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A Barcellona il Simposio del Ccee «Senza di loro, comunità senza futuro»

I giovani? Non sono «una delle cose importanti» ma «la» cosa importante per la comunità cristiana, perché senza di loro «non esisterà una Chiesa nel futuro». Non ha mezzi termini Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, che ieri ha moderato la tavola rotonda nel secondo giorno di lavori del Simposio promosso a Barcellona dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) sul tema dell’accompagnamento dei giovani. Un appello che il presule ha consegnato alla platea dei 275 incaricati di cinque diversi ambiti pastorali (catechesi, scuola, università, giovani e vocazioni) delle Conferenze episcopali di tutto il vecchio continente.

Secondo il presule «la Chiesa ha il dovere di studiare le diverse culture giovanili per capire cosa esse esprimono ». Si tratta insomma di «andare là dove sono i giovani». Che oggi sono spesso dei «nowhere people», «persone senza un dove, senza una direzione», come li ha definiti il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e vice presidente del Ccee.

E il grande quesito sul tavolo del Simposio riguarda proprio le strade da percorrere oggi per raggiungere i giovani. Una rimane ancora quella che la Chiesa ha imboccato nel 1984, con l’avvio delle Giornate mondiali della gioventù, come testimoniato da don Joao Chagas, responsabile della sezione giovani del Dicastero per laici, famiglia e vita. Il sacerdote brasiliano, infatti, ha raccontato la sua esperienza di accompagnatore dei giovani pellegrini alle Gmg: «Condividere con loro anche le difficoltà e i sacrifici richiesti da una Gmg mi ha permesso di stare accanto al cuore dei ragazzi, che proprio in questi frangenti si sono sentiti liberi di confidarsi». Nell’aula magna del Seminario di Barcellona si è dato spazio poi ancora alle voci dei giovani e alle loro storie di vita, segnate spesso da profonde sofferenze interiori. Come ha raccontato Carlota Cumella, giovane spagnola di 20 anni, che grazie all’esperienza della Gmg di Madrid e all’accompagnamento di un prete che ha saputo condividere le sue angosce, ha superato il proprio «odio verso Dio» e ha scoperto «il volto amorevole del Signore». Altrettanto toccante la storia della giovane albanese Jona Dracini, studentessa di medicina, cresciuta in una famiglia musulmana che un anno fa ha ricevuto il Battesimo.

Nella tavola rotonda moderata da Hollerich, poi, sono intervenuti cinque responsabili di diversi Paesi europei dei cinque ambiti pastorali. Tra questi anche Ernesto Diaco, dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università, che ha ricordato che «se vogliamo capire la società del futuro dobbiamo guardare alla scuola di oggi».

Dopo la Messa per le vocazioni, presieduta dal vescovo di Como, Oscar Cantoni, nel pomeriggio i partecipanti al Simposio hanno ascoltato l’intervento di suor Lola Arrieta, carmelitana e membro dell’«Equipo Ruaj» che offre accompagnamento spirituale ai giovani. In serata si è tenuta una veglia di preghiera animata dai giovani di Barcellona per i loro coetanei europei. Oggi i lavori del Simposio proseguono con la Fiera delle buone pratiche e la visita alla Sagrada Familia, mentre le conclusioni sono previste domani con l’intervento del cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Ccee.

Fonte: Avvenire.it

Approfondimento: Vai al sito del Simposio

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