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È lo Spirito Santo a scegliere il Papa? La sorprendente risposta di Papa Benedetto XVI

Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Gavin Ashenden, pubblicato su Catholic Herald. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella traduzione da me curata. 

C’è una strana ma prevalente attrazione per la pretesa della Chiesa cattolica di un intervento divino miracoloso.
Il dogma dell’infallibilità papale non è ben compreso, nemmeno da alcuni cattolici. Ci sono molte persone, compresi i cattolici, che sembrano non capirlo né crederci quando viene loro spiegato.
Ma affascina le persone. La combinazione tra la pretesa di un intervento soprannaturale e il livello di fiducia in tale intervento provoca un forte interesse e una reazione, soprattutto quando viene frainteso, forse in modo particolare.
E così, quando si parla di Conclave, c’è un presupposto implicito: se il Papa può essere infallibile (in qualsiasi modo lo si affermi), allora sicuramente l’elezione del Papa deve essere altrettanto infallibile?
Se si intende il dogma dell’infallibilità nel modo semplice e ristretto in cui la Chiesa lo insegna, ovviamente questo non ne consegue.
Ma si potrebbe pensare che lo sia, o si potrebbe volerlo. E così emerge la domanda: “Sicuramente sarà lo Spirito Santo a scegliere il prossimo Papa?”.
Al livello più basso di aspettativa, se il papato è così importante e se la carica è così centrale per la salute e la vita della Chiesa, è il minimo che la gente possa sperare o aspettarsi.
Una fonte utile per esaminare questa aspettativa è il defunto Papa Benedetto XVI.
Quando era ancora cardinale Ratzinger, nel 1997 la televisione bavarese gli pose esattamente questa domanda:
“Lo Spirito Santo è responsabile dell’elezione di un Papa?”.
La sua risposta potrebbe sorprendere alcuni:
“Non direi, nel senso che lo Spirito Santo sceglie il Papa… Direi che lo Spirito non prende esattamente il controllo della faccenda, ma piuttosto, come un buon educatore, per così dire, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza abbandonarci del tutto. Il ruolo dello Spirito va quindi inteso in un senso molto più elastico: non è che ci impone il candidato per cui votare. Probabilmente l’unica garanzia che offre è che la cosa non può essere totalmente rovinata… Ci sono troppi casi contrari di papi che lo Spirito Santo ovviamente non avrebbe scelto!”.
La parola più utile in questa spiegazione potrebbe essere “controllo”. La preghiera e la magia vengono spesso confuse. C’è una naturale attrazione umana per la magia, in parte perché la sua idea centrale è il controllo. In un mondo pieno di incertezze, il controllo diventa un’idea profondamente attraente. Ci sono cose da cui vogliamo essere protetti e cose che vogliamo che accadano. È fin troppo facile confondere la preghiera con la magia. Ma la preghiera non è controllo, è il contrario. È un atto di abbandono. Richiede la rinuncia alla nostra volontà e l’invocazione di “venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà”.
Nella sua descrizione delle dinamiche della preghiera, Papa Benedetto usa l’analogia di un buon educatore. L’educatore si offre di insegnare, mostrare, fornire intuizioni e saggezza. Ma, come si può condurre un cavallo all’acqua ma non si può farlo bere, così lo Spirito Santo si offre alla Chiesa, ma con delle precondizioni. La prima è che si preghi. La preghiera in pratica è molto più difficile che parlarne. Comporta il sacrificio del tempo, la rinuncia alla volontà, l’abbandono del controllo e la preferenza per la voce lenta, ferma e piccola. Comporta anche la triangolazione con le preghiere degli altri.
Nell’atmosfera altamente politicizzata di un’elezione papale – quando si spendono così tante energie per fare propaganda, persuadere, negoziare, dissimulare e organizzare – qualsiasi atto di resa è in contrasto con la marea di energia che scorre veloce per il voto.
Discernere la volontà di Dio non è facile. Preghiamo “Sia fatta la Tua volontà” più volte al giorno, ma non diventa mai facile impegnarsi nello sforzo del discernimento, nel distinguere la mia volontà dalla Tua.
La nozione di elasticità di Benedetto è saggia e convincente. Combina il tocco leggero dell’amore con la presa salda del legame. Dio non ci lascerà mai andare, non ci abbandonerà mai, ma non ci controllerà nemmeno se decidiamo di vagare. Benedetto ci rassicura che Dio non permetterà che la Chiesa vada completamente in rovina. Ma ci lascerà la possibilità di rovinarla con la nostra volontà, se insistiamo. Come spiegare altrimenti l’esistenza di alcuni papi molto poveri che hanno fatto grandi danni alla Chiesa? Come spiegare altrimenti lo scisma di Avignone?
Come ci ricorda San Paolo, dove abbonda il peccato, abbonda ancor più la grazia. È la natura della missione di salvataggio di Dio che può prendere il disordine che facciamo e riconfigurarlo in materiale per il rinnovamento, il perdono e la speranza.
Lo Spirito Santo sussurrerà la sua preferenza alle orecchie dei cardinali mentre dormono, mangiano, camminano e pregano. Ma come i figli di Israele, stanchi dei profeti, chiesero un re per imitare le nazioni che li circondavano, così Dio allungherà l’elastico se la Chiesa insiste nell’imporre le proprie preferenze al posto del Suo invito.
La promessa di Cristo a Pietro era che il male non avrebbe prevalso contro la sua Chiesa. Non che non possa rovinare, corrompere, confondere o disturbare. Ma la storia dimostra che ogni volta che la Chiesa scivola nella corruzione, Dio risuscita i santi e la rinnova.
E le preghiere di 1,4 miliardi di cattolici sono di grande aiuto ai 133 cardinali che si affaticano per noi nei prossimi quattro giorni. Orémus.

Gavin Ashenden

Fonte: SabinoPaciolla.com

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