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In viaggio seguendo la stella, in cammino verso il Bambino come i Magi

LIBRO:  Luigi Maria Epicoco, parroco degli universitari de L’Aquila e professore universitario di filosofia, con un linguaggio accessibile e salutarmente provocatorio e stimolante ci regala una riflessione originale, accompagnando il lettore nel suo cammino di ricerca interiore sulla strada del Natale. Come suggerisce il sottotitolo, il Natale del viandante, quello vissuto dai Magi, ma anche di colui che si mette in cammino, in viaggio, questa volta non per evadere, ma per trovare sé stesso.

Luigi Maria Epicoco
La stella, il cammino, il bambino. Il natale del viandante
Edizioni San Paolo
pp. 176
euro 15,00

Ma cosa serve per mettersi in cammino? Un cielo a cui innalzare lo sguardo per vedere la stella che ci guida, ma «per avere una stella devi accorgerti che esiste un cielo sopra la tua testa. Per accorgerti di questo cielo devi imparare ad alzare lo sguardo. Per alzare lo sguardo devi smettere di pensare che la vita è solo un andare avanti, a volte bisogna andare in alto, perché dall’alto le cose si vedono meglio».In viaggio seguendo la stella, su un cammino verso il Bambino come i Magi 1

Un cammino, perché il solo modo per trovare qualcosa dentro di noi è camminare verso una meta, «sarà questo il motivo per cui ci siamo inventati i pellegrinaggi o i viaggi epici. Ci sono strade che aspettano solo noi, fatte a misura delle nostre scarpe» e allora cosa aspettare: non ci resta che partire verso la meta.

E questa meta è il Bambino, attesa di vita. Vita che non è per forza un figlio, ma è sicuramente qualcuno che ci è affidato da Dio affinché noi ce ne prendiamo cura: per un insegnante i suoi studenti, per un medico i suoi pazienti, per tutti il prossimo… Vita che è sicuramente Gesù. «O forse è quel bambino che eri tu e che non trovi più. Bambino è attesa di vita. È vita affidata a te. Vita che aspetta te per essere possibile. Da quando sei venuto al mondo anch’io sono venuto al mondo, e non immaginavo che la cosa per cui valga la pena vivere è fragile come un bambino tre le braccia».

L’invito è quello di vivere il Natale come un esercizio per tornare a farci semplici, bambini; «non siamo più allenati ad aver chiaro ciò che conta e facciamo diventare importante anche ciò che potrebbe non esserci». Un invito a valorizzare la nostra umanità perché anche se fragile, debole, ferita, indegna, è proprio in essa che Cristo è voluto nascere. Abbiamo tutti bisogno di una stella, di un cammino e di un bambino e di ricordare che tutte le volte che contempliamo il mistero di un Dio che si fa bambino, dovremmo contemplare quel grande mistero che siamo noi.

«L’insegnamento che Cristo ci dà nella storia dei Magi è di cercarlo, di riconoscere il suo volto e di inginocchiarci davanti alla sua umanità».

Fonte: Walter Colombo | Gazzettadalba.it

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