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Migranti, ora tocca alle Nazioni Unite

Il fenomeno dei flussi migratori, soprattutto dal Medio Oriente, e le difficoltà incontrate da alcuni paesi di prima accoglienza fanno sì che il dibattito sia arrivato anche al Palazzo di Vetro di New York.

E anche la Russia, al momento non toccata da queste migrazioni, è pronta ad aiutare l’Europa ad affrontare la questione anche in sede di Consiglio di sicurezza Onu. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, citato da Ria Novosti. “Non vi è alcun segnale che l’onda che ora si sta dirigendo verso l’Europa possa influenzare in qualche modo il flusso di migranti, che si dirige verso la Federazione russa”, ha detto Lavrov. Che però ha sottolineato che la Russia “è pronta ad aiutare l’Unione europea per la soluzione del problema dell’immigrazione clandestina”, anche in sede di Consiglio di sicurezza Onu. “Siamo pronti a collaborare con i nostri colleghi europei, che si sono rivolti a noi con la proposta di una risoluzione”, ha aggiunto, ammonendo che la Russia, dal canto suo, si aspetta dai partner Ue la disponibilità ad impegnarsi in una cooperazione costruttiva anche su altre questioni.

Bagnasco: l’Onu deve intervenire
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, torna, in un’intervista al Corriere della Sera, sulle recenti critiche che, in merito all’immigrazione, ha rivolto all’Onu nei giorni scorsi.

“Ho fatto riferimento all`Onu, il massimo organismo di incontro politico-economico, non per depistare l`attenzione verso responsabili lontani e indistinti, ma perché il fenomeno con cui siamo chiamati a confrontarci è mondiale”, spiega l’arcivescovo di Genova: “È come se il Sud del pianeta, costretto da circostanze ormai insopportabili, vedesse l`Occidente come l`unica sponda rimasta. È vero che anche da noi esistono problemi e squilibri, ma i poveri del mondo non sono più disposti a vivere in condizioni disumane. E la tragedia di gente che muore dentro a una stiva, in una valigia, cacciata in mare è talmente grave e complessa che non può essere risolta né da un singolo Paese e neppure dall`Europa che, comunque, deve fare molto di più. La sede è a livello mondiale, perché si tratta di accogliere e anche di dare possibilità di futuro, tenendo conto dei contesti. Nel contempo, è urgente da una parte aiutare i Paesi di provenienza e, dall`altra, perseguire con rigore scafisti e altri oscuri decisori che speculano sulla pelle dei disperati”.

In quanto all’Italia Bagnasco osserva: “Vedo un notevole impegno delle prefetture che cercano di comporre le giuste esigenze di chi accoglie e di chi è accolto. E qui si inserisce l`impegno della Chiesa: per esemplificare, soltanto a Genova c`è una rete di quaranta centri di ascolto parrocchiali aperti indistintamente a tutti e attualmente sono ospitati 400 immigrati. Come presidente della Cei posso testimoniare che si tratta di un`esperienza comune pressoché in tutte le diocesi, grazie a quel cuore misericordioso delle nostre comunità, tanto sollecitato da papa Francesco”.

Incontro Merkel-Hollande.
Intanto la cancelliera tedesca Angela Merkel riceverà questo pomeriggio a Berlino il presidente francese Francois Hollande con il quale farà il punto sulla crisi dei rifugiati in Europa. L’incontro avverrà alle 17 e sarà poi seguito dal vertice con il presidente ucraino Petro Poroshenko, cui seguirà una conferenza stampa e una cena di lavoro.

La frontiera Greco-balcanica e Schengen
Sono i numeri sempre crescenti alle frontiere di Grecia, Ungheria, Italia e Balcani, e i loro volti di migranti che Al Jazeera ha deciso di chiamare d’ora in poi esclusivamente rifugiati, a dare il senso delle dimensioni della crisi globale che l’Europa fatica ad affrontare.

A prevalere finora sull’approccio più solidale della Commissione Ue, che spinge per un meccanismo europeo permanente per la redistribuzione di chi chiede asilo, sono state le divisioni dei 28 e i discorsi elettorali interni. Con un conseguente rimpallo dei disperati, bloccati all’una o all’altra frontiera mettendo in forse il futuro di Schengen e della libera circolazione, e della responsabilità europea che comincia invece proprio nei paesi della sponda Sud del Mediterraneo da cui questi fuggono. E dove l’Ue da tempo sta lasciando proliferare crisi regionali, dalla Libia alla Siria.

Le cifre sono importanti: solo nei primi sei mesi del 2015, sono state oltre 400mila le domande di asilo registrate nell’Ue, contro le 660mila dell’intero 2014, già anno record. La sola Germania ha detto di aspettarsi entro fine anno 800mila richieste, mentre Frontex ha annunciato il dato di 107mila arrivi solo per il mese di luglio, di cui 80mila in Grecia.

Juncker: no ai muri, più collaborazione. “Campi profughi dati alle fiamme, barconi rimandati indietro, violenze contro i richiedenti asilo o semplicemente l’indifferenza di fronte alla miseria e al bisogno. Non è questa l’Europa”. Con un lungo intervento sulle pagine del quotidiano tedesco Die Welt, ripreso in prima pagina su Repubblica, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker punta il dito contro quei “politici di estrema destra ed estrema sinistra che alimentano un populismo che produce astio soltanto e nessuna soluzione”.

Juncker riconosce che non esiste una “risposta unica e tantomeno semplice al problema dei flussi migratori”: è “poco realistico” pensare di aprire semplicemente i confini, così come è “fuori dalla realtà” credere di poter chiudere le frontiere. Ma una cosa è assolutamente chiara, per il presidente della Commissione: “Non esistono soluzioni nazionali efficaci. Nessuno stato membro può regolare le migrazioni efficacemente per suo conto”.

Fra le proposte concrete della Commissione quella di “distribuire equamente” 40.000 migranti, per poi creare un meccanismo stabile che entri in funzione automaticamente nelle emergenze. E annuncia poi che a settembre la Commissione presenterà una lista comune dei paesi di provenienza sicuri, per risolvere così la questione dei paesi balcanici che aspirano all’ingresso nell’Ue.

Sulla questione è intervenuto anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, oggi a Rimini per il Meeting Cl. Oggetto delle critiche del titolare della Farnesina, la covenzione di Dublino, ormai “superata” e “parte di un’epoca” del passato. Per definire le nuove regole servirebbe invece una “condivisione a livello europeo”. “La convenzione di Dublino regola come vanno le cose oggi ma viene da un’altra epoca storica – ha spiegato -. Oggi in realtà le cose devono tenere conto di numeri enormi, di organizzazioni criminali, di guerre, di crisi, situazioni di fame in alcuni paesi e non possono più valere quelle regole”. “Noi non possiamo più come italiani vedere imbarcazioni di altri paesi che per fortuna ci aiutano nel soccorso in mare ma poi portano i rifugiati nei porti italiani. È uno degli aspetti da cambiare”. Il concetto, per il ministro “è molto semplice: il problema è europeo e le regole di accoglienza devono essere condivise a livello europeo”.

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