“Le parole del direttore sanitario dell’ospedale Cannizzaro di Catania sgombrano il campo da ogni tentativo di criminalizzare l’obiezione di coscienza, che con il tragico decesso della donna catanese non c’entra nulla”. Lo ha affermato Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita italiano (Mpv), aprendo nel pomeriggio, a Bibione, il 10° workshop delle case d’accoglienza per gestanti in difficoltà che anticipa il 36° convegno nazionale dei Centri di aiuto alla vita, in programma da domani, sempre nella cittadina veneta. Per Gigli, “è in atto una delegittimazione dell’obiezione di coscienza” perché “in molte aziende sanitarie gli obiettori sono già discriminati nell’accesso alla professione”. “Il giorno in cui l’obiezione di coscienza fosse impedita ci accorgeremmo di essere in una società meno democratica”, ha aggiunto il presidente di Mpv, secondo cui “l’obiezione di coscienza vale quando si intende sopprimere una vita umana con l’interruzione volontaria di gravidanza e non quando è in pericolo la vita della donna per complicazioni della gravidanza”. “Nel caso, per fortuna raro, del conflitto ‘vita contro vita’ – ha proseguito – anche la Chiesa non ha mai imposto scelte eroiche, al punto che quando questo eroismo c’è stato è finito talora sugli altari, come per Santa Gianna Beretta Molla”.

Donna morta dopo aborto: Gigli (Mpv), “in atto una delegittimazione dell’obiezione di coscienza”
— 20 Ottobre 2016 — pubblicato da Redazione. —Articoli Correlati
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VITA – L’aborto e quel manifesto offuscato a Reggio Calabria
17 Febbraio 2021 -
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