I patriarchi di Gerusalemme – Pizzaballa, cattolico; Teofilo III, greco-ortodosso – annunciano che le comunità cristiane non evacueranno da Gaza City
Una scelta pragmatica prima che simbolica: la comunità cristiana che assiste da anni ormai la popolazione civile palestinese (non solo i propri fedeli ma anche di altre confessioni religiose, ndr) ha deciso di non evacuare la Striscia di Gaza, non rispondendo così all’invito-imposto del Governo di Israele in merito al piano di occupazione avviato in questi giorni. Lo comunicano i due Patriarchi di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa per il Patriarcato Latino e Teofilo II per il Patriarcato Greco Ortodosso: «clero e suore rimarranno a Gaza City prendendosi cura di tutti», non vi sarà dunque alcuna evacuazione.
Come dicevamo, una scelta prima di tutto pratica in quanto vi sono molti feriti e persone comunque malnutrite dalla difficile situazione che alberga la Striscia da ormai svariati mesi: l’idea dunque della comunità cristiana è che almeno per il momento non vi sia alcuna evacuazione, in quanto tra i tanti che hanno trovato rifugio all’interno delle due realtà di Gaza City (la parrocchia cattolica della Sacra Famiglia e il complesso greco-ortodosso di San Porfirio) «sono indeboliti e malnutriti». Spostarli verso il Sud della Striscia, come intimato dalle forze militari IDF, «equivarrebbe a una condanna a morte».
Per questo motivo le suore Missionarie della Carità, i sacerdoti e i volontari presenti nelle due chiese cristiane hanno deciso di mantenere la propria permanenza a Gaza City «prendendosi cura di tutti coloro che si troveranno nei due complessi». Secondo ancora la nota congiunta dei due Patriarchi Pizzaballa e Teofilo III, lo scenario attuale in Medio Oriente e all’interno della Striscia è drammatico, con pesanti bombardamenti e con lo scenario della fame che incombe. I cristiani sottolineano come sarà una decisione per tutti i cittadini civili quella di rimanere o evacuare, e tale scelta rimarrà secondo loro coscienza: ciò che è certo è che il messaggio inviato dai due Patriarcati è di una sfida diretta all’ordine impartito dal Governo Netanyahu.
L’APPELLO DI PACE DEL PAPA E LE PROSSIME “MOSSE” DELLA CHIESA IN MEDIO ORIENTE
Quello che potrà accedere d’ora in poi all’interno della Striscia di Gaza è imponderabile ma le premesse per un disastro umanitario ci sono tutte purtroppo, con i civili sopratutto intrappolati nella morsa degli attacchi di Israele e delle condizioni generate da Hamas per un buon decennio (fino all’attacco terroristico del 7 ottobre 2023): l’appello di Pizzaballa e Teofilo III alla comunità internazionale è di farsi carico delle parole di Papa Leone XIV, il quale appena pochi giorni fa sottolineava che nessun popolo può essere costretto ad un esilio forzato, «devono essere rispettati dai potenti nella loro identità e nei loro diritti».
Per i due Patirarcati, cattolico e ortodosso, la via intrapresa in questa estate dallo Stato ebraico è sbagliata e «senza alcuna ragione che giustifichi» un attacco e uno sfollamento «deliberato»: inoltre, la guerra resta insensata all’interno del Medio Oriente, con condizioni drammatiche per tutti e nell’inezia di una comunità internazionale che torna ad essere “sfidata” dale realtà locali, Chiesa Cattolica compresa, per poter finalmente porre fine alla guerra distruttiva a Gaza.
La preghiera del cardinale Pizzzzballa e del Patriarca Teofilo III è rivolta ala conversione dei cuori di tutti gli attori in gioco, per le vittime quotidiane e perché «gli ostaggi israeliani possano ritornare a casa»: una conversione che possa seguire i «sentieri della giustizia e della vita», tanto a Gaza quanto nel resto della Terra Santa.
Dopo i morti di ieri per “l’errore tragico” (così definito dal Premier Netanyahu, che ha avviato una commissione d’inchiesta sul raid) sull’ospedale Nasser di Khan Yunis, oggi le fonti di Hamas ad Al Jazeera parlano di altri 27 morti nei raid di Israele all’alba in due diversi punti della Striscia. Al netto della diffidenza con cui occorre prendere per buono le notizie filtrate dalla sigla terrorista, resta uno scenario di assoluto dramma per la stragrande maggioranza della popolazione civile che con la guerra non vede altro che morte e distruzione.
Fonte: Niccolò Magnani | IlSussidiario.net