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È STATA LA MANO DI DIO/ Sorrentino e la ricerca di significato che salva

Il cinema è la via per salvarsi, vista la possibilità di un’attenta ricerca e impegno verso quella domanda di significato che impregna la vita.

Un bel film è come un libro scritto bene: non finisce, te ne porti un pezzo con te. Questa storia ti accosta a tante vite, ognuna ha il suo dolore e ognuna ha la sua risposta tranne il protagonista che riceve consigli e suggerimenti da tutti quelli che lo circondano. Ma lui è inquieto, è sul limitare della giovinezza e non ha ancora intrapreso la sua strada. Un ragazzo sensibile che, spalle curve, sembra depresso; ha, invece, una capacità di osservare tutti i personaggi, anche i più apparentemente insignificanti per trarne qualche illuminazione. Lui, che sente tutto sulla sua pelle, tanto che il pianto della madre si fa tremito sul suo corpo, ha un desiderio inespresso. Ha una grande aspettativa e un sogno.

La prima si realizza: Maradona giocherà a Napoli. La città, che vede crescere il protagonista, è svelata nella sua bellezza mozzafiato, ma anche nelle sue contraddizioni a volte sordide, le viene reso omaggio con un riguardo e una delicatezza quasi devozionali. Tutti i particolari sono studiati con cura, i dialoghi, il ritmo e le vicende che ti tengono incollato sulla poltrona in un misto tra risate e lacrime. È la storia di una famiglia, con dentro tante famiglie, e di un dolore prematuro vissuto con rabbia e attraverso un muto grido dell’incapacità di farsene una ragione e andare avanti godendo di quel che c’è, come riesce a fare il fratello e dell’impossibilità di nascondersi, come farà invece la sorella.

Un sogno da cullare e dei maestri di vita, i registi, che sono lontani ed enigmatici nelle loro granitiche verità: la realtà è scadente. Ed è così o almeno tutto sembra farlo credere se non ne incontri il Significato. Un senso, appunto, che non toglie l’amaro, ma ti fa scorgere che c’è qualcosa di buono per te, era lì, anche prima, ma nessuno te l’aveva indicato. Un amico improbabile e inaspettato che si occupa di lui, gli dedica il suo tempo e lo ascolta. Una zia bellissima e pazza, che in realtà è solo incompresa nel fallimento del suo compito e che solo lui è in grado di capire e di crederle anche nelle sue visioni mistiche (l’unico!).

Il cinema è la via per salvarsi ma non per il successo o la ricchezza, ma per la possibilità di un’attenta ricerca e impegno verso quel desiderio e quella domanda di significato. Tutto questo e anche molto altro nell’ultimo film di Paolo Sorrentino, la sua vita e il suo privato e straziante dolore, mai “esibito” come dichiarato in molte interviste, ma narrato a distanza di trent’anni e con una consapevolezza che gli fa affermare: “È stata la mano di Dio”.

Fonte: Fulvia DEL BRAVO | IlSussidiario.net

 

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