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Giovani innovativi e responsabili

Incontro all’Università Cattolica di Milano

«Innovativi, responsabili e consapevoli»: è il profilo ideale di come dovrebbero essere i giovani per potere «agire in modo efficace nel mondo futuro». Lo ha tracciato l’arcivescovo Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, intervenendo alla consultazione internazionale svoltasi dal 30 al 31 gennaio all’Università cattolica di Milano, su iniziativa della fondazione “Centesimus annus pro Pontifice” e dell’ateneo ambrosiano.

Tema dei lavori: l’approfondimento delle modalità con cui l’educazione e la formazione possono contribuire a costruire un’economia dal volto umano. E proprio sulle «Sfide educative e formative» per «preparare le giovani generazioni per il futuro» si è soffermato monsignor Zani, individuando tre punti chiave. Anzitutto, ha esordito, «l’istruzione deve preparare i giovani a impegnarsi ad agire nel mondo attraverso un approccio più attivo e dinamico». Perciò servono «processi formativi più improntati alla trasformazione, in cui vengano rafforzati immaginazione, curiosità intellettuale, costanza di impegno, collaborazione, resilienza e autodisciplina». In seconda istanza, «la realtà sempre più complessa impone la necessità di educare a sapersi confrontare con tensioni, dilemmi e negoziati. In questa società le soluzioni ai problemi — ha chiarito il presule — nasceranno dalla capacità di ricercare equilibri tra equità e libertà, autonomia e solidarietà, innovazione e continuità, efficienza e rispetto delle regole democratiche». Infine occorre formare i giovani alla responsabilità, ha chiosato il relatore, preparandoli a «considerare le conseguenze delle proprie azioni, a un senso di responsabilità, di maturità morale e intellettuale». Poiché, ha proseguito, «viviamo un tempo in cui occorre ripensare la parabola educativa e i “saperi” in termini di alterità e di solidarietà, e anche attraverso l’introduzione di nuovi modelli, andando al di là di una semplice organizzazione metodologica dei processi formativi, basandosi su una vera e propria “rifondazione antropologica”». Ecco allora l’importanza di «un’educazione solidale e umanizzata» che non si limiti «a elargire un servizio formativo, sia pure di grande qualità», ma che si occupi «dei risultati, nel quadro complessivo delle attitudini personali, morali e sociali dei partecipanti al processo educativo».

Tra i relatori, la presidente della fondazione Centesimus annus, Anna Maria Tarantola, l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il rettore della Cattolica, Franco Anelli e l’arcivescovo Nunzio Galantino, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa). Per quest’ultimo, consentire a tutti l’accesso a un’educazione ben costruita rappresenta «un potente motore per ridurre la povertà e l’esclusione. Lo è in particolare nel contesto attuale dove le conoscenze richieste sono mutate radicalmente e continuano a evolvere e ai giovani si richiede di essere flessibili, innovativi e responsabili». Nella consapevolezza, ha aggiunto il presidente dell’Apsa, «che la povertà cognitiva è destinata a trasformarsi in povertà economica e sociale». Di qui la necessità di «cambiare paradigma». Perché, ha concluso monsignor Galantino rilanciando la Laudato si’ di Papa Francesco, l’educazione è tra i «fattori che portano alla felicità insieme con il reddito, la salute, la libertà di iniziativa, l’assenza di corruzione, la qualità delle relazioni e la gratuità».

Gli ha fatto eco monsignor Delpini secondo il quale «il tema in discussione dà la percezione di un’emergenza: le competenze acquisite nella formazione universitaria — ha detto — rischiano di essere una merce in vendita al miglior offerente che le compra solo perché funzionali al profitto e al potere». Per questo, ha continuato l’arcivescovo di Milano, bisogna che negli atenei «si promuova non solo competenza ma anche educazione». Secondo il rettore Anelli infine, «negli ultimi decenni le università sono diventate traino dei processi di conoscenza e delle evoluzioni tecnologiche. Abbiamo — ha spiegato — due temi di scenario proposti dal Santo Padre: anzitutto creare un nuovo modello conoscitivo; il secondo è quello della digitalizzazione, che sta cambiando i concetti basilari. Di fronte a tutto questo occorre interrogarsi se le università cattoliche siano in grado di essere voci originali dotate della forza di elaborare proposte concrete per rispondere alle nuove sfide educative».

Fonte: OsservatoreRomano.va

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