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I giovani d’oggi non hanno voglia di fare niente?
— 18 Luglio 2022— pubblicato da Redazione. —
ggi, 15 luglio, è la Giornata Mondiale delle competenze dei giovani. Sì, è vero, ormai esistono giornate mondiali per qualsiasi cosa, ma vale la pena portare una riflessione su quella di oggi visto il dibattito che si crea spesso su questo argomento.
Sentiamo sempre dire che i giovani d’oggi non hanno voglia di fare niente. Ci sono sicuramente più strumenti che favoriscono l’alienazione dei ragazzi, primo fra tutti lo smartphone, ma davvero la situazione è peggiorata così tanto rispetto al passato? Non ci si rende conto che questa frase viene ripetuta di generazione in generazione per descrivere quelle appena successive? Etichettarla come un semplice pregiudizio sarebbe riduttivo, quindi ammettiamo che ci sia un fondo di verità, dato dall’evoluzione della civiltà negli ultimi anni.
Ma anche se fosse così, di chi sarebbe la colpa? Forse anche degli adulti, no?
In questo periodo la scuola, e più in generale l’istruzione, è andata incontro ad una standardizzazione senza precedenti. I ragazzi vengono gratificati quasi solo in base ad un voto che ottengono, non importa se sia stato sudato comprendendo la materia o imparando a memoria come pappagalli. Le competenze pratiche sono sempre più rare, soprattutto all’università, motivo per cui una volta laureati nella maggior parte dei casi non si sa dove mettere le mani. Per approfondire questo aspetto, vi lascio un articolo di Melaidi sull’ansia pre-maturità.
Ecco, penso che questo non sia ciò di cui abbiamo bisogno. Non sto demonizzando il sistema educativo scolastico, ma vorrei stimolare una riflessione su questa tendenza recente della società. Citando Ivan Illich, è arrivato il momento di descolarizzarla. Secondo il sociologo, la scuola non produce né sviluppo sociale, né alfabetizzazione: bisogna quindi passare dall’educazione tradizionale ad una basata su reti informali. Spingere i ragazzi ad informarsi autonomamente, facendola passare come una possibilità e non un obbligo. Accendere in loro quella scintilla che gli permette di andare avanti nel migliore dei modi. Tutto ciò, lontano da programmi standardizzati che, anche se necessari, non devono essere il nucleo principale dell’istruzione.
Solo agendo alla radice si arriverà ad affrontare temi fondamentali per i ragazzi, spesso ignorati dalle istituzioni: occupazione, lavoro dignitoso e imprenditorialità. Infatti, non si può pretendere di trasmettere queste singole competenze come se fossero compartimenti stagni, ma è necessario attuare una vera e propria rivoluzione di forma mentis.
“La scuola italiana fa schifo.”
A tal proposito, questa era la frase scritta sulla maglietta di un ragazzo che si è presentato così agli orali della maturità. Sicuramente una posizione forte e provocatoria, ma è proprio grazie ad essa che si è parlato di lui e si è affrontato il problema. Sicuramente più efficace dell’istituzione di una giornata mondiale che spesso, purtroppo, arriva a banalizzare la tematica.
Proprio grazie a questa curiosità instillata si riuscirà a rendere consapevoli i giovani d’oggi, che a quanto pare hanno carta bianca anche nel mondo delle competenze professionali. Dati alla mano, si stima che l’85% dei posti di lavoro che verranno creati globalmente da qui al 2030 non sono ancora stati inventati. Inoltre, richiederanno conoscenze e tecniche che ancora non vengono trasmesse nelle scuole o università. Questo è un chiaro campanello di allarme.
Non solo: non bisogna ridurre il discorso al mero “guadagnarsi da vivere”. Parlando di “competenze”, è fondamentale considerare anche attività extra-curriculari come il volontariato che per fortuna è praticato da molti come si può vedere da questo schema:
Attività extra-curriculari in alcune regioni italiane
Smettiamola di pensare ai giovani come qualcosa di distante da noi e iniziamo ad agire concretamente per migliorare la situazione.
Solo loro sono in grado di attuare il vero cambiamento. Questa è l’unica cosa certa su un discorso così ampio e complesso.
Non pretendiamo soluzioni dall’oggi al domani, soprattutto in poche righe di articolo. Ma almeno, da oggi, saprete come rispondere alla domanda “I giovani d’oggi non hanno voglia di fare niente?”.
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