Una biografia del Re del Belgio testimone della sacralità della vita
I “santi della porta accanto” non si trovano soltanto fra uomini e donne comuni, che fanno eroicamente il loro dovere quotidiano, offrendo a Dio le loro vite. Nel nostro Occidente gravemente malato ci sono stati e, perché no, ci sono e ci potranno essere anche uomini pubblici che hanno speso la loro esistenza nella ricerca della santità.
Uno di questi è Baldovino (1930-1993), Re del Belgio dal 1951 alla morte. Il monarca è conosciuto soprattutto per il “gran rifiuto” con cui, nel 1990, si dimise dal ruolo per non firmare la legge che legalizzava l’aborto in determinate situazioni approvata dal Parlamento belga. Utilizzando un articolo della Costituzione, compì un gesto che ebbe una risonanza mondiale, attirando simpatie e rancori da sostenitori e nemici del diritto alla vita. “Meglio un giorno da Baldovino che un anno da Leone”, era scritto su un manifesto di quell’anno, per rimarcare la nobiltà del gesto del Re in confronto alla firma apposta dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone (1908-2001, democratico cristiano) e da altri ministri dello stesso partito alla legge italiana sull’aborto nel 1978.
Fu certamente un “grande gesto” per i difensori della vita, ma la coerenza di Baldovino era il frutto di una vita nella quale si sforzò di incarnare quei valori ai quali decise di essere sempre fedele, nella vita personale, in quella coniugale con la regina Fabiola, e in quella pubblica. Adesso questa vita è raccontata in una agile biografia di Fulvio Fulvi, pubblicata da una casa editrice (Ares) che non si vergogna di dare risalto a uomini che hanno saputo onorare il proprio impegno politico rimanendo fedeli ai valori naturali e cristiani.
L’invito è a leggere questo piccolo libro, ma anche a riflettere sul nostro tempo. L’epoca in cui viviamo è segnata da “una dittatura del relativismo”, come l’ha chiamata il cardinale Ratzinger prima di essere elevato al soglio di Pietro. Siamo (sono sempre parole del futuro Benedetto XVI) in un tempo in cui l’Occidente dimostra un “odio di sé”, misterioso ma reale, che condurrà al suicidio della civiltà, se non verrà fermato.
In questo tempo difficile, i cattolici occidentali si sono ridotti a una minoranza, ma non hanno ancora assunto le caratteristiche missionarie tipiche delle minoranze. Oltre ad avere uno stile propositivo, dedito all’apostolato, cioè missionario ad intra, il Concilio Vaticano II direbbe volto all’animazione cristiana dell’ordine temporale (cfr. il Decreto Apostolicam actuositatem), queste “minoranze creative” (sempre Ratzinger/Benedetto XVI) dovrebbero anche preoccuparsi di mostrare l’esistenza di testimoni della fede presenti in questa nostra epoca, non soltanto nella vita comune, ma anche in quella pubblica. Il Re Baldovino è uno di queste figure, che dimostra come nell’epoca dell’aggressione ideologica alla sacralità della vita era possibile avere il coraggio di essere pubblicamente un testimone.
Come reagirono la Chiesa e il mondo alla testimonianza del Re del Belgio? La biografia lo racconta e ci trasmette delle sorprese. Il mondo politico belga non seguì il proprio Re e votò la legge, ma quel che è peggio è che entrerà pesantemente nelle vicende interne alla Chiesa, quando si profilerà concretamente l’ipotesi di avviare la causa di beatificazione del monarca. Questa storia merita di essere raccontata e ricordata.
Era stato Giovanni Paolo II, nel 1995, a invocare l’apertura della causa per il Re Baldovino. Ma la cosa non partì: «si è parlato di forti resistenze manifestate da più parti, dentro e fuori dalla Chiesa belga», scrive Fulvi (p. 9). Allora ci ha pensato Papa Francesco, quasi trent’anni dopo, durante un viaggio pastorale in Belgio (26-29 settembre 2024), esaltando il coraggio di Baldovino di «lasciare il suo posto da Re per non firmare una legge omicida» (p. 11). Così il Papa annunciò che al suo ritorno a Roma avrebbe fatto avviare il processo di beatificazione e così avvenne, il 17 dicembre 2024, quando il Dicastero per le cause dei santi istituì la Commissione storica per raccogliere e valutare i documenti relativi alla beatificazione. Più o meno un anno fa. Il governo belga protestò e il suo premier Alexander De Croo disse che ciò che era successo era «inaccettabile» (p. 12).
Tutto questo ci deve aiutare a credere come sia possibile combattere la “buona battaglia” anche oggi, nel corrotto Occidente. Anche le resistenze interne alla Chiesa si possono superare, senza dividere e polemizzare, facendo semplicemente il proprio dovere. E anche all’interno dell’Europa e della stessa Unione Europea, addirittura del Belgio, che ha introdotto la legalizzazione della morte medicalmente assistita per i bambini nel 2014, è possibile trovare dei testimoni importanti per la sacralità della vita.
Bisogna pregare e combattere, ciascuno al suo posto, come ha fatto Baldovino, che speriamo presto di potere pregare come un nuovo beato della Chiesa cattolica.
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