a castello di un centro estivo femminile cristiano. I genitori le avevano accompagnate il giorno prima, dopo aver riempito con loro quei bauli di crema solare per non scottarsi, cappellini, scarpe di ricambio, pigiami e, per le più piccole, la foto di mamma e papà per i momenti di malinconia.

Nessuno si sarebbe aspettato che, in una notte, sarebbe scesa la pioggia di tre mesi. Nessuna bambina, coricandosi quella sera, si sarebbe aspettata che il whatsapp inviato alla mamma sarebbe stato l’ultimo, un “I love you” che fa un male che a parole non si può descrivere. Nessuna educatrice si sarebbe aspettata di dover scrivere, quella notte, sulla pelle delle bambine a loro affidate il proprio nome, perché fosse più facile riconoscerle se fossero state trascinate via.

Invece è successo. E queste immagini e questi racconti scorrono sul mio feed di Instagram: ne parlano il New York Times, il Washington Post. Leggo delle due sorelline che sono state trovate mano nella mano, stringendo un rosario, 11 e 13 anni. Vedo i video del ruba-bandiera a cui hanno giocato il giorno prima. Mi immagino così le loro mamme, prima di quel giorno: indaffarate come me oggi nella preparazione di borse per le vacanze in montagna delle mie figlie; come me contente perché potranno godersi il sole, il cielo, la natura, la compagnia. Preoccupate come me che vada tutto bene, che non si facciano male. Ma sicure che se la caveranno.

Davanti a quelle immagini dal Texas, però, non ce la faccio a trattenere le lacrime. Anche se è successo a migliaia di chilometri di distanza. Anche se non conosco quelle famiglie. Spengo il telefono perché quelle storie fanno troppo male. Sarà perché le mie figlie sono femmine e hanno la stessa età di quelle bambine. Sarà perché mi sembra una cosa troppo ingiusta; quei genitori, in fondo, avevano fatto un patto: “Cara Natura, ti do mia figlia, falle vedere come è bello il mondo”. E lei, traditrice, le ha mostrato tutt’altro: acque cristalline che diventano nere onde distruttrici.

La sera metto a letto le mie due figlie più piccole. Il solito Angelo di Dio però non mi basta. «Diciamolo per alcune bambine americane», dico io, sperando che le due, sulla via dell’addormentamento, non chiedano maggiori informazioni. «Chi sono? Cosa è successo?», incalzano. Spiego del centro estivo, del fiume che sale. Penso che non dovrei farlo, perché si spaventerebbero. Perché si chiederebbero dove sia finito Dio quella notte. Invece, mi chiedono dove sono finite le bambine. «Tra le braccia di Gesù», rispondo con la risposta che mi diede mio padre, a 8 anni, quando morì il mio fratellino. E penso che sia l’essenza della fede, della Grazia che ci è stata donata: poter stare davanti a queste tragedie, davanti alle nostre figlie, certi che c’è un Destino buono per quelle bambine e per i loro genitori, anche se oggi è bagnato di fango e lacrime. E che un Angelo di Dio su un letto a fiori rosa quella sera ha la forza di un “I love you” a una mamma texana.

Fonte: ClonLine.org

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