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Ma l’aborto non significa progresso

La Repubblica di San Marino, fino al 26 settembre è stata grande ed esemplare quanto alla protezione legislativa dei più poveri dei poveri. Ora ha capitolato alla mentalità di chi considera l’interruzione di gravidanza una conquista di libertà.

L’ esito del referendum popolare sull’ aborto svoltosi a San Marino il 26 settembre scorso è stato pessimo per il diritto alla vita dei bambini concepiti e per la tutela della maternità durante la gravidanza. La Serenissima Repubblica di San Marino, molto piccola quanto a dimensione geografica, fino al 26 settembre è stata grande ed esemplare quanto alla protezione legislativa dei più poveri dei poveri: «una luce di civiltà che non si spenge e che si irradia anche fuori del suo territorio», scrisse la Federazione europea One of us. Accerchiata e spintonata, da anni sotto la pressione della cultura della morte, la piccola grande San Marino aveva resistito.

Adesso ha capitolato, uniformandosi a quella devastante mentalità che pensa che l’ aborto sia un diritto, una conquista, un progresso, una libertà. Niente di più falso. Uccidere qualcuno specialmente se viene strappato alla vita con la forza della società organizzata, è una violenza inaudita che non lascia presagire niente di buono per l’ avvenire. Se viene inquinata l’ acqua alla sorgente, come si può ritenere che il fiume scorra incontaminato?  «Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono» (Caritas in Veritate, n. 28).

Detto questo, non c’ è da scoraggiarsi. Bisogna continuare a lavorare. La partita non è conclusa. Il referendum va considerato il punto di partenza. Nel 1981 in Italia si disse: “Ricominciamo da trentadue”, perché trentadue per cento fu la percentuale dei votanti favorevoli alla richiesta referendaria del Movimento per la Vita. Adesso l’ azione deve proseguire a servizio della vita e della maternità; occorre rafforzare le ragioni dell’ accoglienza e motivare l’ impegno futuro. L’ esperienza degli altri Paesi europei mostra che il tema dell’ aborto anche laddove le leggi sono più datate, non è mai un capitolo chiuso ma una ferita aperta. La legalizzazione dell’ aborto è accompagnata dall’ “inquietudine”: ricorsi alle Corti costituzionali, referendum popolari, revisioni legislative, sono una conferma. La stessa menzogna con cui viene sdoganata la mentalità abortista, la fuga dalla verità, o almeno dalla ricerca di essa, l’ irrilevanza del dubbio, i silenzi, le censure, gli imbarazzi, e anche certi toni aggressivi, possono essere interpretati come spia di questa “inquietudine”. E allora bisogna continuare a lavorare, a seminare per “costringere l’ aurora a nascere”.

Fonte: Maria CASINI | FamigliaCristiana.it

 

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