Genova, 18 settembre 2016. Congresso Eucaristico Nazionale. La Messa conclusiva.

Oggi c’è una “fame dell’anima” per cui “le parole non bastano più”. L’unico modo di saziarla è “uscire per andare incontro ad ogni uomo”, partendo dal dono dell’Eucaristia come “principio e forza di un modo nuovo di stare nel mondo”. Dal palco di piazzale Kennedy, affacciato sul mare, di fronte ad una platea di 15mila persone – i circa mille convegnisti e i fedeli accorsi a Genova da tutta la Liguria nonostante le previsioni meteo non proprio favorevoli, poi smentite da un sole caldo – il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, presidente della Cei e inviato speciale del Papa per il 26° Congresso eucaristico, ha concluso le quattro giornate che hanno fatto della città della Lanterna la “capitale spirituale” d’Italia tracciando un identikit di Chiesa all’insegna della missionarietà e della misericordia. Ma soprattutto dell’appartenenza concreta e vitale ad un “popolo” che sale sulla stessa barca – quella arrivata il giorno prima dal mare, per la suggestiva adorazione eucaristica al Porto Antico – perché riconosce la signoria di un unico re: Gesù Cristo, il pane vivo sceso dal cielo. E ne fa un “timbro” che marchia a fuoco tutta la vita.

Da Genova, Bagnasco stila “un preciso mandato missionario”. Destinatari, in primo luogo, i giovani, le famiglie e i “diseredati della vita”. E al nostro “amato Paese” dice: “Insieme con voi ci sentiamo pellegrini verso casa”.

Anche nella Messa finale, come in quella di apertura in piazza Matteotti e durante l’adorazione eucaristica al Porto Antico, il primo pensiero è alle vittime del terremoto, a cui il presidente della Cei esprime  a nome di tutta la Chiesa italiana “vicinanza fraterna”: è a loro che sono destinate le offerte della Messa. Altro frutto del Congresso eucaristico è l’opera-segno dedicata alle persone senza fissa dimora, per le quali in città verranno realizzati altri due dormitori dove gli ospiti potranno trovare la cena, il riposo per la notte e la prima colazione.

Ad abbassare l’età media sono molti i giovani presenti in zona Fiera. Non solo accanto alle delegazioni delle 150 diocesi rappresentate, ai genovesi e ai liguri, alla processione delle Confraternite – in testa la Madonna della Guardia – con i “Cristi” di legno, argento ed oro, ma anche affacciati alle cancellate esterne: anche per loro viene distribuita la Comunione. C’è chi ha con sé lo zaino o il tappetino per sedersi, “trofei” della serata passata ieri con il cardinale in piazza Matteotti, per l’annuncio della “missione dei giovani ai giovani” promossa dalla diocesi, che partirà in autunno. Eloquente il titolo: “Gioia piena”.

Al termine della celebrazione eucaristica, mentre piazzale Kennedy inizia a svuotarsi, il cardinale Bagnasco affida ad alcuni giornalisti dei media Cei una sintesi del Cen che suona come un viatico.

“E’ bello ed è necessario stare insieme, camminare insieme: non come isole, ma come mondi capaci di andare incontro agli uomini e di alimentare la speranza, perseguendo obiettivi comuni, non opinioni personali”.

E il pensiero corre subito ad Assisi, dove domani Papa Francesco parteciperà all’incontro per la pace che segue di 30 anni l’analogo e storico incontro convocato da san Giovanni Paolo II nella città di San Francesco. Il Papa vuole che il 20 settembre sia vissuto come una Giornata mondiale di preghiera per la pace: “Oggi più che mai abbiamo bisogno di pace in questa guerra che è dappertutto nel mondo”. Lo ha chiesto durante l’Angelus che i partecipanti al Cen hanno seguito dai maxischermi a conclusione della Messa nell’area fieristica. La Chiesa italiana è pronta: diocesi, parrocchie, associazioni, singoli fedeli sono stati già allertati, assicura il presidente della Cei.

Da Genova ad Assisi: ognuno può fare la sua parte, ha detto Francesco dalla finestra del palazzo apostolico.

Siamo tutti “piccole anfore”,

le parole dell’omelia della Messa di apertura del Cen a piazza Matteotti. Ma la capienza di ognuna di esse può risultare decisiva. Tornano alla memoria le parole pronunciate a braccio la sera del 17 settembre, al termine della processione eucaristica che dal mare ha riportato il Santissimo sulla terraferma, con la cassa argentea portata a spalla dai lavoratori che ha varcato insieme ai vescovi e alle delegazioni la Porta Santa della cattedrale di San Lorenzo:

“Abbiamo visto e incontrato il Signore nel nostro popolo, nella nostra Chiesa, nel volto della nostra gente. Abbiamo intensamente pregato e sperato perché il Congresso eucaristico non fosse soltanto un programma da svolgere, con date e appuntamenti, ma un evento da vivere, cioè un incontro con Gesù”. Di qui il “grazie” del cardinale a tutti i partecipanti al Cen, per “una presenza che non solo onora la nostra Chiesa ma rende bella la Chiesa in Italia e incoraggia il cammino delle nostre comunità”.

Durante la diretta di “A sua immagine”, dallo stesso palco della Messa in Fiera, Bagnasco rilancia: la mèta del Congresso eucaristico è

“andare oltre il mare per incontrare gli altri, ma senza dimenticare il mare di casa, il nostro Paese, per tessere quel tessuto sociale che non deve assolutamente sfaldarsi e di cui abbiamo bisogno”.

Navigare su due mari comporta la capacità di “diventare dissidenti” nei confronti della cultura dominante, e di “dire che il re è nudo”.

Fonte: Agensir

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