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Ci si può “fidanzare” a 12 anni?

A quest’età ci si può innamorare e il sentimento va rispettato anche se è il periodo in cui si deve imparare a stare con gli altri in gruppo e non si devono vivere legami esclusivi. Noi genitori non dobbiamo comunque contribuire ad accelerare le tappe evolutive. Ormai le giovani coppie dormono insieme in casa con la famiglia,  fanno esperienze da grandi quando sono ancora profondamente immature (anche in situazioni che per legge sarebbero vietate)

Alla luce dei fatti di cronaca di questi giorni sul delitto di Afragola noi genitori dobbiamo porci delle domande e fare un onesto esame di coscienza sui confini che vogliamo promuovere nell’educazione sentimentale  dei nostri figli. La preadolescenza  è un’età di indeterminatezza, si procede per tentativi ed errori. L’amicizia è l’ambito principale nel quale mettersi in gioco e spesso a quest’età si sperimentano sentimenti opposti in tempi molto rapidi. Ci si entusiasma per un amico o un’amica per poi rimanerne deluso o disinteressarsene. Ci si promette grandi cose ma spesso si è poi inaffidabili. Si creano gruppetti che fanno sentire inclusi o esclusi in modo molto variabile. Tutto questo fluttuare non è un difetto di fabbricazione nei funzionamenti del cervello del preadolescente, è solo un processo naturale di adattamento alla realtà. Imparare a fidarsi è un lavoro lungo e impegnativo. A dodici anni spesso ti fidi di tutti e di nessuno in modo quasi casuale. È un tempo plastico, nel quale modellare chi si vuole essere. A dodici anni ci si può innamorare, anche molto intensamente. Capita, non è comune ma può succedere. Come genitori che ruolo educativo dobbiamo avere rispetto a questa evenienza? 

Credo sia fondamentale tenere i confini tra le relazioni amicali e amorose dei nostri figli e noi: quando erano bambini siamo stati a fianco dei nostri figli e dei loro amici per allenarli al gioco, alla costruzione di abitudini per riempire il tempo libero, etc. In preadolescenza e adolescenza il nostro ruolo cambia, restiamo sulla scena come attori sintonizzati e attenti su quello che i nostri figli vivono ma non lo viviamo più con loro. Specie nelle prime sperimentazioni amorose dei figli (ma non solo) è importante tenere i confini. Sempre più spesso siamo tentati di essere molto accoglienti con i loro fidanzati e le loro fidanzate e questo avviene sempre più precocemente. Lo facciamo con le migliori intenzioni e spesso ne conseguono anche esperienze positive. Si esce insieme a mangiare la pizza, si fanno gite, si danno loro passaggi per andare a concerti, al cinema o a fare una giornata al mare. Vogliamo vederli felici e ci coinvolgiamo nelle loro storie. Tutto questo apparentemente può sembrare un processo neutro ma in realtà non lo è. Significa mettere in gioco “ingredienti” extra che possono anticipare di molto alcune dinamiche di coppia che sono proprie di relazioni amorose tra giovani adulti.

Noi genitori immettiamo nelle vita delle coppie di preadolescenti o giovanissimi disponibilità economiche che loro non avrebbero, mobilità, competenze relazionali per risolvere conflitti/problemi e tanto altro, tutti elementi che stabilizzano la relazione in un tempo in cui l’instabilità è fase specifica.

Mentre scrivo queste indicazioni penso a quando sia facile disattenderle. Ci viene naturale fare domande, invitare, includere, accogliere, ma è importante rispettare i tempi. Lasciare che i giovanissimi si sperimentino in autonomia con i loro mezzi, disincentivando l’accelerazione delle tappe. Ormai le giovani coppie dormono insieme sempre prima, fanno esperienze da grandi quando sono ancora profondamente immaturi. La legge in questo senso dà indicazioni chiare. I rapporti sessuali sono vietati prima dei quattordici anni, in modo assoluto se tra i partner ci sono più di quattro anni di differenza.

I nostri figli hanno bisogno di avere vicino adulti stabili e con un’idea chiara di cosa si può fare e cosa no. Dobbiamo sostenere il naturale bisogno di esplorazione e socializzazione di questa fase di vita e non accelerare le tappe evolutive. A dodici anni si deve imparare a stare con gli altri in gruppo, a fare sport, a coltivare passioni e interessi, ecc. Non si devono vivere legami esclusivi che limitino lo spazio della crescita. Noi genitori dobbiamo avere la forza di stare alla giusta distanza, di reggere dei no faticosi quando ci chiedono cose per cui pensiamo non sia ancora il tempo giusto.

Fonte: Barbara Tamborini | FamigliaCristiana.it

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