Da qui anche il titolo dei Colloqui di quest’anno, tratto sempre da Teorema: “Io sono pieno di una domanda a cui non so rispondere”. Soltanto alla luce di questa ferita è possibile, allora, comprendere prima la militanza comunista negli anni Quaranta in favore dei braccianti friuliani, poi i film e gli Scritti corsari degli anni Sessanta e Settanta in opposizione al nuovo potere dei consumi. Come sempre infatti l’autore afferma in Teorema: «Non è la felicità che conta? Non è per la felicità che si fa la rivoluzione?».
Da questa istanza deriva anche l’approdo alla narrativa degli anni Cinquanta, in quanto forma con cui documentare la vita violenta dei giovani poveri delle sagre friuliane e delle borgate romane, angeli custodi della speranza o, come nell‘omonimo romanzo, del sogno di una cosa indicibile e irraggiungibile. Ne consegue parimenti nel linguaggio cinematografico e poetico l’esperienza di una bellezza indefinibile, irrazionale e in quanto tale meravigliosa e dolorosa allo stesso tempo: «Straziante meravigliosa bellezza del creato», esclama il personaggio di Jago, interpretato da Totò, alla fine del cortometraggio Che cosa sono le nuvole?. O come si legge ne Il glicine, poesia finale de La religione del mio tempo: «Ah, la vita solo vera, è ancora/ quella che sarà: vergine lascia/ solo ai nascituri, il glicine, il suo fascino! E io qui, con questa scheggia/ immateriale in cuore, quest’involuta/ coscienza di me, che si ridesta a un attimo/ della stagione che muta. […] Questo fiore è segno,/ nel mio intimo, del regno/ della caducità- della religiosa caducità!».
Questa è l’umanità del Pasolini dei Colloqui. E questa umanità, disperata e vitale allo stesso tempo, è l’esperienza proposta ai docenti e agli studenti che hanno partecipato al convegno. Come infatti ha detto sempre Pietro Baroni all’assemblea docenti: «Soltanto assumendo su di sé le parole dell’autore e verificandole nella propria vita, è possibile che la sua esperienza arrivi anche ai nostri studenti». Per questo per molti ragazzi e ragazze dei Colloqui fiorentini incontrare Pasolini ha coinciso con una maggiore conoscenza di sé fino anche ad un vero e proprio cambiamento.