«La pandemia? Una prova generale di dittatura, sono stata emarginata per averlo denunciato»; «Tornare al Decalogo, fondamento della società civile»; «La tolleranza come parola-mosca per avere il controllo sull’uomo». «E la perdita di uno sguardo sul Cielo perché siamo chinati sugli smartphone». Susanna Tamaro a tutto campo parla del suo nuovo libro “La via del cuore”.
Anni e anni a cercare il senso della vita e poi scoprire che bastava tornare al Decalogo. Susanna Tamaro ha il raro dono di osservare da naturalista qual è la realtà e di applicarne le sue meccaniche come similitudini per la vita dell’uomo. E il fatto che sia la scrittrice italiana più venduta (il suo Va dove ti porta il cuore ha venduto più di 15 milioni di copie in tutto il mondo) la aiuta a osservare e mettere in forma scritta pensieri complessi che diventano semplici. Come accade nel suo ultimo libro La via del cuore, per ritrovare il senso della vita (Solferino). Un libro scomodo e profondo, nel quale la crisi dell’umanità viene radiografata alla luce di misteri profondi quasi a correggerne una rotta ormai segnata verso la sua autodistruzione.
La scrittrice in questa intervista alla Nuova Bussola Quotidiana utilizza una metafora presa dalla natura e inserita a pagina 147: «Una società senza un Cielo verso cui tendere si trasforma ben presto in una società erratica, simile a quella dei grandi mammiferi erbivori che si spostano in grandi branchi alla ricerca del cibo migliore. Si bruca un po’ qui, si bruca un po’ là, secondo la necessità».
E il Cielo che cos’è?
Aver cancellato Dio dai nostri pensieri ci ha messo improvvisamente fuori dal tempo e mettersi fuori dal tempo significa mettersi fuori dal mistero dell’esistenza. I miei studi di scienze naturali mi hanno portato ad essere una osservatrice del vivente, io leggo tutto in questa dimensione, mi ha sempre colpito come i darwinisti fanatici in realtà sganciano l’uomo dal suo sviluppo evolutivo.
E qual è il nostro sviluppo evolutivo?
A differenza di tutti gli animali nasciamo, ci riproduciamo, ma noi abbiamo in più la domanda.
Che domanda?
La domanda di senso. Cancellata la dimensione della domanda, l’uomo è un disperato che ha sempre qualcosa di inespresso nel cuore. Io vengo da una famiglia super atea, ma a scuola facevamo le preghiere e l’angelo custode entrava nella nostra vita facendoci scoprire che c’era un altro mondo accanto al mio. Ora, pensiamo al lavaggio del cervello che viene fatto ai bambini: anche il solo togliere l’angelo custode dalla loro prospettiva significa togliergli l’infinito e quindi ucciderli.
Nel libro non pensa solo ai bambini. Alle donne ad esempio, a proposito dell’utero in affitto parla di “schiavismo gestazionale” …
Anche solo 20 anni fa questa pratica avrebbe fatto gridare all’orrore, ora nessuno si accorge più che nel momento in cui la persona diventa una cosa si può fare tutto, una follia criminale mai vista. In Inghilterra si può praticare l’aborto a 8 mesi e tutti tacciono, anche la Chiesa. Nessuno si ribella perché la libertà della donna è diventata la chiave d’accesso.
È curioso che il padre dell’inseminazione artificiale, Ivanov, abbia potuto sperimentare le sue tecniche in Unione Sovietica. E noi adesso facciamo lo stesso con l’utero in affitto. Là c’era una dittatura, qua invece c’è la democrazia. Eppure…
Perché è uguale l’idea di manomettere l’uomo. Ho letto il vostro articolo su Siska, questa ragazza giovanissima che chiede il suicidio assistito perché depressa. A questo si aggiunge il livello di malattie mentali nei bambini che porta al suicidio. Ma, dico io: quando una specie si suicida arriva al capolinea, in natura nessun cucciolo si suicida, perché la vita ama la vita. Tutti invece accettano supinamente senza farsi una domanda, alla base di questo c’è il timore di avere scocciature nella vita. Un parente che si ammala è una montagna russa di scocciature, eppure la vita è anche farsi carico di questo. Invece noi non vogliamo scocciature.
Però siamo diventati campioni di tolleranza. Nel libro dedica un capitolo apposito a questa nuova parola magica…
Il libro è un campionario di sopravvivenza e la tolleranza è una parola-mosca che mi perseguita. Io tollero che il mio cane anziano faccia pipì in casa, ma se io avessi un cane giovane non lo tollererei: la tolleranza è un sentimento che appartiene alle democrazie avanzate, una confusione etica. Tu tolleri perché sei superiore. Ma noi siamo esseri umani, Gesù infatti, e non è un caso, non parla mai di tolleranza. I bambini guardano pornografia e le bambine sono vittime di questo, ma tu devi tollerare. E questo porta con sé la tolleranza che vediamo nell’educazione sessuale a scuola, dove si arriva a svilire l’intimità della persona. Ma questa è la tecnica preferita delle dittature, che hanno cominciato in questo modo ad avere il controllo sull’uomo. E così anche nei modelli che vengono imposti: se vuoi essere una ragazza di successo devi privarti del tuo volto, della tua unicità, devi essere omologata. Ma così tante ragazze vengono defraudate della loro identità e il loro volto manipolato perché deve essere omologato a quello delle altre.
Ad un certo punto lei scrive: “La persona non esiste più. Al suo posto è sorto l’individuo. Tanto la persona era immersa nella complessità, altrettanto l’individuo è come un calesse tirato da cavalli impazziti: va di qua e di là in modo confuso seguendo le vie che gli vengono insufflate e che scambia per libertà”. Individuo e persona, dunque, non sono sinonimi…
La persona ti mette davanti al mistero e al timore. Io vivo in Umbria da parecchi anni ormai, e vivo nella natura e ti rendi conto che siamo inseriti in un progetto molto più grande di noi, del quale avere timore. Non puoi controllarlo come vorrebbe la scienza neopositivista. L’individuo invece si può controllare.
Timore di che cosa?
Il timore del mistero.
Perché ad un certo punto tira in ballo il Decalogo? Ma come? Anni e anni di analisi e elucubrazioni e poi alla fine si torna al vecchio Decalogo?
Perché il Decalogo è il fondamento della società civile e dice che ognuno di noi è responsabile davanti a una legge che è scritta nel nostro cuore. Poi ci sono le beatitudini che completano, perché con Gesù Cristo la fede completa il tutto. Ma nel Decalogo c’è già tutto dal punto di vista evolutivo ed etologico. Noi abbiamo una storia evolutiva, noi siamo diversi dalle scimmie. Tutti dimenticano che l’uomo è una complessità fisica, ha questa storia alle spalle che va conosciuta. Oggi invece l’uomo è ormai un ideale ideologico. Così è utile alle dittature.
Qual è il comandamento più trascurato?
Tutti direi, ma il “non uccidere” è soprattutto l’odio per la vita. Una società che odia la vita odia la memoria e la tradizione. Odia il fatto che tu devi sempre scegliere e rinunciare ed è solo con il Decalogo che la vita diventa intoccabile. E poi se pensiamo a “non avrai altro Dio all’infuori di Me”… oggi siamo invasi dal cosiddetto supermarket delle fedi.
Torniamo al Cielo di cui si parlava all’inizio…
Siamo fatti per essere eretti e guardare il Cielo, ma abbiamo smesso di guardarlo. Io ho praticato per 40 anni arti marziali, ho lavorato tanto sul corpo, ma i bambini oggi sono ricurvi sui loro smartphone, la perdita di motricità li sta impoverendo anche dal punto di vista neurologico. Non si arrampicano più sugli alberi, significa che una parte fondamentale di loro sta morendo e diventano sempre più fragili.
Lei ha denunciato la follia della pandemia nel libro “Tornare umani”. Quanto l’è costato?
Moltissimo, ma non potevo non farlo, ho scritto che la manipolazione delle menti, il loro lavaggio del cervello è stato fatto tramite la paura della morte con irrazionalità.
Ad esempio?
Una cosa piccola, ma significativa: non riesco ancora a capacitarmi del fatto che hanno chiuso tutta l’Italia, persino a Filicudi che è un’isola sperduta nel Mediterraneo. È evidente che il criterio non era geografico, ma solo per spargere il terrore ovunque. Così dalla mia campagna ho dovuto scrivere: ero stanca morta. E nell’ultimo capitolo affronto il coraggio di chi si oppose al nazismo ed ebbe il coraggio di dire no. Ecco, ci voleva più coraggio nel dire no.
E l’ha pagato?
Certo, c’è stata una emarginazione silenziosa. Io sono persino vaccinata perché sono molto esposta all’enfisema polmonare. In compenso mi sono beccata della “no vax” da persone incapaci di guardare la realtà.
Come i danneggiati da vaccino, che si sono vaccinati e ora vengono additati come “no vax”…
Esatto. Sono amica di Federica (Federica Angelini, fondatrice del Comitato danneggiati da vaccino Ascoltami ndr.) e conosco la loro drammatica realtà. Hanno pagato un prezzo altissimo in quella che è stata una prova generale di controllo delle menti e di silenziamento delle teste pensanti. Assieme ai morti di covid non curati sono le vittime principali di questo “omismo” che esalta la scienza come potere assoluto.
Lei parla di prove generali. Ma di che cosa?
Di una dittatura che, come diceva Romano Guardini, è una conseguenza dell’esercizio del potere. Cioè “la possibilità di penetrare dentro l’atomo umano, nella personalità”. Così il potere diventa assoluto con conseguenze tragiche. Ho letto ad esempio l’intervista che avete fatto a Frederic Baldan. Sono rimasta choccata. Sono corsa ad ordinare il suo libro, non posso non pensare che il modello cinese si stia riproducendo anche qui in Europa. Anche questa è una prova generale di una dittatura.
A proposito di Cina, ha seguito il tour in Italia di Sebastian Lai, il figlio di Jimmy Lai?
Conosco la storia di Jimmy Lai perché la mia famiglia ha vissuto ad Hong Kong. È un grande testimone del nostro tempo, è uno di quelli che ha avuto il coraggio di dire “no”. E la sua dimensione cristiana lo aiuta nel sopportare questa privazione terribile della libertà e fa di lui un martire.
Anche se non versa il sangue?
Sono una grande ammiratrice del cardinal Van Thuan, che come Jimmy, da cristiano è sopravvissuto in quelle condizioni testimoniando la fede in Cristo. Se il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, credo che lo debba essere anche il cosiddetto “martirio bianco”, quello per cui si è testimoni non in ragione del sangue versato, ma dell’elevato prezzo di libertà che si è pagato per la fede. Ma questo è un concetto che la gerarchia, così fluttuante e instabile, ancora non ha assimilato.
Veniamo al cuore, che dà il titolo al libro. Non è un po’ sdolcinato?
Tutt’altro. Nel cuore c’è la voce di Dio, c’è il progetto della tua vita. Il nostro cervello è prigioniero di una scatola, la scatola cranica, non può vibrare in sintonia con l’universo. Il cuore invece è libero e vibra con tutto ciò che riflette l’amore, la cancellazione del cuore, la sua offesa, infatti, è un piano persecutorio perseguito con caparbietà. Lo vediamo con l’aborto: secondo lei per quale motivo il potere si sta opponendo in tutti i modi nel permettere alle donne di ascoltare il battito cardiaco del feto? Perché solo così senti che c’è qualcosa che ti sovrasta. Questo si detesta, cancellando il mistero dell’origine.