Dalla tv alla narrativa: Csaba dalla Zorza si racconta in un’intervista intima e ironica. Tra fede, cucina e matrimonio, l’autrice de “La Governante”, regina del bon ton, rivendica il diritto alla normalità
Chi si aspettava questo romanzo da Csaba dalla Zorza, sofisticata regina del bon ton, star dei social, celebre per i suoi 23 libri di cucina e i programmi televisivi in cui prepara deliziosi intingoli, consiglia gli abbinamenti nel vestiario o osserva come un entomologa le tavole apparecchiate scrutando – come in “Cortesie per gli ospiti” su Real Time – le increspature delle tovaglie, l’abbinamento dei piatti di porcellana, la “mise en place” delle posate. La Governante, di Csaba dalla Zorza, edita da Marsilio, ormai un bestseller, è una critica spietata alle ipocrisie della famiglia borghese cui sembra ispirarsi. La storia di una madre, giornalista esperta di cucina, separata, che annuncia ai figli di abbandonare la professione per una nuova vita (quale vita lo si saprà con un colpo di scena che non spoileriamo). Dove la tavola apparecchiata della domenica, un po’ come nei film di Ozpetek, si trasforma in un palcoscenico dove si alternano personaggi scrutati fin dentro l’anima. «Sognavo di scrivere un romanzo e di vivere di scrittura da quando avevo 17 anni. Poi qualcuno mi ha detto: no tesoro, guarda che nella vita non funziona così. Così ho iniziato a fare altro, ma non ho abbandonato questa inclinazione. Ho lavorato nel marketing, ho iniziato a scrivere articoli come giornalista e quando ho scritto il mio primo volume era un libro di cucina. Il mio mito era suor Germana».
Suor Germana?
«Certo. Nel 1992 lavoravo in Mondadori e mi interessavo ai vari speciali di cucina delle riviste. Ma nulla vendeva come i ricettari di suor Germana, che adoravo, era una vera superstar. Ho cercato di rubarle il mestiere. Ho capito quale era la chiave del suo successo: faceva delle ricette fattibili, pratiche, adatte alle donne che avevano famiglia e contemporaneamente lavoravano a casa e fuori. Col tempo ho approfondito il concetto di galateo, che è soprattutto rispetto per il tempo e gli spazi altrui. E ho sempre avuto chiaro in mente una cosa…»
Che cosa?
«Cercare sempre il bello, a tavola, in cucina, nel tempo libero, in famiglia, però adattarmi anche a una vita come la mia, una donna che lavora e si prende cura della famiglia. Il mio obiettivo è sempre stato sposarmi, avere dei figli e continuare a lavorare, forse perché sono figlia di genitori divorziati».
Scelta controcorrente, a leggere le statistiche.
«Non ho nulla contro chi sceglie la convivenza, non ho nulla contro chi fa tre figli da tre mariti diversi, però non è quello che volevo io e che cercano tante donne. Nel mio menù à la carte della vita è ciò che ho scelto, anche se non è detto che la vita te lo conceda».
E alla fine ci è riuscita: lei è sposata con un noto cardiochirurgo.
«Quella era l’unica cosa che non volevo, sposarmi con un medico. Colpa di san Lorenzo».
Che c’entra san Lorenzo?
«Sono credente, c’è molta religione nella mia vita. Glielo spiego. Verso i 30 anni mi sentivo realizzata sul lavoro, ma ho cominciato a pensare: ora voglio una famiglia, voglio diventare mamma. Venivo da una storia d’amore appena finita, durata molto a lungo, ci eravamo lasciati perché c’eravamo messi insieme troppo giovani. Rimasta sola sono andata a Parigi a fare la scuola di alta cucina per due anni al Cordon Bleu a Parigi».
Mi ricorda qualcosa …
«Sì, lo so, come Audrey Hepburn in Sabrina di Billy Wilder. Volevo cambiare vita, anche perché scrivevo tanto, ma non firmavo nulla, come succede spesso nelle redazioni. Mi diplomo a Parigi e scrivo il mio primo libro di cucina. Era luglio, e una mia amica mi invita in Sardegna per una vacanza. La sera di san Lorenzo, il 10 di agosto, lei mi invita a casa di amici, quasi tutti medici e golfisti che parlano solo di malattie, di buche e green. Una noia mortale. Io avvisto una stella cadente e chiedo a san Lorenzo di mandarmi un fidanzato, possibilmente né medico né golfista. Il 5 settembre, giorno del mio compleanno, mia sorella mi invita a una cena dove ci sono degli amici e un ragazzo che mi piace: si chiama Lorenzo, è medico e gioca pure a golf. Ci siamo innamorati. Il Signore dice: chiedete e vi sarà dato».
Lorenzo Rosso, medico e golfista però …
«Secondo me san Lorenzo si è divertito, anche perché la postilla “né medico né golfista” l’ho fatta fuori tempo, quando ormai la stella era caduta. Due settimane fa abbiamo festeggiato 21 anni che stiamo insieme. Siamo sposati da 16 anni e abbiamo due figli meravigliosi».
Il suo romanzo dissacra la facciata delle famiglie borghesi.
«La molla è stata la mia frustrazione del fatto che il genere femminile cui appartengo continui ad essere così ottuso da non capire che la modernità va bene, il progresso va bene, ma che per essere emancipate non è obbligatorio fare mestieri tipicamente maschili. Ed è anche quello che faccio nella vita. Sono sposata con lo stesso uomo e non lo tradisco, cucino per la famiglia, lavoro anche se mio marito potrebbe mantenermi, perché la mia è una scelta. Queste decisioni convivono anche in altre donne, che sono le governanti di sé stesse».
Scelte che una volta erano conformiste, oggi anticonformiste …
«La risposta più meravigliosa è quando dico che ho avuto due figli dallo stesso uomo e ti guardano come se fossi un panda. La Governante è un romanzo che dice alle donne (e ora che ho venduto quasi 80 mila copie mi sento più confortata): care signore, siete sposate con lo stesso uomo, siatene orgogliose, i vostri figli a volte li vorreste strangolare ma li amate come la vostra carne, se la mattina vi sentite stanche ma vi alzate lo stesso, è tutto normale, apparecchiate la sera la tavola per la famiglia e non vergognatevene anche se ormai si tende a mangiare alla spicciolata. Cosa c’è di più anticonformista di questo? Ma le vere eroine sono quelle che la sera tornano a casa si mettono il grembiule e cucinano anziché ordinare su Deliveroo».
Fonte: Francesco Anfossi | FamigliaCristiana.it