Sopra La Notizia

Di Pietro: i Pm trovino chi ha rubato ma non decidano loro lo sviluppo della città

Antonio Di Pietro e l’inchiesta di Milano: gli interessi personali, se leciti, non vanno perseguiti. Come sviluppare la città non lo decide la Procura

Alla Procura non spetta stabilire quale debba essere il piano di sviluppo della città, ma individuare fatti specifici nei quali qualcuno eventualmente ha ottenuto illecitamente dei vantaggi. E anche le consulenze attraverso le quali potrebbe essersi realizzata la corruzione vanno valutate senza fare di ogni erba un fascio.

Antonio Di Pietro, ex magistrato ed ex ministro (Lavori pubblici e Infrastrutture) in due governi Prodi, vede così l’inchiesta della Procura di Milano sullo sviluppo urbanistico della città sotto la giunta guidata dal sindaco Beppe Sala. Non va confuso il piano giudiziario con quello politico: va isolato il crimine, ma senza per questo bloccare i piani per il futuro della città.

Intanto gli indagati sono sfilati davanti al gip. Sono comparsi l’ex assessore Giancarlo Tancredi, Manfredi Catella e Giuseppe Marinoni, alcuni si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

L’inchiesta di Milano è una storia che si ripete? Ci sono analogie con Mani Pulite?

Ogni epoca ha la sua storia, certamente erano gravi i fatti che scoprimmo con Mani Pulite e che definimmo col termine di Tangentopoli, intendendo una città ormai fermata dal sistema della tangente. Quella di oggi è una realtà diversa. In parte è sovrapponibile a quella inchiesta laddove dovessero emergere fatti concreti di spartizione di denaro frutto di corruzione. La vicenda attuale, tuttavia, riguarda più il modello di sviluppo di una moderna metropoli. Un modello che, ovviamente, non può decidere il magistrato, ma il cittadino attraverso la politica e coloro da cui viene rappresentato.

Cosa ci dobbiamo aspettare allora dall’inchiesta?

Ho un grande rispetto per la magistratura in generale e per la mia Procura di Milano, di cui ero e rimango innamorato. Ma aspetto di vedere in concreto quali sono i reati specifici attribuiti a ciascuno degli inquisiti, perché non può essere certamente un reato quello di aver previsto uno sviluppo della città verticale, mentre altri lo preferiscono orizzontale. Intendo dire che quando ci sono degli atti formali di approvazione, fino a che non viene dimostrato che siano truffaldini essi devono essere posti in essere.

Milano vive un momento delicato perché si rischia di confondere quello che è il modello di sviluppo della città e quelli che possono essere gli interessi personali dei protagonisti: se sono leciti, anche se producono un grande guadagno per qualcuno, non possono essere perseguiti.

Dunque parliamo di due inchieste diverse. 

Sono portato a non confonderle. L’inchiesta Mani Pulite riguardava fatti specifici, questa si è innestata nel processo evolutivo di un sistema metropolitano moderno, uno dei primi dieci al mondo. Intanto queste inchieste a strascico, a Milano come nelle Marche, una cosa positiva la stanno producendo: piano piano anche l’opinione pubblica comincia a convincersi che l’avviso di garanzia altro non è che uno strumento a disposizione della difesa dell’indagato, non una pre-condanna, tale da svergognare le persone e impedire loro di continuare a svolgere la propria attività.

Non si è dimesso Sala e neanche Matteo Ricci, candidato PD alla presidenza delle Marche, ha rinunciato a correre. Nel sistema politico e in quello dell’informazione l’avviso di garanzia non può essere visto come indizio di colpevolezza, ma come accertamento su fatti da verificare.

Quali sono, alla luce dei fatti finora emersi, i compiti del pm?

L’inchiesta non può mettere in discussione il modello di sviluppo della città, non compete al magistrato. Tutte le aggettivazioni nei provvedimenti finora emessi, anche i sequestri, dove si mette in discussione il modello di sviluppo, sono un’ultra petita. Il magistrato che indaga per corruzione deve solo stabilire chi ha dato e chi ha ricevuto. Deve considerare qual è l’atto e chiedersi qual è il vantaggio. Sala, prendendo le sue decisioni, sicuramente ha avvantaggiato qualcuno, cioè chi poi realizzerà certe costruzioni, ma dire che lo ha fatto per favorire una certa persona e non per lo sviluppo della città va dimostrato.

Su richiesta si stanno versando fiumi di inchiostro. Che cosa la colpisce di più sul piano politico mediatico? 

Mi amareggia constatare una cosa che sta avvenendo in questi giorni. Ci sono soggetti di centrodestra che, se viene indagato qualcuno di centrosinistra, ne chiedono le dimissioni. E lo stesso succede a parti invertite. Così come ricordo la sceneggiata della Schlein a Genova, ho presente la sceneggiata del Presidente del Senato La Russa in questi giorni. Sono fatti che minano la credibilità della politica, prese di posizione che sfruttano procedure ordinarie per prendere di mira una persona non perché si crede alla sua pericolosità sociale, ma semplicemente per ottenere un tornaconto. Questo modo di far politica mi sembra più una compravendita. Mi auguro che gli elettori non si facciano abbindolare.

Si ipotizza che la corruzione avvenga attraverso le consulenze. Così sarebbe cambiato il sistema rispetto a Tangentopoli?

Un effetto collaterale prodotto dall’inchiesta Mani Pulite è stato quello di aver ingegnerizzato la tangente. Ciò che prima era una banale mazzetta oggi è diventato una fattura per una consulenza, per incarichi, per prestazioni intellettuali, con situazioni in cui tutto è formalmente corretto: sulla tangente ci pago pure l’IVA. Ma non è detto che tutto ciò che è fatturato sia mazzetta: sta al giudice fare una distinzione.

Per costruire una Milano che possa competere con le maggiori aree metropolitane mondiali, da New York a Kuala Lumpur, da Los Angeles a Parigi e a Londra, ci vogliono gli archistar, soluzioni innovative, che costano e vanno chieste a chi ha le competenze giuste. Se è vero che c’è stata l’ingegnerizzazione della tangente, è anche vero che non tutto ciò che viene fatturato da chi contribuisce a realizzare nuove strutture rientra nella corruzione.

Qual è il pericolo che si corre?

Non bisogna buttare il bambino con l’acqua sporca. In mezzo a questo magma scoperto dalla Procura di Milano, cui va tutto il mio rispetto e apprezzamento, ci sono anche cose di cui la città ha bisogno. Noi trovammo un mare di mazzette in relazione alla metropolitana milanese, che oggi è una realtà importante. Bisogna isolare il crimine, ma lasciare sviluppare la città.

Il caso Sala a Milano, quello di Ricci nelle Marche: esiste una questione morale nel Pd?

Non ho mai capito cosa significhi parlare di questione morale del Pd. Il partito, di per sé, mai e poi mai vorrebbe fare qualcosa di amorale; eventualmente sono le persone che stanno nel partito che sfruttano la loro posizione e il proprio potere, comportandosi a volte in modo amorale, altre volte in modo illecito o penalmente illecito. Non sono il Pd, Forza Italia o Fratelli d’Italia a essere amorali: i partiti come soggetti giuridici sono essi stessi vittime dell’utilizzo a fini personali del potere da parte di chi li rappresenta.

Come andrà a finire l’inchiesta?

La Procura di Milano ha cominciato ed è bene che finisca il più velocemente possibile. Alla fine dobbiamo vedere cosa rimane nella rete. Immagino che succederà quello che è successo in tante altre inchieste: qualcuno sarà ritenuto innocente e qualcuno colpevole. A me, come ex magistrato, piace di più il sistema investigativo della formica, non della pesca a strascico.

Qual è la differenza?

La formica raccoglie un pezzettino alla volta per costruire la sua montagnetta. Se si butta tutta la sabbia e poi si cerca di capire qual è la parte buona e quale quella cattiva, si rischia di fare confusione.

Fonte: Paolo Rossetti Int. Antonio Di Pietro | IlSussidiario.net

Newsletter

Ogni giorno riceverai i nuovi articoli del nostro sito comodamente sulla tua posta elettronica.

Contatti

Sopra la Notizia

Tele Liguria Sud

Piazzale Giovanni XXIII
19121 La Spezia
info@sopralanotizia.it

Powered by


EL Informatica & Multimedia