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Siria, Onu: tregua per crisi umanitaria

Oltre due milioni di civili ad Aleppo, in Siria, nelle aree sia sotto il controllo dei ribelli sia dei governativi, sono senza elettricità e senza accesso alla rete idrica a causa di bombardamenti che hanno colpito gli impianti di distribuzione negli ultimi giorni.
Lo ha affermato l’Onu, che chiede una tregua umanitaria di 48 ore perché siano riparati gli impianti e ricostituite le scorte di cibo e medicinali per la popolazione civile che paga le conseguenze più gravi, come ha denunciato ancora una volta Papa Francesco domenica all’Angelus puntando il dito contro “la mancanza della volontà di pace dei potenti” in una guerra che dura da oltre 5 anni.

In un’intervista alla Radio Vaticana il nunzio apostolico in Siria, monsignor Mario Zenari è tornato a parlare delle prospettive del Paese dilaniato da 5 anni di conflitto e della protezione dei civili, soprattutto a pochi giorni dall’ennesimo raid aereo che ha colpito un ospedale supportato da Medici senza frontiere (Msf), nella provincia siriana di Idlib controllata dai ribelli.

Colpiti ospedali, scuole, mercati, campi profughi, chiese e moschee
«Ma la popolazione civile innocente è stata più volte ormai nel corso degli ultimi tre anni vittima, per esempio, dell’arma chimica: la comunità internazionale ha accertato, purtroppo, l’uso di questa arma chimica anche se non ha ancora individuato i colpevoli» ha spiegato l’arcivescovo Zenari ricordando che «la popolazione civile inerme, innocente» è «vittima dell’arma della fame: se pensiamo alle circa 600mila persone assediate e poi ancora ai 5 milioni che vivono in località di difficile accesso a causa della guerra».
Non mancano le zone dove ci sono «vittime dell’arma della sete: pensiamo ad Aleppo dove qualche mese fa sono state chiuse le condutture dell’acqua; pensiamo ancora ai medicinali, alle volte anche questi usati come arma: in alcune località è vietato l’accesso ai medicinali, agli strumenti chirurgici».

I bambini tra le vittime
E poi tra queste vittime civili – come ha ricordato anche il Papa – ci sono i bambini: «e qui fino a un anno fa, le statistiche parlavano di circa 14mila vittime tra i bambini e i minorenni morti in Siria, ai quali poi vanno aggiunti quelli morti nelle traversate del mare, alcuni di questi bambini morti per fame, diversi mutilati» ha spiegato monsignor Zenari. «Ho visto in più di un’occasione a Damasco, ancora due giorni fa – ha aggiunto il presule -, bambini che andando o tornando da scuola sono stati colpiti da schegge di mortai, che hanno avuto arti amputati. Ho visto un altro bambino con un occhio trapassato da una scheggia, un altro ha avuto il fegato trapassato da una scheggia… quanti ne ho visti! E poi ancora questi bambini in certe località e anche in certi campi profughi sono soggetti ad abusi sessuali, le bambine a matrimoni precoci; abbiamo il triste fenomeno dei bambini-soldato, abbiamo più di due milioni di bambini non scolarizzati».

Mancanza di volontà di pace
La Siria è «divenuta un campo di battaglia per interessi geopolitici regionali e internazionali. Sempre di più è diventato evidente che è una guerra per procura; è una guerra molto complicata e qui si esigerebbe – come dice anche il Papa – una volontà più forte, più decisa da parte dei potenti per poter calmare questa terribile guerra».

Le prospettive della Siria
Nel conflitto sono implicate diverse parti – ha ricordato il nunzio -. All’inizio appariva una guerra civile, che già è una catastrofe; ma a questa si è aggiunta poi una guerra per procura, è subentrata poi un’altra guerra a complicare tutto ed è questa guerra del Daesh che ha portato ancora sofferenze enormi. E a questo proposito, parlando della sofferenza dei civili, vorrei ricordare quello che le Nazioni Unite, soprattutto in queste zone – anche in Siria, dove c’è questo Stato islamico – parlano ormai di un genocidio della popolazione yazida ad opera del Daesh, dove in alcune zone le donne e le ragazze addirittura sono vendute e comperate al mercato come fossero delle bestie: a che punto siamo arrivati! A che punto la popolazione civile paga le terribili conseguenze di questa guerra così complicata!

La situazione dei cristiani in Siria
«La situazione dei cristiani dipende dalle zone in cui si trovano; sono esposti, come tutti, a queste sofferenze» spiega ancora monsignor Zenari.
Per quanto riguarda le zone tenute dallo Stato islamico, non abbiamo più comunità, come a Deir Ezzor, come a Raqqa: lì i cristiani sono partiti ancora prima che arrivasse lo Stato islamico. Abbiamo tre parrocchie tenute da Francescani nel Nord Ovest, nella zona di Idlib: è una zona molto, molto “calda”, una zona sotto il dominio di quello che fino a quale giorno fa si chiamava “al Nusra”.
Lì vive circa un migliaio di cristiani: sopravvivono; hanno la possibilità di frequentare la chiesa, di pregare, ma non possono manifestare all’esterno la loro fede né con le croci né con il suono delle campane. Questa è la zona più “calda” in cui stanno vivendo i cristiani in Siria. E poi c’è la zona di Aleppo nella zona ovest, che è sotto il controllo dell’esercito: però, l’ho visitata un mese e mezzo fa, alla fine di maggio; questi nostri quartieri cristiani sono posti proprio sulla linea di demarcazione e lì ho visto le nostre cattedrali, come anche quelle ortodosse, distrutte: una cosa impressionante. Quindi, i cristiani delle nostre comunità di Aleppo sono attualmente quelli più esposti a tiri di mortai e bombe.

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