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7 consigli che un perfezionista non vuole ascoltare

Ti succede che ti costa lasciare le cose a metà se devi cambiare attività, o che non riesci a delegare qualcosa perché pensi che nessuno lo farà meglio di te? O forse devi alzarti ogni mattina un’ora prima per provarti mille camicie prima di decidere qual è quella perfetta per quella giornata? Credi che potresti aver sempre fatto le cose meglio, che potresti essere una madre migliore, un capo migliore, un’assistente migliore, migliore, migliore, migliore… Il buono non è mai abbastanza buono, né i tuoi figli, né tuo marito, né i tuoi amici e men che meno la società.

La tua vita è una sofferenza costante perché le tue aspettative saranno sempre le più elevate e irraggiungibili.

Conosco molti perfezionisti e sono persone straordinarie, che cercano sempre di dare il meglio di sé, appassionati per il lavoro, per il fatto di essere sempre in ordine, puntuali… e tutto questo in sé non ha niente di sbagliato, ma per un perfezionista la vita è insopportabile quando non riesce a raggiungere i propri obiettivi. I motivi sono molti, ne potremmo trovare un’infinità: un’infanzia esigente, una personalità responsabile al cento per cento… ma forse il più importante è il mondo di oggi: un produttore numero uno di perfezionisti.

Questa galleria è basata sul libro When Perfect Isn´t good Enough (Quando essere perfetti non basta), di Martin M. Antony PhD y Richard P. Swinson, MD. È per coloro che si scoprono perfezionisti e per quanti vogliono condividerla con quegli amici che vivono frustrati perché avrebbero potuto sempre far meglio.

1. Dio è perfetto, non perfezionista

Il perfezionismo può presentarsi in vari aspetti della nostra vita: a scuola o sul lavoro, nell’apparenza fisica, nell’organizzazione e nell’ordine, nella scrittura e nella pronuncia delle parole: immaginate un perfezionista che parla in chat, che sofferenza! Il perfezionismo può influire anche sulla nostra vita cristiana e sul nostro rapporto con Dio (e questo è grave). Cercando di essere sempre perfetti, ci concentriamo sul ristretto compimento dei rituali, delle preghiere, delle attività che un cristiano “deve” fare e ci dimentichiamo dell’amore per Dio e per il prossimo.

2. Il perfezionismo non ci permette di vedere che siamo amati

Il perfezionista è sempre insoddisfatto di sé e degli altri. L’ira è una costante nella sua vita, può soffrire di ansia e anche di depressione. La vita diventa triste e solitaria. L’allegria è breve quando il lavoro viene riconosciuto e svanisce quando il pensiero detta: “Avresti potuto farlo meglio”. Nella vita cristiana, il perfezionismo ci allontana dalla gioia di amare Dio e dalla sicurezza di sentirci amati come siamo. Diventiamo attivisti e iniziamo a giudicare la vita cristiana degli altri.

3. Accetta te stesso. Non sei perfetto

Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza. La sua creazione non ha errori, perché Dio non sbaglia, non perché è perfezionista, ma perché ama. Non vuole che facciamo tutto bene, senza sbagliare, e ci ha inviato suo Figlio per perdonare tutti i nostri errori e i nostri peccati. Dio è perfetto, e questa perfezione ha a che vedere con il suo amore incondizionato e infinito. È molto bello sforzarci di essere migliori, di raggiungere la santità, ma dev’essere un cammino colmo di allegria, non di sofferenza. Dio sa che siamo pieni di errori e ci esorta a migliorare con gioia, non a tormentarci con mete irrealistiche, impossibili da raggiungere.

4. L’amore si vive in comunità. Chiedi aiuto

L’amore si vive nell’incontro. Non siamo soli, abbiamo una famiglia, abbiamo degli amici, la Chiesa. Armati quindi di coraggio e parla di questo tema agli altri. Dì loro cosa ti succede e cosa provi. Chiedi aiuto, consiglio. Accettare che questi atteggiamenti ti rendono la vita dolorosa è già un grande passo. Superare il perfezionismo richiede un lavoro personale che prenderà tempo, ma in compagnia è più leggero. Anche nei casi più gravi, in cui si richiede aiuto professionale, è importante contare sulla compagnia degli altri in questo processo.

Dio è perfetto, non perfezionista

5. Non pretendere di controllare tutto

Non voler commettere neanche un errore significa voler tenere le cose sempre sotto controllo. È sfiancante imbarcarsi nell’inutile lavoro di voler controllare tutto, per cui rilassati e lascia le briglie! L’idea di non voler commettere alcun errore è assurda quanto voler mettere l’oceano in un secchio. Quando ti imbatti in queste idee o in questi pensieri, sii realista, chiediti sinceramente se è possibile e non prendere le cose tanto sul serio al punto da renderle un’ossessione. Ti infastidiscono i giochi dei tupi figli buttati in mezzo al salone? Quel disordine significa vita, significa infanzia. Siediti con loro e gioca, poi sistemerete insieme. Vuoi che ricordino che la mamma riordinava tutto il tempo ed era sempre di cattivo umore o vuoi che ti ricordino quando eravate tutti stesi sul tappeto creando le storie più incredibili? Vuoi un bambino che ti tema o uno che ha fiducia in te?

6. Rischia pur sapendo che potresti sbagliare

Dio ci ha creati liberi. Lìberati di quelle catene che ti provocano amarezza. Decidi i tuoi pensieri, le tue azioni. Sbaglierai mille volte, ma si tratta di questo. Che ne pensi di scegliere un compito che stai rimandando per paura di svolgerlo male e di darti un limite temporale? E se riordinassi più tardi? E se oggi non dicessi nulla su quella parola mal pronunciata e ridessi per come suona? E se oggi ti mettessi la prima cosa che ti capita? Decidi su te stesso e impara a sbagliare.

7. Fai le cose come se dipendessero da te ma sapendo che in realtà dipendono da Dio

Ci sono molte persone davvero brillanti che per paura di non poter fare le cose in modo perfetto semplicemente non le fanno e si perdono, si danno per vinte perché il loro standard è irraggiungibile. Fare le cose meglio che puoi non significa che tu le faccia alla perfezione. Qualcuno potrà dirmi che Gesù ha detto “Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 48), ed è vero, Gesù lo ha detto, ma si riferiva alla perfezione dell’amore e alla grazia del Padre che ci chiama ad essere santi. L’uomo, per quanto si sforzi, non riesce da solo, ha bisogno di Dio. Dai quindi il meglio di te, ma con la grazia di Dio. Se non riesce come volevi, stai tranquillo, offri i tuoi dolori a Dio e ricorda che è Lui a permettere tutto.

Fonte: Aleteia.org

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