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Essere per la vita? Comunicare ogni giorno la bellezza che incontriamo

La Giornata per la Vita incoraggia a creare momenti in cui documentare ciò di cui ha bisogno il cuore dell’uomo: Qualcuno che lo salvi anche nell’esperienza del limite e del dolore

La Giornata per la Vita si riduce troppo spesso a una contrapposizione tra una minoranza che difende il valore della vita, soprattutto nei suoi momenti più fragili (gestazione, nascita, disabilità e vecchiaia), e una maggioranza per lo più indifferente ma capace di momenti di forte rivendicazione (politica, mediatica e ormai sempre più anche giuridica), su temi come eutanasia, aborto e nuovi presunti diritti. Si finisce così per non ascoltarsi e non comprendersi.

Le due parti sono paradossalmente simili nel sottolineare valori come accoglienza, compassione, accompagnamento e pietà, arrivando però a conclusioni diametralmente opposte. Lo stesso, pur in termini diversi, accade con guerra o migranti, altri temi posti al centro della Giornata per la Vita: tutti vogliono la pace, ma qual è la pace più giusta? Intanto, mentre se ne discute, muoiono uomini, donne e bambini innocenti. Intanto, nonostante gli appelli all’incremento della natalità, gli aborti nel mondo sono più di 40 milioni all’anno e le morti per eutanasia e suicidio assistito sono in aumento. Una vera e propria ecatombe “volontaria”. Tanti dibattiti e tanti buoni propositi ma alla fine l’uomo continua a fare ciò che vuole: degli altri e dei più deboli soprattutto, ma anche di sé stesso. Volendo creare un mondo senza Dio, l’uomo mette sé al posto di Dio. L’esito è quasi sempre la violenza, l’eliminazione di chi disturba. È lo stesso utopico inganno sperimentato con le ideologie totalitarie che permane in un’altra forma.

Per i cristiani del nostro tempo si pone quindi la stessa alternativa che si perpetua dai tempi di Cristo: Gesù o Barabba? Il potere di Dio o quello dell’uomo? Questo, a mio parere, è il cuore della Giornata per la Vita: la vita è mistero perché si vede e si sente, ma non si possiede. Come diceva don Giussani: «se sono attento, cioè se sono maturo, non posso negare che l’evidenza più grande e profonda che percepisco è che io non mi faccio da me, non sto facendomi da me. Non mi do l’essere, non mi do la realtà che sono, sono “dato”». Il problema della presenza di Dio come fattore determinante della vita non può essere quindi rivendicato riducendolo a una contrapposizione ideologica. Gesù, morto e risorto per tutti, ha rivelato la signoria amorosa di Dio sull’esistenza. Si tratta quindi di imitare Lui, testimoniando «la forza sorprendente della vita».

Si tratta, come cristiani, di comunicare la bellezza che abbiamo incontrato e che, pur con le fatiche di tutti, ogni giorno riscopriamo. La Giornata per la Vita può diventare così un grande momento di documentazione di ciò di cui ha bisogno il cuore dell’uomo: Qualcuno che lo faccia risorgere, che lo salvi per sempre. Anche nel limite e nel dolore. Del resto «tutto scorre», come diceva V. Grossman, ma la gloria di Cristo, umile e sofferente sulla croce, la stessa gloria di una madre che vede soffrire suo figlio nell’infermità e con tenerezza lo accompagna testimoniandogli la speranza dell’amore, la gloria del malato che offre a Dio il significato misterioso del suo male per la salvezza di ognuno di noi, questa gloria non tramonta. Ed è questa gloria che cambia il mondo.

Fonte: Davide Prosperi | Avvenire.it

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