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Vite digitali. Una briciola di metaverso costa già milioni di dollari

Vale la pena di ribadirlo, per chiarirci le idee: il metaverso, cioè il mondo virtuale reso famoso in queste settimane da Mark Zuckerberg (proprietario di Facebook, Instagram, WhatsApp) non è solo suo o della sua società che ora si chiama Meta. Recode l’ha spiegato bene: «Così come il web è popolato da milioni di siti, diverse aziende stanno costruendo i propri regni virtuali in cui sperano che le persone abitino nella loro versione digitale per giocare, lavorare e divertirsi. L’insieme di questi regni virtuali formerà il metaverso». Il paragone è efficace anche se c’è una grande differenza tra il web e il metaverso, ma la affronteremo fra poco. Nel frattempo dovremmo chiederci: chi comanda nel nuovo mondo virtuale del metaverso? chi emana le leggi che lo regolano e chi le fa rispettare? quanto sarà tutelata la privacy dei suoi “abitanti”? Peccato che a queste domande nessuno voglia rispondere. Ed è facile immaginare perché. Le aziende digitali si stanno spartendo un mondo che fingono sia di tutti ma che così non sarà.
Se pensate che siano problemi che non ci toccano, «perché chissà quanto tempo passerà prima che il metaverso veda la luce», sappiate che qualche giorno fa è stata venduta una briciola di metaverso per l’equivalente di circa 2,5 milioni di dollari. Si tratta di uno spazio in un mondo virtuale chiamato decentraland. La vendita è stata gestita dalla società Metaverse Group. La proprietà si trova «nel cuore del distretto di Fashion Street all’interno di decentraland» ed è stata pagata «con 618.000 mana», un tipo di criptovaluta utilizzata in questo regno virtuale.
Viene spontaneo a questo punto chiedersi: ma chi può essere così pazzo da spendere l’equivalente di 2,5 milioni di dollari per acquistare uno spicchio di terreno in un mondo virtuale senza alcuna garanzia? Il co-fondatore di Metaverse Group, Michael Gord, ha spiegato al New York Times: «Immaginate di arrivare a New York, quando era solo un terreno agricolo, e avere la possibilità di acquistare una fetta di SoHo. Alcuni vi avrebbero detto che eravate folli. Bene: oggi un immobile a SoHo non ha prezzo».
Non è escluso che questa vendita milionaria sia una mossa di marketing per spingere altri investitori ad acquistare spazi nel metaverso, facendogli credere che potranno rivenderli a caro prezzo quando sarà popolato e di moda. Ma è un segnale che va preso sul serio.
Prima scrivevo che c’è una grande differenza tra il web e il metaverso. E sta nel fatto che il web è uno spazio che chiunque può abitare a costi molto contenuti (bastano pochi euro per aprire un sito), mentre il metaverso è destinato ad essere un mondo che sarà in larga parte nelle mani di alcuni giganti digitali. Le persone pagheranno per entrarci, per abitarlo, per avere propri spazi, per arredarli, per comunicare e per divertirsi. E così i nostri impegni, le nostre spese, i nostri sforzi e il nostro tempo ci serviranno da una parte per stare nel mondo reale e dall’altra per «abitare» quello virtuale.
L’abbiamo detto: fare previsioni è difficile e rischioso. Ma questi problemi sono già ben visibili. E ci ricordano due cose. La prima è che dobbiamo impegnarci tutti per non dimenticarci che non c’è progresso reale se si ignora la centralità dell’uomo. La seconda è che dobbiamo fare di tutto per pretendere che il metaverso abbia delle regole, trasparenti e condivise. Anche se per alcuni aspetti temo sia già tardi.

Fonte: Gigio RANCILLO | Avvenire.it

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