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Come il marito di Chiara Corbella mi ha aiutata a capire l’obiettivo della vita

Il marito della Serva di Dio, Enrico, ha detto qualcosa che mi ha fatto cambiare approccio

Mi ha colpita la storia di Chiara Corbella. Lei e il marito hanno avuto una figlia e un figlio a circa un anno di distanza l’uno dall’altro, vissuti solo poche ore prima di morire tra le braccia dei genitori in ospedale.

Enrico, devoto cattolico, ha detto che i suoi bambini hanno insegnato a lui e alla moglie Chiara che “l’unica cosa che conta nella vita è lasciarsi amare”.

Cosa? Il fulcro della vita non è amare gli altri? Cosa voleva dire? Un paio di idee hanno penetrato la foschia, e più ci pensavo, più coglievo delle verità nelle sue affermazioni. Ecco alcune delle mie riflessioni, cosa significa per me amare gli altri e in che modo lo faccio.

Amare come un bambino

Ho riflettuto su come lasciare che Dio mi ami potrebbe essere simile al modo in cui mio figlio mi permette di amarlo.

Mio figlio ora si fida di me, probabilmente più di quanto si fiderà di chiunque altro per il resto della sua vita. Quando è turbato, sa che qualcuno sarà lì per confortarlo – per nutrirlo, cambiarlo o parlargli.

Imparare a fidarsi è fondamentale per avere rapporti di successo – prima con Dio e poi con gli altri. La mia capacità di fidarmi influenza il modo in cui mostro amore agli altri. Quando non permetto agli altri di amarmi, impedisco che si verifichi un dare e avere. Questo ostacola le relazioni e mi fa fingere di poter fare tutto da sola, rendendo così ancora più difficile ascoltare ciò che Dio vuole per me. Molti dei miei problemi derivano dal fatto di voler capire tutto da sola e di non permettere agli altri di entrare nella questione.

L’importanza dei confini

Un genitore ama il figlio ponendogli dei confini, dei limiti. Rispetto i confini della gente e ne creo di miei? A volte permettere agli altri di amarmi significa dire “Per favore, non fare questo per me, ho bisogno di farlo a sola” in situazioni in cui devo crescere. Significa però anche sapere quando devo chiedere aiuto e non fare tutto da sola.

Mi viene in mente l’ospitalità. Non sono per natura un’ottima ospite, ma un modo splendido per amare gli altri e formare relazioni è invitarli a casa mia. Anziché confidare nel fatto che mio marito svolga tutto il lavoro dal punto di vista sociale, posso fare la mia parte invitando la gente, e poi, anziché sentirmi sopraffatta quando si tratta di ospitare davvero qualcuno, posso permettere agli altri di aiutarmi (portando del cibo, o pulendo con me in seguito).

Fare attenzione alle proprie intenzioni

Sto amando (figli/marito/amici) liberamente o mi sento sopraffatta e timorosa? Se non mi sento libera di amare, questa sensazione potrebbe derivare dal fatto di non essere capace di sentirmi amata liberamente dagli altri. Cosa lo impedisce? Quanto tempo trascorro con le persone che mi vogliono davvero bene e desiderano ciò che è meglio per me? Sono in grado di vivere con fiducia e vulnerabilità, o mi sento come se controllassi rigidamente il momento e il modo in cui amo gli altri?

Permettere di amarci è l’obiettivo della vita quando si parla di Dio

Dio ha promesso di prendersi cura di me, e me lo ha mostrato continuamente nella vita. Quando guardo al passato e vedo tutte le cose positive che mi ha donato, resto meravigliata. Posso vedere come Dio usi ogni debolezza ed errore della gente per operare il bene nella mia vita.

Quante volte, però, mi frappongo ai progetti di Dio, pensando che Lui non ci penserà, o che il mio modo sia ben più efficace e migliore del Suo? Penso di farlo spesso. Alla fine della giornata, più lascio entrare gli altri nella mia vita, più lascio entrare anche Dio. E allora sono pronta ad amare gli altri in modo più pieno.

Chiara Corbella, Serva di Dio, prega per noi!
Fonte: Aleteia.org

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