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L’intervista a Gabor Maté “Le parole di un ex sionista”
— 10 Giugno 2025— pubblicato da Redazione. —
A SpazioUbick il monologo Gabor Matè, medico, speaker e scrittore di fama internazionale. Il ripensamento di un sopravvissuto all’olocausto, ex sionista, che racconta di aver pianto due settimane dopo aver visitato Gaza”. Un monologo toccante, che invita a riflettere, che ha ottenuto milioni di ascolti sui social in inglese e che Max Basilone ha tradotto e doppiato per noi in italiano. È un video registrato prima dell’ultimo conflitto tra Hamas e Israele [nel 2021] ma che è stato riproposto dai social in questi giorni per la sua straziante umanità. Maté ha il dono di mettere insieme la ricerca scientifica, i casi di studio, la sua esperienza e intuizione. Questa prospettiva allargata è in grado di rendere le persone consapevoli e capaci di promuovere la propria guarigione e quella dei propri cari.
Nel 2018 gli è stato conferito l’Ordine del Canada per il lavoro pionieristico in ambito medico, per i libri e il sostegno al riformismo sociale come strumento per la prevenzione della malattia fisica e mentale.
“Sono un sopravvissuto all’Olocausto. Da neonato ho a malapena sopravvissuto. I miei nonni sono stati uccisi ad Auschwitz e la maggior parte della mia famiglia allargata è stata uccisa. Sono cresciuto vergognandomi della mia ebraicità in Ungheria dopo la guerra e sono stato ancora vittima di bullismo per essere ebreo (…)
Nella mia adolescenza in Canada sono diventato sionista. Questo sogno del popolo ebraico risorto nella loro terra storica e filo spinato di Auschwitz sostituito dai confini di uno Stato ebraico con un potente esercito. Ho trovato che fosse liberatorio, eccitante credere in quel sogno. Ho assorbito completamente quella prospettiva. Ci credevo davvero. Poi ho scoperto che non era esattamente così, che per realizzare questo sogno ebraico, dovevamo imporre un incubo alla popolazione locale.”
(…) e poi ho visitato i territori occupati durante la prima intifada. Ho pianto ogni giorno per due settimane per ciò che ho visto. La brutalità dell’occupazione, le continue molestie, la ferocia di tutto ciò. L’incendio degli uliveti palestinesi, la negazione dei diritti all’acqua, le umiliazioni, ed è molto peggio ora di quanto non fosse allora. Non poteva essere diversamente, perché non avresti potuto creare uno Stato ebraico esclusivo senza opprimere o espellere la popolazione locale. È l’operazione di pulizia etnica più lunga del ventesimo e ventunesimo secolo ed è ancora in corso. Chi sono queste persone a Gaza? Devi andare a Gaza per capire (…)
Se dopo 2000 anni possiamo cercare la liberazione e la libertà, perché i palestinesi non dovrebbero farlo? Se guardiamo alla stampa occidentale, quando i manifestanti di Hong Kong lanciavano pietre alla polizia, venivano considerati eroi dalla stampa americana. Quando in Myanmar i manifestanti lanciavano fionde contro l’esercito, venivano considerati eroi dalla stampa occidentale. Ma quando i palestinesi lanciavano pietre contro gli israeliani, venivano chiamati terroristi. E Israele riceve molto meno critiche dalla stampa occidentale rispetto a qualsiasi altro paese(…)
Recentemente ho contattato una donna di Gerico. Gestisce un programma per i bambini palestinesi che trascorrono del tempo nelle carceri israeliane. Hanno 14, 15 e 16 anni e trascorrono mesi o anni lì. A volte non possono vedere le loro famiglie per mesi. Lei medita con loro facendo danze Sufi, meditazione per aiutarli a superare lo stress. Dice: ‘Qui non abbiamo il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) perché il trauma non è mai “post”. Il trauma è quotidiano’. Vorrei solo che un amico sionista visitasse i territori occupati come ho fatto io e che possa parlare come fa adesso. Se qualcuno ha ancora un briciolo di umanità, piangerebbe per due settimane come ho fatto io quando ero lì.”
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