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Alessandro D’AVENIA – 54. Perle d’Aprile

È avvenuto tutto in modo inatteso! Tutte le forze politiche, improvvisamente memori che dalla qualità della scuola dipende quella del Paese, hanno unanimemente deciso di vararne la Riforma. Mi sembra doveroso lasciare lo spazio della rubrica alle disposizioni contenute nella circolare ministeriale che proprio oggi verrà letta in tutte le scuole italiane.

«Si rendono note le linee guida della riforma che avrà efficacia dal nuovo anno scolastico:
0. Nutre la mente ciò che le dà gioia. La vita cresce grazie a relazioni generative.
1. Non esiste più la scuola dell’obbligo. Va solo chi vuole impegnarsi a conoscere il mondo e la memoria del mondo. Gli altri sono liberi di fare ciò che vogliono (si prevedono per le strade masse di ragazzi annoiati e ignoranti). È compito dei genitori spiegare ai figli le ragioni per cui vale la pena frequentare la scuola. Forniremo vademecum con spunti utili.
2. Insegnanti, docare e coenti e professori non si chiamano più così ma: Maestri. Ogni Maestro/a deve possedere tre requisiti: Conoscenza, Passione, Empatia, cioè amnoscere ciò che insegna e amare e conoscere le persone a cui lo insegna. Nessun aspirante privo di una sola delle suddette caratteristiche può diventare Maestro/a. Se ne perde una viene aiutato dagli altri Maestri a superare il momento di difficoltà: non viene mai lasciato solo.
3. I ragazzi scelgono liberamente i Maestri all’interno dei percorsi curricolari della scuola. I Maestri della stessa disciplina usano, in orari diversi, la medesima aula (è possibile anche arredarla con buon gusto e in armonia: si prega di mettere almeno una pianta).
4. Il Maestro dedica il mattino (8.00-13.30) alle lezioni. L’appello (8.00-8.30) non è più un obbligo burocratico, ma parte integrante della didattica: ogni alunno ha a disposizione un minuto per dire come si chiama e qual è stata la cosa più bella e la più brutta del giorno prima. Dalle 8.20 alle 8.30 si ascolta musica, scelta a turno da Maestri e alunni. Nel pomeriggio (15-18) il Maestro studia, riceve studenti e/o genitori per colloqui, recuperi e approfondimenti, corregge i compiti. Le classi sono composte da 12 alunni.
5. Le tappe formative (elementari, medie, superiori) durano 4 anni ciascuna, all’ultimo quadriennio si aggiunge un anno incentrato sulla scelta universitaria o del lavoro. Il fine specifico di ogni quadriennio è: imparare a leggere, scrivere e far di conto; imparare a studiare; imparare a pensare, creare, lavorare. Ogni anno consta di tre trimestri e la valutazione finale di ogni materia risulta dalla media ponderata dei voti dei tre trimestri.
6. I Maestri per diventare tali scelgono, nei loro ambiti, sin dall’inizio un percorso specifico della durata di 7 anni: 4 di laurea e 3 di specializzazione. Ai posti di specializzazione, il cui numero è stabilito in base alla reali necessità, si accede tramite concorso annuale. I tre anni di specializzazione, retribuiti, consistono in un tirocinio attivo annuale a fianco di diversi Maestri della disciplina: un anno alle elementari, uno alle medie, uno alle superiori. Parte dell’anno di tirocinio viene dedicata al sostegno di studenti con Bisogni Educativi Speciali.
7. Lo stipendio di base viene portato alla media dei Paesi UE e adeguato alle ore di lavoro.
8. Non ci sono più interrogazioni/compiti a sorpresa. Ogni verifica (scritto/orale) viene pianificata. Alla fine di ogni quadriennio c’è un esame di verifica degli obiettivi del punto 5. Alla fine dell’anno aggiuntivo del quadriennio delle superiori si affronta un esame il cui voto finale risulterà per il 50% dalla media delle medie dei 5 anni delle superiori, per il 30% dai risultati di test (attitudinali e orientativi) nazionali eseguiti lungo l’anno, per il 20% dall’esame. Aboliti i test per l’università, i ragazzi occupano i posti disponibili (vale anche per chi accede subito al mondo del lavoro) in base al risultato dell’esame.
9. Sono aboliti i banchi. Ogni aula ha un tavolo ovale da 13 posti (contro ogni superstizione): i ragazzi si guardano in viso. Il Maestro non ha la cattedra, ma siede al tavolo o passeggia attorno ad esso. I supporti tecnologici sono: la parola, i libri, i quaderni, la penna (i cellulari sono spenti). Al centro del tavolo con tecnologia olografica può apparire qualsiasi immagine o testo necessari alla lezione. Nel compleanno di uno studente il tavolo viene addobbato a festa e l’appello è sostituito dal festeggiamento.
10. I compiti (studenti legati alla sedia come Alfieri), in quantità da svolgere tra le 15 e le 18 (stesso orario del Maestro), sono preventivi. Gli alunni studiano prima le nozioni “attorno” all’argomento e la lezione diventa la ricerca comune del tesoro. Il Maestro guida la caccia: non svela il tesoro (l’attenzione si attiva solo se può scovare il nuovo) ma mette in condizione di trovarlo (la memoria trattiene solo ciò che scopre non ciò che ripete). Sono quindi abolite le domande-ripetizione: «Quali sono le fasi del pessimismo leopardiano?» e ammesse solo le domande-scoperta, grazie alle quali si fa uso degli indizi per raggiungere conoscenze e soluzioni: «Dai Canti quale concezione della vita deduciamo?». L’errore non è così una colpa ma la leva per elaborare una nuova strategia. I ragazzi trovano le risposte in coppie/gruppi (il 12 dà tutte le possibilità), condividendo punti di vista e conoscenze. L’apprendimento individuale viene saggiato nelle verifiche (scritte/orali) pianificate.
11. Le aule non hanno le porte: chiunque potrà vedere e ascoltare dalla soglia.
12. Ai Maestri è vietato parlare della propria vita privata, se non è attinente e necessario alla lezione (esempio: «La prima volta che incontrai Leopardi avevo 13 anni»). La vita del Maestro si mostra solamente in: ciò che insegna, il modo in cui lo insegna, la cura per coloro a cui lo insegna. Alla fine di ogni lezione i ragazzi ringraziano il Maestro per ciò che hanno imparato con il suo aiuto. Il Maestro che parla male degli altri Maestri sarà multato.
13. Una volta a settimana, a turno, nelle stesse modalità descritte prima, un Maestro guida una lezione per gli altri Maestri della sua disciplina, in modo da evitare onerosi corsi di aggiornamento esterni. Una volta all’anno il Maestro guida una lezione per i Maestri delle altre discipline, i quali scelgono almeno tre di queste lezioni (una per trimestre).
14. Viene istituito il: a) Maestro di Lettura, con qualifica in drammaturgia. Legge, per 4 ore settimanali, ad alta voce, libri scelti con gli altri Maestri. In 13 anni sono 1485 ore di lettura, leggendo almeno 30 pagine l’ora ne otteniamo 45.000 (100 libri da 450 pagine). Gli alunni ascoltano e vengono gradualmente coinvolti nella lettura. Non ci sono verifiche e interrogazioni: i testi non sono più pre-testi per fare altro. Esempio: al primo anno delle superiori si leggerà integralmente l’Odissea, 24 libri, ciascuno dei quali per la lettura ad alta voce richiede 30 minuti: bastano 12 ore. b) Maestro di Grafia per un’ora a settimana, perché la mano unita alla mente è tutto. c) Maestro di Latino (per le medie), per due ore a settimana, perché sintassi, comprensione del lessico e logica sono andati a farsi friggere.
15. I colloqui con i genitori sono tre all’anno e vertono sulla crescita integrale (umana e spirituale) del ragazzo, di cui i voti sono solo una parte. È obbligatoria la presenza di entrambi i genitori che, se mettono in discussione l’operato del Maestro, vengono multati. Durante gli ultimi tre anni ad almeno due dei tre colloqui sarà presente anche lo studente.
16. Il Maestro ha un quaderno per ogni alunno. Ogni pagina è divisa in due colonne: nella prima annota i punti forti e le doti, nell’altra i punti deboli, le fragilità, le fatiche della crescita. Conta sui primi per migliorare i secondi: sa che sanzionando solo i secondi non si otterrebbe quasi nulla. Ogni studente sceglie un Maestro-Tutor (parola latina che si legge come si scrive e significa «colui che protegge»), con il quale avrà tre colloqui l’anno sul suo percorso e sulle eventuali difficoltà. I Maestri si incontrano ogni trimestre per concordare l’azione educativa per ogni studente, in base a quanto osservato nei tre mesi precedenti.
17. I Maestri indicano per ogni argomento quale aspetto della vita viene liberato da menzogna e luoghi comuni: la cultura non è un museo, ma vita che aumenta la vita grazie al vero, al bello, al buono. Distinguendo il vero dal falso, il bene dal male, il bello dal brutto, e le gradazioni intermedie, i ragazzi imparano a giudicare e a scegliere: la libertà, fondata su conoscenza ed esperienza della realtà, è il fine di tutto il percorso educativo.
18. Alla fine dell’anno i Maestri ricevono valutazioni anonime sul proprio operato da parte degli studenti in modo da migliorare i punti deboli e fare affidamento su quelli forti. I giudizi sono ad esclusiva conoscenza dell’interessato, la cui credibilità viene dal fatto che per primo sa di essere in continua ricerca e crescita. Il Maestro non si sente mai «arrivato».

Fonte: Corriere.it

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