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Il narcisismo annienta la “generazione di fenomeni”

«L’orale non mi spaventava, anzi. Ma penso che la scuola dovrebbe insegnare ad avere un pensiero critico, non punire chi lo esprime. Il voto rischia di diventare un’arma per mettere a tacere gli studenti». Sono le parole Mariasole Tomassini, diciannovenne di Piobbico (in Pesaro e Urbino), che si è rifiutata di sostenere il colloquio dell’Esame di Stato, prima dei lei ben tre studenti veneti hanno fatto parlare per la stessa “forma di protesta”. Tra loro Gianmaria Favaretto secondo cui «L’esame di maturità per me è una sciocchezza», ha affermato, criticando un sistema di valutazione che, a suo avviso, non riflette le reali capacità degli studenti.

Abbiamo chiesto a Roberto Marchesini, psicologo e psicoterapeuta, se si sarebbe mai aspettato un fenomeno del genere….

«Sinceramente sono stupito che ancora sia possibile fare esami e dare voti, nelle scuole italiane…»

In che senso?

«Partiamo dalla mia lettura del fenomeno. Nel 2024, il 9,8% degli studenti ha ottenuto il massimo dei voti (100 o 100 e lode); l’11,2% si è diplomato nella fascia 91-99; il 17,7% ha preso tra 81 e 90. Quasi il 40% degli studenti si è diplomato con voti altissimi, più del 10% con il massimo. Con buona pace di Carl Gauss, pare che siamo di fronte a una «generazione di fenomeni». L’impressione è confermata dai voti di laurea: un quarto dei laureati lo fa con 110 e lode; praticamente tutti si laureano a «pieni voti», cioè sopra il 99/110. Livelli stratosferici, che ogni nazione dovrebbe invidiarci, no?

Poi, però, l’occhio cade sui risultati dei test INVALSI di quest’anno e scopriamo che solo il 52% degli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori raggiunge almeno il livello base in italiano; e che nemmeno la metà degli studenti raggiunge almeno il livello base in matematica. Aggiungiamo l’effetto Flynn inverso, ossia i punteggi QI che sono sempre più bassi di generazione in generazione; disturbi psichiatrici in costante crescita nella popolazione giovanile; un numero spropositato e in aumento di disturbi cognitivi…»

Che cosa significa?

«Per quel che ne capisco, significa che la scuola avvalla un sistema educativo disastroso, volto a far sentire i ragazzi – tutti i ragazzi – come dei geni inarrivabili, dei talenti mai visti, delle persone eccellenti. Il narcisismo fatto sistema, alimentato dai genitori e tollerato dagli insegnanti.

Ovviamente, una generazione fenomenale come questa, tratta gli adulti dall’alto in basso: non accetta di essere giudicata, anzi. Dà essa stessa voti agli adulti. Non esiste l’idea di una gerarchia, il merito è scontato ed è umiliante il doverlo dimostrare. Come si diceva ai vecchi tempi, tutto è dovuto: complimenti, applausi, gratificazioni. Vedo corone d’alloro per la laurea, tocchi accademici alle elementari… Costruiamo ai ragazzi quest’illusione e poi la alimentiamo per non affrontare le conseguenze del crollo di questa bugia. Tutto ciò, a me, pare folle».

I ragazzi affermano di non sentirsi guardati per quello che sono ma di star dentro un sistema che li considera solo per i voti, che ne pensi?

«Penso che sia vero; e che, invece di contestare questo sistema, dovrebbero accettarlo. Non sono più bambini, mi sembra normale che il mondo abbia delle aspettative nei loro confronti. Ma dico: guardiamoci intorno: chi di noi adulti è «guardato per quello che è», se non nella ristretta cerchia delle relazioni personali? E perché mai, gli altri, dovrebbero avere queste attenzioni nei nostri confronti? Siamo speciali? Valiamo più della cassiera al supermercato, o del ragazzo del McDonald, che spesso non guardiamo nemmeno in faccia? »

La risposta del mondo adulto è stata di tipo diverso, attorno a questo fenomeno si è sviluppato un vero e proprio dibattito con al centro il tema educativo. Che cosa ci dice questo?

«Ci dice che, se la realtà ti indica la luna (il nostro sistema educativo completamente fallimentare), noi guardiamo il dito. Invece di perdere del tempo dietro a queste adolescenziali recriminazioni (si assegnano voti a una persona, gli insegnanti non sono empatici, lo spirito critico non è apprezzato…) dovremmo renderci conto dei gravi problemi che i nostri ragazzi stanno manifestando con questi atteggiamenti».

Il ministro ha fatto sapere che, in reazione a questi fenomeni, cambierà l’esame di maturità, che per essere valido dovrà obbligatoriamente vedere lo studente affrontare l’orale, come valuti questa risposta del Governo?

«Lo capisco: per passare l’esame dovrebbe essere necessario superare con voto sufficiente ogni parte che lo compone. Ma il problema resta: questi ragazzi non hanno il minimo contatto con la realtà, non sanno tollerare la minima frustrazione, hanno una valutazione di sé completamente irrealistica, non hanno la minima idea di come funzionino le relazioni sociali…La scuola è un parcheggio, nel quale i ragazzi passano in modo per lo più infruttuoso i loro anni più importanti; è incaricata di un ruolo educativo che i genitori non sono in grado e non vogliono svolgere».

Che cosa è per te la maturità e che cosa dovrebbe invece essere?

«È una formalità, la conclusione di un percorso di istruzione (non educazione); esattamente ciò che dovrebbe essere. Non è una valutazione del valore della persona, non è l’attestazione di quella genialità della quale la mamma si è sempre vantata, non è il primo momento di fama social-mediatica».

Fonte: Raffaella Frullone | IlTimone.org

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