Per la prima volta un Papa si è recato nella penisola arabica. E la Provvidenza ha voluto che sia stato un Papa di nome Francesco, 800 anni dopo la visita di san Francesco di Assisi al sultano al-Malik al-Kamil. Ho pensato spesso a san Francesco durante questo Viaggio: mi aiutava a tenere nel cuore il Vangelo, l’amore di Gesù Cristo, mentre vivevo i vari momenti della visita; nel mio cuore c’era il Vangelo di Cristo, la preghiera al Padre per tutti i suoi figli, specialmente per i più poveri, per le vittime delle ingiustizie, delle guerre, della miseria…; la preghiera perché il dialogo tra il Cristianesimo e l’Islam sia fattore decisivo per la pace nel mondo di oggi.
Ringrazio di cuore il Principe Ereditario, il Presidente, il Vice Presidente e tutte le Autorità degli Emirati Arabi Uniti, che mi hanno accolto con grande cortesia. Quel Paese è cresciuto molto negli ultimi decenni: è diventato un crocevia tra Oriente e Occidente, un’“oasi” multietnica e multireligiosa, e dunque un luogo adatto per promuovere la cultura dell’incontro. Viva riconoscenza esprimo al Vescovo Paul Hinder, Vicario Apostolico dell’Arabia del Sud, che ha preparato e organizzato l’evento per la comunità cattolica, e il mio “grazie” si estende con affetto ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici che animano la presenza cristiana in quella terra.
Ho avuto l’opportunità di salutare il primo sacerdote – novantenne – che era andato lì a fondare tante comunità. É sulla sedia a rotelle, cieco, ma il sorriso non cade dalle sue labbra, il sorriso di aver servito il Signore e di aver fatto tanto bene. Ho salutato anche un altro sacerdote novantenne – ma questo camminava e continua a lavorare. Bravo! – e tanti sacerdoti che sono lì al servizio delle comunità cristiane di rito latino, di rito siro-malabarese, siro-malankarese, di rito maronita che vengono dal Libano, dall’India, dalle Filippine e da altri Paesi.
Oltre ai discorsi, ad Abu Dhabi è stato fatto un passo in più: il Grande Imam di Al-Azhar ed io abbiamo firmato il Documento sulla Fratellanza Umana, nel quale insieme affermiamo la comune vocazione di tutti gli uomini e le donne ad essere fratelli in quanto figli e figlie di Dio, condanniamo ogni forma di violenza, specialmente quella rivestita di motivazioni religiose, e ci impegniamo a diffondere nel mondo i valori autentici e la pace. Questo documento sarà studiato nelle scuole e nelle università di parecchi Paesi. Ma anche io mi raccomando che voi lo leggiate, lo conosciate, perché dà tante spinte per andare avanti nel dialogo sulla fratellanza umana.
In un’epoca come la nostra, in cui è forte la tentazione di vedere in atto uno scontro tra le civiltà cristiana e quella islamica, e anche di considerare le religioni come fonti di conflitto, abbiamo voluto dare un ulteriore segno, chiaro e deciso, che invece è possibile incontrarsi, è possibile rispettarsi e dialogare, e che, pur nella diversità delle culture e delle tradizioni, il mondo cristiano e quello islamico apprezzano e tutelano valori comuni: la vita, la famiglia, il senso religioso, l’onore per gli anziani, l’educazione dei giovani, e altri ancora.
Negli Emirati Arabi Uniti vive circa poco più di un milione di cristiani: lavoratori originari di vari Paesi dell’Asia. Ieri mattina ho incontrato una rappresentanza della comunità cattolica nella Cattedrale di San Giuseppe ad Abu Dhabi – un tempio molto semplice – e poi, dopo questo incontro, ho celebrato per tutti. Erano moltissimi! Dicono che tra quanti erano dentro lo stadio, che ha capacità per 40 mila, e quanti erano davanti agli schermi fuori dello stadio, si arrivava a 150 mila! Ho celebrato l’Eucaristia nello stadio della città, annunciando il Vangelo delle Beatitudini. Nella Messa, concelebrata con i Patriarchi, gli Arcivescovi Maggiori e i Vescovi presenti, abbiamo pregato in modo particolare per la pace e la giustizia, con speciale intenzione al Medio Oriente e allo Yemen.
Cari fratelli e sorelle, questo Viaggio appartiene alle “sorprese” di Dio. Lodiamo dunque Lui e la sua provvidenza, e preghiamo perché i semi sparsi portino frutti secondo la sua santa volontà.
Un’intervista esclusiva dei media vaticani alla madre del giornalista James W. Foley, rapito e ucciso dall’Isis. Diane Foley è stata ricevuta da Leone XIV insieme allo scrittore Colum McCann, con cui ha scritto un libro per raccontare, oltre alle vicende legate alla morte del proprio figlio, il percorso umano e interiore intrapreso, un sofferto cammino…
Le grandi potenze oggi si muovono in modo arbitrario. Ma l’Occidente ha una tradizione in cui ritrovare geli anticorpi per questa situazione Siamo entrati in una nuova era delle relazioni internazionali. Non abbiamo a che fare con il mero ritorno alla logica ottocentesca delle politiche di potenza. Non è così. Siamo nell’inedita e minacciosa età…
«Che cosa posso fare davanti a tanta guerra?»: è la domanda di tutti in questo momento storico. «Il senso di impotenza nasce dalla sproporzione tra l’imponenza delle atrocità oggi sotto gli occhi di tutti e l’esiguità di ciò che possiamo “fare” per cambiare il corso degli eventi. Ma la percezione di debolezza deve evitarci di…
Come 50 anni fa c’è chi semina odio. Bisogna evitare di cadere in una trappola mortale Erano molto diversi: uno studente liceale colpevole di essere anticomunista, l’altro un militante conservatore, reo di mettere in crisi i suoi interlocutori di sinistra con il dialogo, che offriva a tutti. Uno un ragazzo, l’altro un giovane padre di…
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