Il compito del nuovo governo? Ridare speranza alla società, favorendo anzitutto la natalità
Quasi il 40% degli italiani non è andato a votare. È questo il primo dato che colpisce delle elezioni politiche del 25 settembre: mai c’era stata una percentuale così bassa nella storia repubblicana per quanto riguarda le elezioni politiche.
Il secondo dato che colpisce è che il 63,9% dei votanti si è sostanzialmente diviso fra la coalizione di centro-destra e una serie di partiti di sinistra, dal Pd al M5S, da Azione, ai Verdi. In virtù del fatto di essersi presentati uniti, i partiti di centro-destra hanno vinto le elezioni e dovrebbero avere i seggi sufficienti per governare.
Questa è una riflessione “a caldo”, bisognosa di approfondimenti e valutazioni adeguate, che saranno possibili soltanto dopo avere esaminato con calma i dati elettorali e anche la formazione del governo.
Certamente la vittoria del centro-destra è una buona notizia, soprattutto se gli sarà permesso di formare un governo e poi di governare. La storia della Seconda Repubblica, cominciata nel 1994 con un’altra vittoria elettorale del centro-destra, ha dimostrato che i governi non di sinistra rallentano il processo di distruzione delle radici occidentali e cristiane del Paese e, inoltre, potrebbero affiancarsi a quei Paesi che oggi in Europa si oppongono come possono all’allontanamento della stessa Europa dalle proprie radici cristiane.
Di più è difficile che un governo composto dalle attuali forze politiche possa fare, perché un Paese rinasce se si convertono le persone, le famiglie, i corpi intermedi, la società intera. Quest’ultima, però, è un’opera che non può partire dalla politica, ma da una grande, lenta e progressiva rinascita culturale.
Per comprendere la drammaticità della situazione attuale dell’Italia e dei problemi enormi che il nuovo governo dovrà affrontare, mi limito a riportare un recente comunicato stampa dell’Istat sul futuro demografico del Paese: «Le nuove previsioni sul futuro demografico del Paese, aggiornate al 2021, confermano la presenza di un potenziale quadro di crisi. La popolazione residente è in decrescita: da 59,2 milioni al 1° gennaio 2021 a 57,9 mln nel 2030, a 54,2 mln nel 2050 fino a 47,7 mln nel 2070.
Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050.
Sul territorio entro 10 anni in quattro Comuni su cinque è atteso un calo di popolazione, in nove su 10 nel caso di Comuni di zone rurali.
In crescita le famiglie ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo. Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà».
Continuando su questa strada, la disperazione sociale è assicurata.
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