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Gandolfini e Floris in Liguria: le ragioni del NO AL REFERENDUM

COMITATO DIFENDIAMO I NOSTRI FIGLI: «La riforma costituzionale Renzi-Boschi accentra il potere nelle mani del governo, sottraendolo al Parlamento e allontanandolo ulteriormente dai cittadini, favorendo così anche il proliferare di leggi contrarie alla dignità dell’uomo. Non si vende la democrazia per un presunto efficientismo». Sono queste, in estrema sintesi, le ragioni per il “no” al referendum costituzionale espresse in Liguria da Massimo Gandolfini, presidente di “Difendiamo i nostri figli” e leader dei due recenti Family Day di Piazza San Giovanni e del Circo Massimo, e da Massimo Floris, giurista, vice-presidente di “Identità Cristiana”.

Davanti a un pubblico attento e partecipe, che nel fine settimana ha affollato il cinema NickelOdeon a Genova e la sala multimediale di TeleLiguria Sud alla Spezia, Gandolfini e Floris hanno ricordato le due grandi giornate dei Family Day, sottolineando l’inutilità e la pericolosità della legge sulle cosiddette “unioni civili”, che pretende di definire la famiglia sulla base del solo sentimento, ignorando la differenza sessuale.

In quell’occasione, il governo ha ignorato la voce di milioni di cittadini scesi in piazza. Ma non solo. «E’ stato negato il confronto democratico, visto che la legge non è passata in Commissione Giustizia – ha detto Gandolfini -. Ed è stato imposto il bavaglio anche al Parlamento, dove il governo è ricorso al voto di fiducia, sebbene Renzi avesse garantito ampio dibattito e, prima ancora, aveva affermato che il suo governo, non avrebbe trattato temi etici». Non è prevista neanche l’obiezione di coscienza per gli amministratori locali.

«La legge sulle “unioni civili” è inutile, perché i diritti dei conviventi erano già garantiti tutti, tranne le adozioni e la pensione di reversibilità. L’estensione della reversibilità – istituto pensato per aiutare le vedove a continuare a crescere i figli – comporterà un esborso notevole, proprio mentre gli ultimi dati ISTAT (2014) dicono che il 5,7% delle famiglie (e quattro milioni di cittadini) sono in condizione di povertà».

«Si vuole distruggere la famiglia in favore dei diritti dell’individuo, rimuovendo quindi l’aspetto relazionale. Ma senza le fondamenta della famiglia, la società crolla, perché diventa semplicemente una somma di individui. L’idea di bene comune sparisce, rimane solo il mio bene privato. Ma non si può fondare una comunità civile su tanti egoismi».

«Il governo Renzi ha scelto di non ascoltare il popolo, ma di servire una lobby ideologica che sta rivoluzionando il concetto di famiglia, arrivando a negare il diritto di ogni bambino ad aver una mamma ed un papà». «Il giorno dell’approvazione della legge sulle “unioni civili”, il presidente degli Stati Uniti, Obama, ha alzato il telefono e chiamato Renzi per complimentarsi. L’input per la distruzione del corpo intermedio della famiglia – attraverso l’omologazione con altre forme di convivenza, in particolare dello stesso sesso – viene da molto lontano e, soprattutto, da un capitale economico che è in grado di condizionare l’economia e i Paesi di tutto il mondo».

«La legge sulle “unioni civili” è parte di un programma strategico, che prevede anche adozioni per single e persone dello stesso sesso e “regolamentazione” dell’utero in affitto. Ma come si può regolamentare una tale pratica neo-colonialista? Monica Cirinnà, da consigliere comunale a Roma, stabilì che un cucciolo di cane non potesse essere separato dalla madre nei primi sei mesi di vita. Ora spalanca la strada all’utero in affitto, privando un bambino della madre, con cui il bambino concepito instaura prestissimo un dialogo e a cui passa cellule che rimarranno per sempre in organi della madre quali fegato, midollo osseo, tiroide. Poi c’è la legge sull’omofobia, che minaccia fino a sei anni di galera a chi non si allinea al pensiero unico, l’eutanasia, il divorzio express, che laddove è in vigore, impenna il numero di rotture di matrimonio (una ogni quattro minuti in Spagna), e la legalizzazione delle droghe leggere», di cui sono vittime particolarmente i giovanissimi. «Per essere politically correct non se ne parla, si esalta il dialogo. Ma per costruire ponti, è necessario che dall’altra parte ci sia roccia. Se c’è fango, il ponte crolla. Bisogna anzi sminare i ponti pericolosi».

Venendo al tema della Costituzione, Gandolfini ha detto che a settant’anni dalla sua formulazione può essere cambiata. «Ma il metodo deve essere quello della condivisione, perché si tratta della carta fondamentale dello Stato, le regole del gioco. Non si può modificarla a colpi di fiducia, da un governo non eletto». La questione è molto delicata, come sottolineò Don Luigi Sturzo in un discorso al Senato nel 1957: «La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà».

Gandolfini ha poi smontato i tre pilastri della riforma costituzionale: GOVERNABILITA’, SEMPLIFICAZIONE, RISPARMI. «Con la legge elettorale Italicum, il partito che vince le elezioni, anche al secondo turno, prenderà il 55% dei seggi, potendo così controllare l’elezione del Presidente della Repubblica, la nomina di un terzo dei giudici della Corte Costituzionale e dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura, la nomina dei vertici delle Forze Armate, della Rai e delle aziende controllate dallo Stato».

Riguardo alla presunta semplificazione, Gandolfini sottolinea che la riforma decuplica il numero delle parole usate e rende incomprensibile quello che era stato scritto in modo attento alla comprensibilità piena da parte di tutti. Vengono previste ben quattordici eccezioni procedurali legislative rispetto all’iter monocamerale. Inoltre, il tempo medio per una legge in Italia è già oggi di 43 giorni, contro i 52 di Francia e Germania. E il governo Renzi ha fatto settecento decreti legge. In realtà, in Italia il problema è che le leggi sono troppe! E’ necessario ed urgente riunirle, eliminare i doppioni ed i contrasti, eliminare quelle inutili…. E come garantire un adeguato tempo di confronto su proposte di legge che riguardano temi sensibili?».

Infine, verrà abolita la rappresentatività popolare del Senato, ma non la sua burocrazia. Così il risparmio sarà risibile, specie se confrontato con i sessanta aerei F35 per i quali lo Stato ha speso oltre 15 miliardi.

Gandolfini ha ricordato gli appelli recenti dei Papi: “la libertà religiosa non si può limitare al libero esercizio del culto; deve essere tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione, quindi la possibilità per i credenti di fare la loro parte nella costruzione della società civile” (Benedetto XVI, ONU 17 aprile 2008). “Una fede che non diventa cultura non è una fede pienamente accolta, non è una fede interamente pensata e, forse, non è neanche fedelmente vissuta” (Giovanni Paolo II).

La conclusione è con una frase di Martin Luther King, «che ripeto ogni mattina e che vorrei che anche voi faceste vostra: “Può darsi che tu non sia responsabile della situazione in cui ci troviamo a vivere, ma lo diventerai nel momento in cui non farai nulla per cambiarla”. Il passaggio del “no” al referendum è una grande occasione per mettere una prima pietra di cambiamento».

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