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Dedalo e Icaro: la fiducia e il rapporto genitori e figli che crescono

Ad Atene viveva Dedalo, geniale architetto scultore e inventore, che viene convocato da Minosse, il re di Creta (la sua isola era devastata da un mostro mezzo uomo e mezzo toro) Minosse chiese a Dedalo di costruirgli un labirinto dentro cui rinchiudere il mostruoso Minotauro. A Dedalo però chiese aiuto anche Arianna, figlia di Minosse, perché aiutasse anche il suo amato Teseo a uccidere il Minotauro, uscire illeso dal Labirinto e liberare Creta da quel mostro e dai sacrifici umani che ogni anno gli dovevano essere offerti. Dedalo pagò a caro prezzo questo aiuto perché Minosse lo rinchiuse insieme a suo figlio Icaro nel Labirinto che lui stesso aveva costruito. Ma Dedalo riuscì a fuggire da quella prigione grazie una sua prodigiosa invenzione: costruì con cera e piume delle ali da applicare sulle spalle di suo figlio e sulle sue.
Noi genitori non riusciamo a fare a meno di preoccuparci per i nostri figli che crescono. È come se fossimo scissi. Con l’occhio della mente vediamo già in filigrana gli adulti che saranno, che dovranno sapere cadere e sapersi rialzare. Ma l’occhio del cuore vede diversa-mente: lottiamo per non fare di loro le nostre proiezioni e per mascherare la paura che durante il loro viaggio i nostri figli si facciano troppo male.
Diamo loro le ali, come Dedalo, per poi correre il rischio di tarparle sostituendoci a loro. I troppi buoni consigli possono uccidere la gioia di sperimentare? Dedalo oltre a sperimentare per primo il volo umano insieme a suo figlio, avrebbe dovuto inventare un meccanismo in grado di neutralizzare il corto-circuito mente-cuore che di solito paralizza i genitori. Ma forse lo fa: costruisce due paia di ali, non porta il figlio sulle sue; lo aiuta a fuggire dal labirinto (ognuno ha il suo, fatto dei propri mostri), lo aiuta ad avere coraggio (ce ne vuole per liberarsi dalle proprie paure), lo consiglia con le raccomandazioni che solo un padre possiede, per amore, età ed esperienza («mi raccomando, vola a mezza altezza Icaro, non troppo vicino al mare, perché se le piume si bagnano si appesantiscono e anneghi, non troppo vicino al Sole, perché le piume si bruciano».).

Dedalo bacia il figlio prima di spiccare il volo: ora tocca a Icaro. Il ragazzo spicca il volo e inebriato da quella sensazione si allontana sempre di più da suo padre. Il senso di conquista di libertà per un adolescente passa dal voler fare da solo. Ed è giusto così.
Ma il mito greco ha le sue regole, su tutte quella di costruire una realtà senza tempo in cui rispecchiarsi. Icaro non rispetta i limiti, la sua età troppo spesso lo impedisce, la cera delle sue ali si scioglie. Icaro tenta di agitare invano le sue braccia ormai nude ma cade nel mare. Da allora un’isola si chiamò Icaria in suo onore. Dedalo, disperato, maledice tutta la sua scienza, anche se a noi piace dire che Dedalo deve stare tranquillo, oltre alle ali ha inventato anche il meccanismo anti-corto-circuito, si chiama fiducia, quello che ha mosso Dedalo stesso al di là del mito.

Fonte: Cristina Dell’Acqua | Corriere.it

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