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Nuovo eldorado Big Tech: guerra e spese militari

Il business delle armi intelligenti vale miliardi, e le aziende tech hanno capito che essere “etiche” costa troppo in termini di competitività globale. Meta sviluppa sistemi di riconoscimento facciale per uso militare, OpenAI fornisce modelli linguistici per l’analisi dell’intelligence, Palantir orchestra operazioni di sorveglianza globale: il capitalismo ha trovato nella guerra il suo nuovo eldorado.

L’operazione “Rising Lion” lanciata da Israele contro l’Iran rappresenta molto più di un semplice attacco militare: è la manifestazione concreta di come la guerra stia subendo una trasformazione tecnologica radicale, dove Silicon Valley e hub tecnologici globali stanno ridefinendo i paradigmi del conflitto moderno.

Quello che abbiamo visto nelle prime ore del 13 giugno 2025 in Iran ricorda inevitabilmente l’operazione “Spider Web” ucraina: droni preposizionati dal Mossad su territorio nemico, sistemi d’arma infiltrati attraverso veicoli civili, attacchi coordinati contro infrastrutture critiche. Non è un caso. L’Ucraina si è trasformata nel laboratorio militare del XXI secolo, dove tattiche innovative vengono testate, perfezionate e poi esportate in altri teatri di guerra.

La precisione chirurgica dell’attacco israeliano – oltre 200 velivoli su 100 obiettivi – dimostra come la guerra moderna sia diventata una questione di supremazia tecnologica prima ancora che numerica. I droni attivati “dall’interno” dell’Iran hanno neutralizzato i sistemi missilistici terra-terra, mentre commando del Mossad dispiegavano missili di precisione vicino ai siti antiaerei centrali.

Ma dietro questa evoluzione militare c’è un cambiamento ancora più profondo: la definitiva caduta del tabù tecnologico-militare della Silicon Valley. Palantir, Meta e OpenAI – giganti che un tempo si fregiavano di valori progressisti e pacifisti – stanno ora collaborando apertamente con l’esercito americano per sviluppare armi sempre più sofisticate.

Questo non è solo opportunismo commerciale, ma il riconoscimento che la tecnologia è diventata il campo di battaglia decisivo del futuro. L’intelligenza artificiale che analizza pattern di comportamento, gli algoritmi che ottimizzano le traiettorie dei droni, i sistemi di machine learning che predicono i movimenti nemici: tutto questo non nasce nei laboratori militari tradizionali, ma negli open space di Palo Alto e Seattle.

Emerge così un nuovo triangolo geopolitico: Cina, Stati Uniti e Israele come i tre hub tecnologico-militari dominanti. Israele, in particolare, si conferma come il “laboratorio sperimentale” per eccellenza, dove innovazioni nate in Silicon Valley vengono testate in condizioni reali di combattimento. L’operazione contro l’Iran dimostra capacità operative che vanno oltre la mera superiorità aerea: infiltrazione deep, guerra ibrida e attacchi pre-posizionati.

La collaborazione USA-Israele, confermata dal fatto che Washington era informata dell’operazione con almeno una settimana di anticipo, rivela come l’asse tecnologico-militare occidentale stia ridefinendo le regole del gioco. Non più solo deterrenza nucleare, ma supremazia attraverso l’integrazione di intelligenza artificiale, robotica e guerra asimmetrica.

Quello a cui stiamo assistendo è l’abbandono definitivo dell’ipocrisia progressista della tech industry. Il business delle armi intelligenti vale miliardi, e le aziende tech hanno capito che essere “etiche” costa troppo in termini di competitività globale. Meta che sviluppa sistemi di riconoscimento facciale per uso militare, OpenAI che fornisce modelli linguistici per l’analisi dell’intelligence, Palantir che orchestra operazioni di sorveglianza globale: il capitalismo ha trovato nella guerra il suo nuovo eldorado.

L’Iran, con il suo programma nucleare al 60% di arricchimento dell’uranio, rappresenta il banco di prova perfetto per queste nuove dottrine militari. Ma la vera partita si gioca altrove: nella capacità di trasformare ogni conflitto futuro in una dimostrazione di supremazia tecnologica, dove vince chi ha gli algoritmi migliori, non necessariamente più soldati. La guerra 4.0 è iniziata, e ha il logo delle Big Tech.

Fonte: Daniele Ciacci | LaNuovaBQ.it

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