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SCUOLA /Rientro a settembre, come si organizza una scuola di montagna con il 50% di docenti precari

“Più che turni serviranno degli ingressi scaglionati, non è certo una situazione perfetta, è un’emergenza e dobbiamo mettere i nostri ragazzi al centro affinché possano vivere la scuola nella migliore delle condizioni”. Laura Biancato dirige l’Istituto d’Istruzione superiore “Mario Rigoni Stern” di Asiago, che sorge a mille metri sul livello del mare, sull’Altopiano “dei Sette Comuni”, in provincia di Vicenza.

L’Istituto, che conta 800 alunni e 137 docenti, è una sorta di cittadella degli studi, con un liceo delle scienze applicate, un liceo sportivo, un istituto tecnico economico e un tecnico del turismo, un professionale con tre indirizzi: alberghiero, meccanico e agrario. In più comprende un convitto statale che ospita 80 studenti fuorisede.

Dopo il diploma quasi tutti gli studenti che non continuano gli studi trovano una collocazione nel mondo del lavoro nel turismo, nelle aziende familiari agricole, nella meccanica. In questi giorni, come peraltro succede un po’ in tutte le scuole d’Italia, si sta preparando anche qui il difficile rientro degli studenti a scuola a settembre.

Un rientro che prevede a seconda dell’iniziativa immaginata dalle singole scuole, orari più lunghi, ingressi scaglionati, integrazione della didattica in presenza con quella a distanza. “Più che orari lunghi, per noi improponibili – precisa la dirigente Biancato – noi abbiamo pensato di attivare una serie di precedenze con delle priorità da svolgere a scuola come i laboratori. In subordine pensiamo a lezioni a distanza per discipline come storia e filosofia”.

L’Istituto di Asiago è reduce dai mesi terribili della chiusura forzata e della didattica a distanza, ma non è stato colto di sorpresa. Un assetto tecnologico e digitale di prim’ordine e ben rodato – favorito dall’arrivo della dirigente, nel 2017, e dalle esigenze indotte dal territorio – ci vuole un’ora di strada per raggiungere Bassano del Grappa o Tiene e Schio, la stessa Vicenza, copoluogo – esigenze che impongono agli alunni tante ore da trascorrere ogni giorno sulle corriere per coprire il tragitto scuola e casa – ha consentito agli alunni di non perdere neppure un giorno di lezione visto che tra la chiusura della scuola alla fine di febbraio e l’inizio delle lezioni a distanza non c’è propro stata soluzione di continuità.

“Noi (dirigente, docenti, educatori e personale della scuola) vogliamo rimanere accanto ai nostri studenti e dare il massimo – ha scritto subito la chiusura di febbraio, a ridosso della fine delle vacanze di carnevale, che in Veneto sono molto sentite e anche lunghe, la dirigente Biancato in quelle ore terribili sul sito della scuola – per costruire occasioni di crescita e di apprendimento, anche quando le lezioni sono sospese. Vogliamo dire che la scuola non si ferma, e che deve agire come comunità educante. Come sistema.

Dobbiamo evitare che ognuno agisca per sè, che ci siano classi e studenti più o meno seguiti. Dobbiamo lavorare perchè ci sia unitarietà in un momento difficile. E perchè nessuno venga lasciato indietro. Il Collegio dei Docenti ha rafforzato le decisioni in merito alla didattica a distanza, ma vogliamo ricordare che il nostro sistema in cloud (Registro e piattaforma Google Suite) era già pronto e attivo. Non ci siamo inventati niente di nuovo, ma abbiamo sicuramente potenziato l’esistente.

Ora serve che ognuno faccia la sua parte. I docenti, perchè il percorso di apprendimento non si interrompa. Gli educatori del Convitto, per continuare a dare supporto ai convittori. La segreteria, per seguire l’indispensabile parte amministrativa. I collaboratori scolastici, per mantenere sani gli ambienti, seppure interdetti al pubblico. Chiedo alle famiglie e ai ragazzi di portare pazienza se qualcosa non funzionerà alla perfezione. Anche per noi questa è un’onda d’urto che dobbiamo imparare ad affrontare. Ma chiedo anche di segnalare se ci saranno problemi o mancanze. Cercheremo di provvedere al meglio”. E così è stato, fino ad arrivare ai giorni nostri, con l’emozionante ritorno a scuola degli alunni più grandi, dopo un periodo davvero triste, che ha pure contato alunni contagiati dal Covid-19 e familiari deceduti, per un esame di Stato liberatorio e ricco di sodisfazioni per studenti e insegnanti, che si sono fatti in quattro per tenere salda la comunità in questi mesi, aiutandosi a vicenda e trasferendo ciascuno agli altri le proprie competenze come una grande squadra sa fare, al netto delle difficoltà legare alla connessione, che ha coinvolto un numero esiguo di alunni, “meno di dieci”, assicura Biancato.

Preside Laura Biancato, la chiusura forzata della scuola vi ha trovati pronti. Qual è stata la ricetta?

“Nel 2017 quando arrivai c’era poca innovazione ma c’erano molti docenti motivati e un buon sistema di cloud e la Suite di Google. Abbiamo rinnovato gli ambienti, con aule collaborative, flessibili, arredi con sedute flessibili e con posizioni comode per apprendere meglio. Abbiamo messo in piedi un’aula con sgabelli che si possono abbassare, anche tavoli alti per lavorare in piedi. I ragazzi si trovano meglio, apprendono e si esprimono meglio in queste condizioni. Quando è arrivato il lockdown avevamo la piattaforma implementata, è una piattaforma che va benissimo per tutto. I nostri ragazzi sono fuorisede, ci mettono un’ora e mezza di pullman per venire a scuola, abbiamo anche un convitto per ottanta studenti fuorisede e la nostra piattaforma ci è servita per le aule virtuali che consentono al docente di inserirvi le lezioni registrate in modo che poi gli studenti se le possano seguire con calma quando vogliono. Tutto questo è stato utilissimo per i nostri alunni anche prima della pandemia. Peraltro noi abbiamo anche un liceo sportivo con studenti e studentesse che fanno gare ad alto livello e devono stare anche due settimane via da scuola e con questo sistema riuscivamo a non far perdere nulla. I nostri ragazzi ospedalizzati a propria volta hanno seguito le lezioni lo stesso. Dal giorno della chiusura sabbiamo dovuto avviare quasi per la prima volta solo le videolezioni sincrone, che hanno funzionato bene, e così non abbiamo perso neppure un giorno di scuola, il resto lo facevamo già”.

Avete avuto dei riscontri positivi?

“Abbiamo avuto un grande ritorno e delle attestazioni molto positive. Paradossalmente è andata pure meglio, i ragazzi in effetti mi hanno detto di avere studiato meglio così, sarà per il venir meno dello stress del viaggio in pullman o perché non si disturbavano a vicenda. Naturalmente la didattica a distanza non può essere sostitutiva della didattca in presenza, ma si può integrare”

Il prossimo anno ricorrerete alla DaD?

“Il prossimo anno la useremo certamente per le lezioni di recupero. Ho genitori con ragazzi con disabilità che hanno detto che sono contenti. L’isolamento non ce lo auguriamo, ma usare questi mezzi è importante, quando serve. Tutti i nostri ragazzi hanno l’Ipad, metà pagato dalla scuola, metà dalle famiglia e questo li ha aiutati, avevano già il dispositivo in mano quando è partita la DaD. Purtroppo abbiamo avuto anche noi problemi di connessione, che non è mai al top nelle case in mezzo alle valli, non è semplice comunque si è trattato di rarissimi casi, meno di dieci su ottocento alunni. I ragazzi hanno addirittura fatto dei tutorial di cucina. Non avendo i laboratori in presenza s’iimmagini cosa voglia dire questo per un alberghiero. Ma i docenti si sono industriati a presentare dei laboratori di cucina su cose che potevano riprodurre a casa. Ho visto dei tutorial in cui loro spiegavano come si fa un frappè. Quanto ai meccanici, riprodurre la meccanica a casa è difficile ma i professori ha fatto dei video per la produzione di pezzi. Perlomeno i ragazzi non hanno perso la continuità. Stessa cosa per l’agrario. I miei docenti hanno fatto delle attività didattiche che non avrei mai immaginato. C’era tanta voglia di fare”.

Un motivo in più per riconoscere loro il merito…

“Infatti. Uno dei criteri per la valorizzazione del merito di quest’anno è quello di premiare chi si è speso di più anche per aiutare gli altri colleghi, per esempio con le videoconferenze, e con la messa a punto delle applicazioni per la didattica. Ogni volta che uno ne trovava una efficace la spiegava agli altri. Abbiamo creato e usato una sorta di banca formativa di buone pratiche e di buone attività, nessuno si è tenuto per sé le cose, ognuno le ha messe a disposizione dei colleghi. Devo ammettere che avendo iniziato presto, a febbraio, alla fine dell’anno c’è una buona dose di stanchezza per tutti. e anche per i ragazzi, seguire in un modo così diverso è stato impegnativo”.

Ma oggi tocca occuparsi del domani. E il domani reca la data del 1 settembre, giorno d’inizio del nuovo, difficile anno scolastico, pieno di interrogativi ai quali però occorre dare risposta ora.

“Ho docenti che hanno dato la propria disponibilità per organizzare il rientro. Sono docenti disponibili ma anche dotati di competenze, sono ingegneri e informatici. E se le cose restano così, con le linee guida che ci troviamo, ci sarà una didattica mista, in presenza e a distanza. Noi gli spazi per la didattica li abbiamo. Ma pur avendo gli spazi per alunni distanziati, il problema si pone per gli spazi comuni e la ricreazione. Trecento studenti magari nelle aule stanno ben distanziati ma negli spazi comuni no, e quindi bisognerebbe ricorrere a orari lunghi, che sono improponibili, visto anche che nostri alunni devono viaggiare ogni giorno. Questa parte del Veneto è fatta di zone di montagna e di campagna: è impossibile immaginare che ci siano dei mezzi di trasporto ad ogni ora. Noi abbiamo pensato una serie di precedenze fissando delle priorità da svolgere a scuola come i laboratori. In subordine pensiamo a lezioni a distanza per materie come Storia e Filosofia. Se le cose restano così, non si può fare altro matematicamente. Si parla di garantire due metri quadri per studente in classe e già questo rende impossibile la cosa, si pensi agli spazi comuni. La soluzione spazio all’aperto è bella in teoria ma da noi non sarà praticabile visto che si arriva a zero gradi. E’ bello pensare alla scuola fuori, al cinema o in altri spazi, ma io come dirigente devo essere pronta a ricevere i ragazzi a scuola, se un giorno piovesse e non potendolo sapere prima. Per le superiori siamo fortunati rispetto a bambini di primaria e infanzia, perché possiamo compensare. Per le superiori una soluzione si trova. Io penso di sostituire i banchi tradizionali con banchi con la ribaltina. Ho visto esperienze positive. Le sedie proposte dalla ministra sono bellissime ma sono costosissime, io me la sto cavando con 35 euro l’una. Ricorreremo all’applicazione Quaderni dell’Ipad, che prevede l’uso della penna. Bisogna cambiare paradigma, ma è una necessità”.

Prevede dei turni?

“Più che turni, prevediamo degli ingressi scaglionati, non è una situazione perfetta, certo, ma è un’emergenza e dobbiamo mettere i ragazzi al centro affinché possano vivere la scuola nella migliore delle situazioni possibili. E ci saranno due fasce orarie, con metà delle classi che entra alle 8 ed esce alle 12 e con l’altra metà che entra alle 10 ed esce alle 14”

Anche qui, il 1 settembre si ripresenterà a settembre il problema delle cattedre scoperte e del precariato, un disagio che si aggiunge agli altri

“Abbiamo il 50 per cento di docenti precari, però abbiamo tracciato delle linee guida delle scuole per cui ogni docente nuovo riceve all’arrivo una formazione minima, abbiamo una procedura di Onboarding che prevede un’azione di accoglienza anche a livello umano in cui si spiega come funziona il nostro sistema, giusto per consentir loro di trovarsi a proprio agio, sia nella scuola, sia in città, dove grazie alla solidarietà dei colleghi del posto e del basso prezzo degli affitti delle tante case turistiche sfitte d’inverno, trovano subito una sistemazione”

Gli esami di Stato in presenza intanto hanno restituito una buona dose di normalità a quest’anno scolastico più che particolare.

“Gli studenti erano molto contenti di esser tornati, certo erano molto provati, spero sia stato l’ultimo anno in queste condizioni, ma sono stati molto bravi a preparare gli elaborati”.

Fonte: Vincenzo Brancatisano  | OrizzonteScuola.it

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