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Il sistema politico cinese è contro l’uomo

Non è tanto un problema di dittatori quanto di un vero e proprio sistema politico totalitario. Quello cinese

 

Il Presidente Usa Joe Biden ha definito un dittatore XI Jinping al termine di un incontro bilaterale avvenuto il 15 novembre a San Francisco che è stato presentato dai media come il ritorno al dialogo fra le due principali superpotenze mondiali. Non è stata una gaffe, a prescindere dalle intenzioni del presidente americano, che tanto è lontano dalle convinzioni in tema di morale sociale del suo predecessore Ronald Reagan, quanto gli assomiglia per le scelte nella politica internazionale.

Reagan ha contribuito in modo importante alla sconfitta dell’«impero del male» con una politica estera realistica, coraggiosa e soprattutto vera, cioè che non sacrificava la verità sull’altare della diplomazia ma si serviva di quest’ultima per affermare la verità. Così Reagan non ha mai rinunciato al dialogo con l’Unione sovietica, non ha mai sottovalutato il rischio di un conflitto nucleare, ma ha detto al mondo la verità sul comunismo, come fece contemporaneamente san Giovanni Paolo II. E così ha garantito la pace, scongiurato la guerra e contribuito alla caduta del regime sovietico, restituendo la libertà ai popoli oppressi, a cominciare da quello russo.

https://youtu.be/v2VxcLiyYbg

Il mondo oggi è profondamente cambiato da allora, ma permane un’analogia fra la divisione del mondo di allora fra Usa e URSS e la contrapposizione degli Stati Uniti con la Cina. Quest’ultima è riuscita in questi decenni a entrare nelle relazioni internazionali con un abile lavoro diplomatico e impossessandosi di ampie fette dell’economia anche dei paesi occidentali. Tuttavia nulla è cambiato del suo sistema totalitario, guidato da un partito comunista onnipotente, dalla mancanza di libertà religiosa, dalla eliminazione, realizzata o auspicata dei nemici interni ed esterni, come avvenuto a Hong Kong e come potrebbe avvenire a Taiwan.

Biden tratta, non rinuncia al dialogo, ma aiuta Taiwan e dice la verità su XI. Certo, non ha aiutato gli afghani, anzi li ha abbandonati dopo anni di sostegno, che così sono diventati anni inutili e controproducenti, e forse avrebbe potuto spendersi di più e meglio per difendere l’indipendenza di Hong Kong, ma sarebbe sbagliato rimproverare gli errori e dimenticare il bene.

Tutto questo per dire che non dobbiamo rassegnarci a un mondo futuro dominato dalla Cina e dai suoi alleati, la Russia, l’Iran, il Venezuela e il Nicaragua e tutti quei paesi che sperano nel declino dell’Occidente, sia per interessi economici, sia perché i loro sistemi politici negano le libertà fondamentali per il bene comune e disprezzano il metodo democratico.

Purtroppo, in Occidente, oggi come durante la Guerra fredda, c’è chi “rema contro”, chi si augura la sconfitta occidentale e il trionfo dei cosiddetti paesi autoritari. A sinistra come a destra, oggi come allora, c’è chi fa dell’odio antioccidentale la propria linea politica, unendosi in una triste e pericolosa riedizione del Patto fra Hitler e Stalin del 1939, che portò alla spartizione della Polonia. L’accordo politico ed elettorale fra Gianni Alemanno e Marco Rizzo si rivelerà probabilmente una farsa dal punto di vista della raccolta dei voti, ma certo genera divisioni, esalta rancori antichi, confonde militanti in buona fede.

L’Occidente è mal governato, ha subito un lungo processo rivoluzionario, ma le sue radici non sono cambiate. Si tratta di reinnestarle in un’azione culturale e politica che ne conservi il valore eterno e non abbia la pretesa di vedere i risultati nel breve periodo.

Fonte: Marco Invernizzi | AlleanzaCattolica.org

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