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Quando al diavolo spuntarono le corna

Un saggio ricostruisce l’invenzione di immagini, nomi e simboli usati nella storia per raffigurare l’Avversario. Dalle radici bibliche e greche fino all’esoterismo

Il Male, afferma il Catechismo della Chiesa cattolica, «non è un’astrazione; indica invece una persona: Satana, il Maligno, l’angelo che si oppone a Dio. Il “diavolo” ”dia-bolos”, colui che “si getta di traverso” è colui che “vuole ostacolare” il Disegno di Dio e la sua “opera di salvezza” compiuta in Cristo».
Chi ha inventato l’immagine del Diavolo e i suoi simboli? Come e perché? In questo libro ampiamente documentato – Il Male in Persona. Nomi, immagini e simboli del Diavolo (Mimesis, pagine 156, euro15,00) – Teodoro Brescia, studioso di Antropologia dei simboli, in particolare di Filosofia e simbologia ermetica, ci offre una serie di risposte e di analisi, che attingono al mondo dell’esoterismo, dell’alchimia, dell’astrologia. Si chiede con Nietzsche: «Credete dunque che le scienze sarebbero nate se non le avessero precedute i maghi, gli alchimisti, gli astrologhi e le streghe?».
Anche il vaticanista Vittorio Messori nel suo Emporio cattolico ammette che «l’interrogazione sapienziale degli astri lega tra loro praticamente tutti i popoli, tutte le religioni, tutte le epoche. Africa, Asia, America precolombiana, mondo islamico, buddhista, confuciano, animista, induista, taoista. Non c’è tradizione che ignori quell’arte o conoscenza che fu dei magi, una prospettiva condivisa in modo universale». I Magi studiavano le leggi universali del mondo, erano alla ricerca della sofia (sapienza), pietra filosofale, alchimia, gnosi, prisca teologia, filosofia perenne.
Con rigore scientifico, equidistante sia dall’ingenua credulità sia dall’arido scetticismo, l’autore studia le origini e l’evoluzione storica della costruzione dell’immagine del Diavolo. Si tratta di un’immagine doppia: una caprina, l’altra mefistotelica. Si tratta del «demone capro con le corna (spesso anche taurine o solo accennate, così da risultare ambivalenti), le ali di drago/pipistrello e/o la coda a punta triangolare di drago/scorpione e un tridente». Si dimostra l’analogia fra nomi, immagini e simboli astrologici e nomi, immagini e simboli attribuiti nel tempo al Demonio. I termini dèmone e demònio sono sinonimi di “entità sovraumana”. Si pensi a Socrate che invitava a ricercare il proprio dèmone (la natura più profonda di se stesso). Per Brescia tali termini sono legati alla tradizione magica (bianca e nera) e «verranno connotati nella dottrina cristiana di un’accezione negativa. Solo in base al suo operato, un dèmone viene definito satàn (nemico, tentatore, ingannatore, calunniatore) o diàbolos (colui che divide)».
La prima raffigurazione del male incarnato, nella Bibbia, è «il serpente (…) la più astuta di tutte le bestie selvatiche» (Gn 3,1). In astrologia, il Serpente è la costellazione che avvolge Ofiuco, identificato nel mito con Esculapio (o Asclepio), semidio poi dio della medicina, che ha ricevuto da Atena, dea della guerra e della sapienza (che usa l’elmo frigio dei Magi), il dono appunto della sapienza e alcuni poteri magici. Il bastone di Esculapio, suo simbolo, è una verga con serpente attorcigliato. La versione a doppio serpente è il caduceo, simbolo del dio Hermes, da cui, come annota l’Autore, ermetismo, Ermete, Corpus Hermeticum… la tradizione magica. Hermes, Mercurio per i romani, messaggero (anghelos in greco) degli dèi, accompagnava le ombre dei morti nell’Erebo e perciò era chiamato Psicopompos.
Nell’Apocalisse di Giovanni il drago è associato al serpente: «Un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna» (12, 3); «il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli» (12,9). È nota la lotta fra l’arcangelo Michele e poi, nell’iconografia successiva, di san Giorgio e il drago.Il serpente e il drago sono archetipi antichissimi della tradizione ermetica.
Con la ricostruzione storica dei nomi, immagini e simboli del Diavolo l’Autore rivisita la tradizione dei Magi, in primis la loro astrologia, e rende giustizia alla scomparsa del “peso della tradizione iniziatica” nella narrazione collettiva.
Fonte: Enrico Bellino | Avvenire.it 

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