Sopra La Notizia

Specola Vaticana concilia mondo ecclesiale e quello scientifico

“E quindi uscimmo a riveder le stelle” cita Dante nel celebre verso che chiude l’ultimo canto dell’Inferno per descrivere la missione dell’astronomia di “restituire agli uomini la giusta dimensione di creature piccole e fragili davanti allo scenario incommensurabile di miliardi e miliardi di galassie” secondo Padre Funes, ex-direttore della Specola Vaticana. Di questi temi si è discusso alla presentazione a Roma del libro “La Specola Vaticana” di Maria Rosaria Buffetti.

È uno degli osservatori astronomici più antichi del mondo. La Specola Vaticana, istituto di ricerca della Santa Sede, mosse i primi passi alla fine del ‘500 ed oggi è affidata ai Gesuiti che conducono la propria attività scientifica nel centro principale, a Castelgandolfo e in Arizona, grazie al telescopio costruito sul Monte Graham. La sua storia, in particolare quella degli ultimi decenni, è raccontata nel libro “La Specola Vaticana”, curato da Maria Rosati Buffetti. Ce ne parla padre Gabriele Gionti, cosmologo dell’Osservatorio Vaticano:

“La Specola Vaticana è nata nel 1891, lo stesso anno in cui venne pubblicata l’Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. È stata fondata per dimostrare che la Chiesa non era contro la scienza, in un momento in cui imperversava nel mondo il modernismo; c’erano degli ambienti scientifici molto ostili alla Chiesa che era vista  come retrograda. La Specola Vaticana nasce quindi nel 1891 grazie a padre Francesco Denza, barnabita, allievo di un famoso astronomo gesuita, padre Angelo Secchi, considerato il fondatore dell’astrofisica moderna perché fu il primo a proporre una classificazione stellare in base agli spettri – quindi alla scomposizione della luce che proveniva dalle stelle – e non solo in base all’intensità luminosa. Padre Francesco Denza suggerì a Leone XIII di fondare un nuovo osservatorio astronomico perché la Santa Sede con l’unità d’Italia aveva perso tutti gli osservatori astronomici a sua disposizione. Leone XIII accettò e fondò questa Specola Vaticana con sede in Vaticano. La Specola iniziò ad occuparsi di un progetto molto importante: la mappatura fotografica del cielo, iniziata tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Il progetto si concluse nel 1952. Nel frattempo la Specola Vaticana ha vissuto diverse vicissitudini. A causa dell’inquinamento luminoso è stata trasferita dal Vaticano, sua sede originaria, a Castelgandolfo e a Tucson, in Arizona”.

Papa Leone XIII fondò la Specola per dimostrare che la Chiesa non era contro la scienza ma promuoveva una scienza “vera e solida”, secondo le sue stesse parole. La Specola, nata con uno scopo apologetico, è divenuta parte del dialogo della Chiesa col mondo e lo studio delle leggi del cosmo avvicina a Dio. Ascoltiamo ancora padre Gionti:

“La Specola è nata con lo scopo di conciliare il mondo della Chiesa con quello della scienza. I membri della Specola Vaticana  sono scienziati che lavorano come gli altri, quindi pubblicano su riviste internazionali, partecipano a congressi internazionali e al grande dibattito della società degli astronomi e cosmologi. Questa dicotomia in contrapposizione – scienza e fede – in realtà non esiste perché si può essere dei bravi scienziati. Attraverso la re-investigazione scientifica e la ricerca, si cerca di arrivare a Dio; attraverso l’armonia che esiste nell’universo, le legge scientifiche, si riesce a risalire a questa bellezza che ci parla di un Dio creatore di questa armonia”.

La Specola collabora con altri istituti di ricerca internazionali. Del sodalizio con il Cern di Ginevra ci parla Simonetta Gentile, docente di Fisica all’Università La Sapienza e studiosa nello stesso Cern:

“Quella con il Texas è l’albore di una grande collaborazione che potrà poi estendersi ad altri osservatori; è la via giusta. Qui, alla Specola che cosa si può fare? Si può eseguire l’analisi dati ed educare dei giovani che per un certo periodo vengono mandati fuori, in modo che quando rientrano possono fare del lavoro a casa. Il lavoro preparatorio agli esperimenti, il lavoro di analisi dati che si può fare tranquillamente ovunque purché siano presenti un ambiente e un dibattito culturale scientificamente elevato”.

“Fede e ragione sono le due ali con cui si eleva lo spirito umano” dissero sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI. Ci possono essere tensioni ma non c’è contraddizione tra quello che noi sappiamo attraverso la fede e quello che apprendiamo attraverso la scienza.

Fonte: RadioVaticana

Newsletter

Ogni giorno riceverai i nuovi articoli del nostro sito comodamente sulla tua posta elettronica.

Contatti

Sopra la Notizia

Tele Liguria Sud

Piazzale Giovanni XXIII
19121 La Spezia
info@sopralanotizia.it

Powered by


EL Informatica & Multimedia