RIARMO UE/ “La lezione dei tagiki all’Italia, la prima arma da usare è sempre diplomazia
— 7 Luglio 2025
— pubblicato da Redazione. —
Gli ucraini chiedono armi. La UE vara un piano di spese militari. Ma prima ancora servono proposte serie da mettere sul tavolo delle trattative
Qualche giorno fa un amico giornalista mi diceva di essere sorpreso di leggere miei contributi su ilsussidiario.net a proposito di vari argomenti. In verità le mie competenze sono molto limitate, ma le esperienze che ho potuto e spesso dovuto vivere, non sono state poche. E di qui nascono i miei interventi che provocano quelli dei veri competenti.
Ecco subito un esempio. Non ho fatto il servizio militare, non mi intendo assolutamente di armi. A mala pena so distinguere una pistola da un pistola, eppure una volta, essendo dovuto urgentemente andare in Tagikistan per visitare le piccole comunità cattoliche là situate dopo che i talebani avevano invaso il Paese dall’Afghanistan, mi sono trovato in una situazione particolare.
Entrato fortunosamente nel Paese senza avere né visto né biglietto aereo, quando si è trattato di uscire ho dovuto “chiedere un passaggio” a un aereo di feriti che andava da Dushanbe ad Almaty. Erano appartenenti a un battaglione kazakho di sminatori che erano stati mandati, sotto l’egida dell’ONU, per aiutare il governo locale.
Salito sull’aereo, un loro ufficiale mi spiegò che si erano feriti cercando di disinnescare mine per lo più di fabbricazione italiana. Potete immaginare il mio imbarazzo quando, al di là della mia buona conoscenza della loro lingua, capirono che ero italiano. Non so se l’informazione datami era esatta: come ho già detto, nel campo delle armi non sono assolutamente competente. Però il ricordo di questa esperienza mi ha fatto sorgere alcune domande.
In un momento in cui l’Europa, e anche l’Italia, si preparano a riarmarsi possiamo dire che ci sono armi buone oppure utili, necessarie per quella legittima difesa che è ammessa praticamente da tutti, Gandhi compreso?
Ricordo anche le mie esperienze dell’anno scorso, in luglio, quando andai a visitare l’ospedale pediatrico di Kiev che era stato bombardato il giorno prima che arrivassi: 46 morti tra i bambini e il personale sanitario. In quell’occasione il direttore sanitario dell’ospedale fece questo discorso: “Certo questo massacro è opera dei russi, ma è avvenuto anche a causa del fatto che non ci avete dato un numero sufficiente di missili antiaerei”.
Fonte: Edoardo Canneta | IlSussidiario.net
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