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Nell’Europa ammalata, la speranza non muore
— 12 Giugno 2024— pubblicato da Redazione. —
Due eventi romani per ricordare la difesa dell’umano e della sacralità della vita. E per non cessare di amare e difendere le radici d’Europa
L’Europa indubbiamente è profondamente ammalata. Lo si è notato anche durante questa campagna elettorale, molto in sordina, dove il grande assente sono stati gli ideali. Un tempo, fino al 1989, c’erano le ideologie, che trasmettevano ideali sbagliati, spesso pericolosi, ma comunque capaci di entusiasmare le persone. Dopo la fine delle ideologie tutto questo è scomparso, insieme ai partiti ideologici. Non sarebbe stato un male se fosse subentrato un “ritorno al reale”, cioè alla ricerca della verità e del bene, del bene comune nel caso della politica. Così non è stato e oggi siamo immersi nella dittatura del relativismo, dove gli ideali vengono guardati come un potenziale pericolo di fanatismo, dove gli stessi temi etici vengono evocati sempre meno, nel bene e nel male. L’Occidente rimane un continente libero rispetto ai dispotici paesi che gli si oppongono, come Cina, Russia, Corea del Nord e Iran, nei quali chi si oppone al potere muore o scompare in galera. Ma la libertà e il benessere, finché durano, non bastano e soprattutto non riempiono la vita. Non si tratta di ritornare alla politique d’abord del 1968, ma di concepire la politica al servizio della persona e delle comunità, come dovrebbe essere ma non è.
Qualcosa però sopravvive nella società e nella Chiesa, e potrebbe favorire una rinascita, partendo dal basso.
Nel clima di autodistruzione che corrode ogni istituzione, tipico di una società morente e senza grandi passioni ideali, anche fra i cattolici vige un modo di guardare anche a se stessi che rasenta la disperazione, comunque scettico e pieno di acido rancore. Ognuno è pronto a giustificare la propria pigra indolenza giudicando negativamente lo sforzo degli altri, di quei pochi che ancora cercano di migliorare la società in cui vivono, ricchi di una speranza che non finisce perché nasce dall’Alto, proviene da Dio e dal sacrificio vittorioso di Cristo
Il 18 e 19 giugno a Roma un centinaio di associazioni cattoliche che fanno capo al network Ditelo sui tetti! e non hanno rinunciato a sperare né smesso di credere che sia possibile salvare il nostro mondo occidentale dal suicidio, si troveranno per parlare di antropologia, che non è una strana parola un po’ esoterica ma riguarda l’uomo, il suo bene, il suo futuro sia come singola persona sia come comunità. Lo faranno in una cornice culturale ben precisa, quella proposta da Papa Francesco del “cambio d’epoca”, per affrontare tutti i singoli aspetti problematici e negativi in cui questo cambio d’epoca si sta manifestando per poi indicare delle possibili strade di conversione. Sì, proprio conversione, cioè cambiamento profondo e radicale delle persone e delle comunità, seguendo il messaggio di Cristo e della dottrina sociale della Chiesa, senza fretta e senza nessuna imposizione, ma sempre alla luce del si vis, il se vuoi evangelico, il metodo del Cristo.
Pochi giorni dopo, sabato 22 giugno, sempre a Roma si svolgerà una Manifestazione nazionale per la vita durante la quale verrà letto un messaggio di incoraggiamento del Santo Padre, affinché non ci si dimentichi di continuare a difendere e riproporre la centralità del primo diritto naturale, quello di poter nascere, contro ogni forma di relativismo.
Sono segnali di speranza, che non devono essere sottovalutati perché testimoniano l’esistenza di persone e ambienti che non si arrendono, dentro l’Europa ammalata. E sono anche la conferma che per quanto ammalato gravemente, l’Occidente (o Magna Europa) rimane il pezzo di mondo nel quale le libertà sono meglio garantite, in particolare quella libertà religiosa che manca quasi completamente nell’alleanza di quei Paesi che hanno sfidato l’Occidente, anche con le armi.
Quindi non perdiamo la fiducia in noi stessi, in particolare nella capacità della Chiesa cattolica di continuare a trasmettere la speranza, nonostante la debolezza e l’incapacità di molti cattolici, che sono (siamo) sempre inadeguati alla grandezza del compito che ci è stato affidato.
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