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I soldi? Il successo? Macché: i figli danno senso alla vita, rivela un nuovo report

Se il tema è quanto un adulto in salute e con sufficienti risorse a disposizione riesca a godersi la vita, i genitori di figli piccoli finiscono subito fuori gara. Tempo libero? Meglio spenderlo per un riposino furtivo anche appoggiati alla mensola svuota tasche in ingresso. Soldi che non siano già stati trasformati in pannolini, vestiti, cibo, rette da pagare, seggiolini, iscrizioni ad attività sportive, logopedia? Tutti investiti in un (pozzo senza) fondo con data di riscatto “mai”. Ecco dove sta l’errore di prospettiva di numerose e pur valide ricerche sull’esperienza della genitorialità: le soddisfazione di vita e la dimensione del suo significato non sono sinonimi, ma due fattori distinti ed entrambi critici.

Anzi, con il recente studio realizzato da IF Studies, è emerso che la dimensione del significato è più pregnante di quella della soddisfazione. E lo dichiarano genitori mediamente equilibrati, persone normali che di certo non cercano la mortificazione fine a sé stessa, né rifuggono ciò che dà gusto e leggerezza alla vita. Essere madri e padri, dunque, è ciò che più di altre esperienze riesce a farci riconoscere che la nostra vita ha senso. Esperienza rivelatrice, non fonte del significato stesso, altrimenti poveri figli. Ché nessuno nasce per dare senso alla vita di un altro.

Così si legge su Journal of Marriage and Family: «Gli studi sociologici e demografici che analizzano dati rappresentativi su larga scala si sono concentrati prevalentemente sulla felicità o sulla soddisfazione di vita, trascurando spesso la dimensione del significato della vita (ad esempio, Pollmann-Schult  2014 ; Margolis e Myrskylä  2011 ; Aassve et al.  2012 ; per ricerche simili in economia, vedere ad esempio, Clark et al.  2013 ; Clark et al.  2008 ). Questi studi spesso usano felicità e soddisfazione di vita come sinonimi e hanno identificato un cosiddetto “puzzle della felicità genitoriale” (Kohler e Mencarini  2016 ) o “penalità” della genitorialità (Glass et al.  2016 ), in cui la soddisfazione di vita dei genitori è, in media, non migliore, e talvolta persino inferiore, a quella dei non genitori.» L’esito di tali ricerche poteva finire nel solito tormentone progressista del “chi te lo fa fare”, da un lato, o “il figlio è un diritto, lo desidero tanto” dall’altro, estremi che alla fine tendono a coincidere. Vediamo invece cosa racconta questa ricerca realizzata su un ampio campione di individui, sposati e non, dai sociologi Hudde e Jacob:  «(…) hanno utilizzato i dati dell’European Social Survey, che ha coinvolto oltre 43.000 intervistati di età compresa tra 18 e 49 anni provenienti da 30 paesi europei e da Israele, per esaminare le differenze nei punteggi relativi a soddisfazione e significato della vita tra coloro che hanno figli minori in casa e coloro che non ne hanno. La soddisfazione di vita è stata misurata tramite una domanda che chiedeva: “Tutto sommato, quanto sei soddisfatto della tua vita nel suo complesso in questo momento?”. Il significato della vita è stato misurato in base al livello di accordo con l’affermazione “In generale, ritengo che ciò che faccio nella mia vita sia prezioso e meritevole di essere vissuto”.» 

Se il dato sulla soddisfazione di vita cambia significativamente per le donne quando hanno figli piccoli, al punto che si dicono soddisfatte solo quelle dei paesi nordici, di consolidata cultura di sostegno alla maternità e alla paternità, con aiuti e servizi solidi, quello sul significato della vita è sensibilmente maggiore tra gli intervistati che hanno figli, rispetto a chi non ne ha. Le donne europee senza aiuti adeguati, quindi, fanno parecchia fatica in più e sono edonisticamente meno felici, ma percepiscono la propria esistenza come ricca di significato e il tempo speso come un bene prezioso investito per un bene ancora più grande. «Questi risultati multivariati hanno mostrato che tutti i genitori con figli, di tutte le fasce d’età, livelli di istruzione e stato di coppia, hanno dichiarato di avere un significato più profondo nella vita rispetto ai non genitori, comprese le donne con figli senza partner.» 

Questi modelli hanno mostrato che le donne senza partner con figli dichiaravano una soddisfazione di vita significativamente inferiore rispetto alle donne con partner e sposate con figli, a parità di altre condizioni. Il che conferma l’esperienza diretta di molte famiglie e coppie sposate, come dimostra anche il dossier che la nostra rivista ha pubblicato lo scorso anno, (qui per abbonarsi, ora anche con sconto estivo): la famiglia, il matrimonio indissolubile e fedele, l’apertura alla vita, la fede in Dio, sono il vero tesoro di felicità, senso e persino ricchezza sociale e pace che dobbiamo custodire e promuovere, come ha ricordato appena salito al soglio petrino Papa Leone XIV.

Fonte: Paola Belletti | IlTimone.org

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