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Appello da Caivano: presidente Mattarella, aiuti questi giovani a sperare

Dopo il ritrovamento del cadavere del 22enne Antonio, le accorate parole del parroco del Parco Verde: aiutate i ragazzi non fuggire da qui e a non cedere alle lusinghe della camorra

Appartiene ad Antonio Natale, 22enne scomparso dal “Parco Verde” di Caivano (Napoli) circa due settimane fa, il cadavere trovato lunedì sera in una zona periferica di Caivano dai carabinieri. A darne conferma è stata la Procura di Napoli Nord. Le tracce del giovane si erano perse lo scorso 4 ottobre. È l’ultimo morto nella guerra di camorra che si sta consumando tra le piazze dello spaccio nel capoluogo campano. Clan l’uno contro l’altri armati, in uno scontro senza fine che vede protagonisti tanti giovanissimi nei quartieri più a rischio della città. I fatti del “Parco Verde” seguono, in questo senso, gli omicidi avvenuti a Ponticelli e a Secondigliano nelle scorse settimane, oltre a diverse sparatorie e a esplosioni avvenute negli ultimi mesi.

Caro Presidente,

giovedì 21 settembre lei ebbe la bontà di ricevere al Quirinale cinque ragazzi del Parco Verde in Caivano, da me accompagnati. I ragazzi le raccontarono le loro vite, le loro paure, le loro speranze. La sera dell’otto luglio, avevano vissuto un’esperienza terribile e incredibile. Nel loro quartiere, una ventina di giovani, a bordo di potenti moto, erano sfrecciati per i viali sparando all’impazzata. Il terrore, ben presto, prese il sopravvento, le strade divennero deserte, i bambini vennero rinchiusi in casa. C’era stata una “stesa” – la lezione, cioè, che un clan della camorra mette in atto per punire il clan avverso. Per dire “qui comando io”. Seguirono giorni di silenzio e di paura. Tutti ci aspettavamo la risposta.

Chiesi e ottenni di portare alcuni nostri ragazzi da lei. Adriano Police, giovane appena maggiorenne, prese la parola e le disse: «Noi, Presidente, non vogliamo essere i primi e nemmeno gli ultimi, vogliamo solamente essere normali… ma siamo sempre perdenti. Pensi che per andare a scuola, dobbiamo superare almeno 3-4 piazze di spaccio». Lei ascoltò con attenzione partecipe. «Presidente – le dissi a mia volta –, Parco Verde è un quartiere ad alto rischio, dove non basta la buona volontà dei singoli e della Chiesa. Ci vuole lo Stato in tutte le sue compagini. Parco Verde è destinato sempre di più a trasformarsi in un vero e proprio ghetto, perchè chi può, sta scappando via. I vari clan della camorra, annusando l’affare, si affrettano a occupare le case sfitte per i loro affiliati. Le cose, quindi, andranno peggiorando sempre di più, se non si arriva, con determinazione, a fermare questo modo di fare illegale, prepotente e pericoloso».

Il giorno 4 ottobre, presidente Mattarella, Antonio Natale, un giovane di 22 anni, è scomparso. Antonio, purtroppo, era finito anch’egli nel buco nero e maledetto della camorra. Perciò, nessuno s’illudeva di poterlo ritrovare in vita. Lunedì sera, dopo 15 angoscianti giorni, il suo corpo senza vita è stato ritrovato nelle campagne tra Caivano e Afragola. Uno spettacolo allucinante. Un dolore immenso. Presidente, ho visto il ragazzo che lei ha conosciuto, Adriano, lunedì sera; insieme ci siamo recati sul luogo del ritrovamento. Mi ha tempestato di domande. Era triste, scoraggiato, deluso, come lo siamo tutti. Anche lui, lentamente, va perdendo la speranza che qualcosa possa cambiare e accarezza l’idea di scappare via da questo luogo di ingiustizie e di morte. Se la disperazione e la paura riescono a mandare via dal “Parco verde” chi ancora resiste, sarà davvero un dramma. Quel giorno dovremo dire, che la camorra ha vinto.

Questo scempio non può e non deve accadere. Presidente, l’altro ieri, nonostante la massiccia presenza delle forze dell’ordine, in pieno giorno, sono stati esplosi diversi colpi di pistola verso un altro quasi ragazzino del “Parco Verde”. Grazie a Dio, è sfuggito all’agguato ma, ne sono certo, “quelli” presto torneranno. La guerra continua. Non m’interessa conoscere gli schieramenti dei vari clan, non mi incuriosisce sapere chi comanda né il motivo per cui Antonio è stato barbaramente ucciso. Vorrei solo alzare – se ci riesco – ancora una volta la mia voce, la voce ormai rauca di un parroco che tenta di tenere in vita la speranza di tanta gente che, come Adriano, chiede solo un pizzico di normalità. In questi anni ho chiesto tanto ad Avvenire e al suo direttore. Spero che, ancora una volta, ci dia una mano. Spero, anche se è una cosa che non fa quasi mai, che voglia pubblicare questa mia lettera aperta indirizzata a lei, Presidente.

Dobbiamo impedire, con tutte le nostre forze, alle potenze del male di prendere il sopravvento. Dobbiamo costringere la speranza a non traslocare dal “Parco Verde” di Caivano. Dobbiamo evitare che i nostri ragazzi restino intrappolati, come ingenui uccellini, nella famelica tagliola della camorra. Dobbiamo rimanere accanto ai buoni per sostenerli e incoraggiarli. Sono italiani. Orgogliosi di essere italiani. Chiedono di restare italiani. A testa alta. Amano la vita, la libertà, lottano per la dignità della persona umana. Non ce la fanno però a tener fronte a chi ragiona con le pistole e con i kalashnikov. Non possiamo deludere questa bella gioventù. Non abbiamo il diritto di lasciarla sola. Presidente, ci aiuti!

Fonte: Maurizio PATRICIELLO | Avvenire.it

 

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