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Leone XIII, i partiti e la dottrina sociale
— 26 Maggio 2025— pubblicato da Redazione. —
Leone XIII avviò un progetto di ricostruzione della società intera. La dottrina sociale come rimedio all’individualismo dilagante
Tanti e importanti sono stati i Papi con il nome di Leone, ma credo sia lecito pensare che quello che aveva maggiormente presente il card. Prevost fosse Leone XIII, che ha guidato la Chiesa dal 1878 al 1903.
Leone XIII e i partiti politici
Una delle principali intuizioni di Leone XIII riguardò il sistema dei partiti politici che erano nati durante la Rivoluzione del 1789 e si erano poi affermati e divisi il potere in tutta Europa. Con la sola eccezione italiana, Papa Leone volle che i cattolici partecipassero alla vita politica nazionale, cioè entrassero nelle istituzioni con un loro partito. Così in Francia si verificò il cosiddetto ralliement, che staccò i cattolici francesi dall’opzione monarchica per farli invece partecipare alle elezioni politiche, riconoscendo la Repubblica. In Italia invece rimase in vigore il non expedit, cioè il divieto di partecipare alle elezioni politiche per i cattolici italiani in seguito all’invasione militare dello Stato pontificio nel 1870 da parte dell’esercito italiano.
Il cosiddetto Corpus leoninum, cioè il progetto di ricostruzione della società in tutti i suoi ambiti proposto da Leone XIII attraverso le sue encicliche lette non cronologicamente ma logicamente, doveva prevedere appunto un movimento cattolico o un partito che cercasse di incarnarlo nella vita pubblica delle rispettive nazioni.
I partiti stanno scomparendo
Il tema dell’organizzazione della società e del suo rapporto con lo Stato non è di secondaria importanza e rimane tutt’oggi al centro della vita pubblica. Per esempio, un editoriale di Sabino Cassese sul Corriere della Sera del 22 maggio ne ripropone un aspetto sostenendo come negli ultimi anni, in particolare dopo il 1989, il sistema dei partiti sia cambiato profondamente in seguito al venire meno dell’importanza e della centralità dei partiti politici. Un dato è interessante: gli iscritti ai partiti sono passati da 4 milioni a meno di 700mila mentre la popolazione nello stesso periodo è aumentata di 10 milioni.
Ora non si tratta di rimpiangere i partiti e soprattutto le ideologie dei partiti di massa nati dopo la Prima guerra mondiale e rimasti al centro del sistema politico fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989. Tuttavia, il mondo successivo alle ideologie, il mondo nel quale viviamo, non è un mondo migliore. Ai grandi ideali, spesso pieni di errori e di violenza, si è sostituita l’assenza di ogni desiderio di costruire un mondo migliore. Dai cattivi ideali si è passati a nessun ideale e questo è un grande problema perché l’uomo che porta esclusivamente l’attenzione su sé stesso, sui propri interessi o piaceri, rinuncia alla sua natura e si ammala. Lo ha spiegato, fra altri, lo psicologo Wictor Frankl, nel suo celebre libro Uno psicologo nel lager (Ares) che racconta la sua prigionia nei lager nazionalsocialisti da cui nacque la sua terapia per curare appunto le malattie della mente che oggi colpiscono tanti nostri contemporanei. Si è infatti passati dal “tutto è politica” degli anni del Sessantotto, al “tutto è privato” dei decenni successivi a quel riflusso nel privato che oggi sembra essere la caratteristica dominante della cultura.
Rileggere il Magistero di Leone XIII può aiutare in questo senso. E credo che il regnante Pontefice che ha scelto il suo nome ci aiuterà.
Il Corpus leoninum, come lo chiamava Augusto del Noce, era un progetto di ricostruzione della società della fine Ottocento in cui le ideologie della Rivoluzione del 1789 avevano ormai conquistato il potere. I cattolici erano diventati “una parte” della società e potevano scegliere se continuare a lamentarsi e a condannare i fatti accaduti oppure organizzarsi perché la società potesse essere riformata alla luce del Vangelo e dell’insegnamento cristiano. Prese corpo così quella dottrina sociale della Chiesa che era sempre stata presente negli interventi dei Papi, ma in modo occasionale, e ora invece diventava un progetto o se volete un metodo per avvicinarsi alla verità, come ha detto Leone XIV recentemente, il 17 maggio, in uno dei suoi primi discorsi da Pontefice.
Infatti, la dottrina sociale non è soltanto la Rerum novarum, non può essere ridotta a qualche indicazione sulla questione sociale, ma è ben di più. Essa fornisce a chi se ne vuole servire, “elementi di riflessione, criteri di giudizio e direttive di azione” (Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis) e ha come scopo l’edificazione di una “società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio” (sempre Giovanni Paolo II).
E’ un rimedio al nostro individualismo. Sta a noi usarlo oppure lasciarlo nelle polverose biblioteche o sul sito della Santa Sede, dove il Magistero di tutti i Papi può essere letto e rilanciato.
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