Home / CULTURA / TOP NEWS / Dove non passano le merci passeranno gli eserciti
Dove non passano le merci passeranno gli eserciti
— 27 Maggio 2025— pubblicato da Redazione. —
Il libro di Stagnaro e Saravalle sul “Capitalismo di guerra” invita a riflettere su quei piccoli cambiamenti che, limitando la libertà e lo scambio, portano dalla pace al conflitto.
A breve, nel 2026, ricorrerà un evento significativo per la storia delle idee. Nel 1776, duecentocinquanta anni fa esatti, veniva infatti pubblicato La ricchezza delle nazioni, un testo fondamentale per capire il funzionamento di un’economia basata sulla divisione del lavoro e sulla cooperazione sociale: in breve, sull’economia di mercato. Adam Smith provò a mostrare come empiricamente un’economia libera funzionasse, spiegando come tutti beneficino dallo scambio. Da ciò emerge un ordine più grande, più prospero e più libero per tutti, con buona pace dei socialisti di ogni colore. Un’idea, sia chiaro, che non ha mai avuto un grande seguito: il capitalismo, l’economia di mercato o economia di concorrenza, come la si voglia chiamare, viene concepita come un sistema retto da pochi, il regime dei “padroni”. Il momento attuale ripropone questo pregiudizio: l’idea cioè che dallo scambio non vengano migliorate le condizioni di tutti, sebbene in misura diversa, quanto piuttosto che il vantaggio di uno sia a detrimento dell’altro. Si confonde, dunque, l’economia di mercato con il mercantilismo.
Un mutamento per gradi
Confondendo l’uno con l’altro, però, si commette un errore esiziale, quello di concepire la ricchezza come una quantità fissa che non può essere ampliata. Se lo scambio non porta benefici a tutti ecco allora che lo Stato interviene per sanare questa ingiustizia. Ma, così facendo e poco a poco, si creano le condizioni per distruggere i prerequisiti della ricchezza e della libertà. Se a questo si aggiunge poi un certo stato di tensione tra paesi, il che comporta una ulteriore chiusura economica e limitazione della libertà in nome della “sicurezza nazionale”, il gioco è fatto.
Ne parlano Carlo Stagnaro e Alberto Saravalle in Capitalismo di guerra. Perché viviamo già dentro un conflitto globale permanente (e come uscirne), pubblicato da Fuoriscena. Per gli autori, la situazione contemporanea non invita certo all’ottimismo. Non si passa dall’economia di mercato dei periodi di pace a un capitalismo di guerra in maniera rapida e improvvisa. Al contrario, il mutamento avviene per gradi, così che lentamente, e magari sulla base dei più lodevoli propositi, si decide di limitare la libertà e lo scambio dei commerci. Il risultato è però sempre il medesimo: si tratti di sicurezza nazionale o altro, il controllo dello Stato sull’economia prende il sopravvento. E ciò non avviene solo statizzando comparti interi, bensì imponendo dazi, vietando esportazioni in paesi ostili, controllando gli investimenti esteri, elargendo sussidi.
Interno ed esterno
Le due leve che contraddistinguono questo paradigma, non del tutto nuovo, se non per alcuni settori chiave (pensiamo solo al digitale e alle politiche energetiche), sono un interventismo sempre più massiccio della politica nell’economia, in chiave interna, e un certo spirito aggressivo sul piano esterno, in nome della propria sovranità nazionale strategica.
Un paradigma che neanche tanto inintenzionalmente porta alla distruzione dell’interdipendenza economica tra paesi, creando così condizioni favorevoli per conflitti bellici, col proposito di fare a pezzi qualcosa che nessuno ha creato secondo un piano, cioè quella che siamo soliti chiamare globalizzazione.
Un dato su tutti, che dovrebbe fare riflettere, è quello del numero dei provvedimenti adottati per restringere il libero commercio: «Secondo il Global Trade Alert – scrivono Stagnaro e Saravalle – dal 2008 a oggi sono stati adottati a livello globale ben 57mila provvedimenti con effetti restrittivi sugli scambi internazionali. Di questi, oltre il 40 per cento (circa 29mila) si concentrano nell’ultimo quinquennio».
Come diceva Frédéric Bastiat, un grande economista francese spesso preso poco sul serio perché aveva l’imperdonabile vizio di parlare in modo chiaro e semplice, come se questo andasse a detrimento della capacità di analisi e della profondità concettuale, dove non passano le merci passeranno gli eserciti.
A Bondi Beach, sul litorale di Sidney, un grave attentato islamista – padre e figlio che hanno sparato sulla folla durante la celebrazione della festa di Hanukkah – provoca almeno 16 morti. È il culmine di una lunga scia di attentati e minacce iniziata nell’ottobre 2023. Rafforzate le misure di sicurezza anche in Europa. Bondi…
Dall’esperienza francese alle recenti inversioni di tendenza in alcuni Paesi fino all’Italia: il demografo Gérard-François Dumont mostra come la distanza tra figli desiderati e figli reali misuri la qualità delle politiche familiari e le ragioni per cui, senza un sostegno stabile e condiviso alle famiglie, l’inverno demografico è destinato a protrarsi In Europa, la fecondità…
“Martina. Hai risvegliato molti cuori” raccoglie la storia di Martina, studentessa 16enne morta di tumore, e della sua contagiosa esperienza di fede “Ho un tumore”, scrive Martina agli amici l’11 febbraio 2023. Chi è Martina? Una ragazza come tante altre: le piace la danza, i vestiti, il buon cibo. Fin da piccola sogna di viaggiare…
A Bologna, Palazzo d’Accursio, è aperta fino al 23 dicembre la mostra “Servus Inutilis. Alcide De Gasperi e la politica come servizio” La storia ha collocato Alcide De Gasperi alla frontiera tra passato e futuro. E il compito che si era accollato è stato quello di guidare l’Italia fuori dal deserto in cui si era…
Una biografia del Re del Belgio testimone della sacralità della vita I “santi della porta accanto” non si trovano soltanto fra uomini e donne comuni, che fanno eroicamente il loro dovere quotidiano, offrendo a Dio le loro vite. Nel nostro Occidente gravemente malato ci sono stati e, perché no, ci sono e ci potranno essere…
Il Pantone Color Institute ha scelto per il 2026 un colore paradossale: il bianco. Per identificarlo lo ha infatti dovuto rappresentare con una donna che danza tra le nubi: «Cloud Dancer». Non quindi un bianco sparato, ma una tonalità ariosa e pacifica come le nubi dei giorni sereni, che invoca calma in una vita maltrattata…
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.