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Erano i giorni della vendemmia, Gesù’ camminava per la campagna….

Quel giorno le colline della Galilea erano in festa. Campagne piene di vendemmiatori, filari, allegria, colori accesi, grappoli d’uva, canti.

Gesù, con la sua piccola compagnia, cammina tra i campi e sorride mentre in tanti lo salutano (“Rabbi! Rabbi!”). Va verso una fattoria sulla riva del lago di Genezaret.

Il padrone di casa gli corre incontro: “Quanto gioia porti!”. Poi chiede: “Quella è tua madre?”.

Sì, quella donna, bionda e bellissima, che è con Gesù e sembra quasi sua coetanea, è Maria. Viene accolta con molto riguardo e tanti le fanno domande.

Lei risponde con semplicità e dolcezza. Una sua frase colta fra le altre: “è l’amore quello che rende facile ogni impresa”.

Ormai siamo al tramonto. I coloni arrivano dalla campagna. Il cortile è pieno di sacchi e attrezzi agricoli. Gli apostoli, sotto una pergola di gelsomini, gustano pane e uva.

Gesù con un sorriso radioso, mentre la brezza gli accarezza le chiome, sale fino a un loggiato. Tutti gli occhi sono puntati su di lui. La gente si siede per ascoltarlo.

Quando Gesù comincia a parlare, Maria, seduta su uno scalino sottostante, lo guarda come un’innamorata. Lui spiega di essere venuto a benedire il lavoro dell’uomo, come gli è stato chiesto.

Dice che al timore di Dio deve succedere l’amore per il Padre. Prende spunto dalla gioia di quella vendemmia e dice: “in verità vi dico che questo vostro giubilo è men che minuto granello di rena rispetto al giubilo senza misura che sarà vostro quando l’Eterno Padre vi dirà: ‘Venite, miei fecondi tralci innestati con la vera Vite….’. Tendete a questa eterna letizia. Con fedeltà perseguite questo bene, con riconoscenza benedite l’Eterno che vi aiuta a raggiungerlo… Amate con riconoscenza il Signore e non temete. Dio dà il cento per uno a chi lo ama”.

Tutti sono incantati e starebbero per ore ad ascoltarlo e a guardarlo parlare. Alla fine tutti chiedono una sua benedizione. Lui per ognuno ha una parola, un sorriso, una carezza, una benedizione.

Ma d’improvviso si fa silenzio e la folla si apre al passaggio di una madre. E’ una giovane donna, porta sulle braccia il suo bambino, di circa dieci anni. E’ paralitico. Lo porta fino sotto alla scalinata dove si trova Gesù.

Il padrone di casa sussurra al Maestro: “è una mia serva. Lo scorso anno quel figlio cadde dalla terrazza e si spezzò le reni. Resterà tutta la vita paralizzato…”. La padrona aggiunse: “In questi mesi ha tanto sperato in te”.

Gesù subito le rispose: “Dille che venga a me”. Ma la giovane donna è sopraffatta dal dolore e dall’emozione e non riesce nemmeno a salire il primo scalino.

Prima di chiunque altro, la madre di Gesù capisce la situazione e le corre incontro piena di compassione: “Vieni, non temere. Mio figlio ti ama! Dammi la tua creatura, vieni figlia. Anche io sono madre come te”.

Maria prende il ragazzino fra le sue braccia e gli sorride con tenerezza. La giovane mamma le va dietro piangendo.

Maria arriva ai piedi di Gesù, si inginocchia e dice: “Figlio, per questa madre!”, mentre la ragazza si accosta tutta a lei.

Gesù con tenerezza pone una mano sul capo di quella giovane mamma piangente e le dice: “Sii lieta!”.

Non ha nemmeno finito di dire queste parole che il bambino, fino a quel momento pesantemente riverso sulle braccia di Maria, di scatto si erge e con voce gioiosa chiama: “Mamma!”, buttandosi tra le braccia della donna.

Tutta la fattoria esplode in grida di gioia e di benedizioni. E’ una festa incontenibile. La donna, ridendo e piangendo al tempo stesso, dice a Gesù: “come faccio a dirti quanto sono felice?”.

Gesù le accarezza la guancia: “Devi solo essere buona, amare Dio e il tuo prossimo e allevare il figlio tuo in questo amore”.

Poi bacia il bambino. E dà una spiegazione importante agli apostoli che in tutti gli altri casi – a chi chiedeva un miracolo – avevano sentito il Maestro che chiedeva: “Che cosa vuoi che ti faccia? Credi che io lo possa fare?”.

Stavolta, spiega Gesù, “egli era nelle braccia di mia Madre. Non è occorso di più. Anche senza nessuna parola lo avrei sanato, perché Ella è felice quando può consolare un’afflizione e io la voglio far felice”.

E’ un episodio commovente. Ma inutilmente lo cerchereste nei vangeli canonici. Non c’è neanche in quelli apocrifi, tanto meno in quelli gnostici dei secoli successivi che periodicamente i mass media accreditano e che non hanno nessuna fondatezza storica.

Questo episodio, con molti altri, si trova in quell’opera straordinaria che s’intitola “L’Evangelo come mi è stato rivelato”.

Sono dieci volumi sconvolgenti. Raccolgono la cronaca precisa della mistica Maria Valtorta (1897-1961) che – per grazia, dal suo letto di dolore (su cui è stata immobilizzata per anni) – poté rivedere e rivivere giorno per giorno tutta la vita di Gesù.

Non è un quinto Vangelo, ma è un racconto completo che comprende tutti i quattro vangeli canonici e riempie tutti gli spazi bianchi della scarna narrazione degli evangelisti.

E’ come seguire l’avventura di Gesù giorno per giorno. Una lettura unica, non c’è nulla di paragonabile al mondo. Esaudisce il desiderio di chiunque si sia accostato ai Vangeli e sia rimasto con la fame e la sete di saperne di più, col desiderio di conoscere tutto quello che Gesù ha detto e ha fatto.

Non a caso san Giovanni conclude il suo Vangelo scrivendo: “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere” (21, 24-25).

Ma l’Opera della Valtorta contiene anche la spiegazione di tanti punti interrogativi che sorgono nella lettura dei Vangeli canonici.

Emilio Pisani, storico editore e curatore degli scritti valtortiani, ha appena dato alle stampe un libro che illustra proprio una ventina di questi enigmatici passaggi evangelici. S’intitola: “Quello che i Vangeli non dicono. Le private rivelazioni a Maria Valtorta” (Centro editoriale valtortiano, euro 16).

Uno dei capitoli del libro si annuncia così: “La tentazione di poter essere un re di questo mondo”. Si riferisce a una piccola, enigmatica frasetta del Vangelo di Giovanni: “Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte”.

A cosa si riferiva? Nell’opera valtortiana – ci mostra Pisani – troviamo spiegata tutta quella spericolata macchinazione, ai danni di Gesù, ordita nei palazzi del potere, a Gerusalemme. Una vicenda molto avvincente di cui solo Giovanni era stato testimone, lasciandone una traccia nel suo Vangelo.

Un altro capitolo del libro di Pisani: “Come poté Giuda di Keriot diventare discepolo di Gesù?”. In effetti, ripercorrendo la narrazione della Valtorta tutto si chiarisce (non è stato affatto un errore di Gesù).

Ancora un altro capitolo: “Cosa scriveva Gesù con il dito sulla terra?”. Si riferisce al gesto compiuto da lui quando scribi e farisei gli portano la donna sorpresa in adulterio per essere lapidata. Alle richieste di una condanna – dice il Vangelo di Giovanni – “Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra”.

Giovanni non dice cosa egli scrivesse. Riporta solo le poche parole che pronunciò a voce alta: “chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei”. Nell’opera valtortiana l’enigma si chiarisce. Ascoltando gli accusatori dell’adultera, Gesù scriveva per terra: “Usuraio”, “Falso”, “Fornicatore”, “Assassino”, “Ladro”, “Profanatore della Legge”. Una scena drammatica da cui si comprende meglio perché alla fine gli accusatori evitarono di lapidare l’adultera.

Pisani, come editore, aveva già pubblicato un altro libro, “La Maddalena”, dedicato per intero a raccogliere tutti gli episodi, tratti dall’ “Evangelo come mi è stato rivelato”, dove compare la Maddalena, così da fare la narrazione completa del suo incontro con Gesù e della sua conversione. E’ una storia stupenda e sconosciuta che smentisce categoricamente tutte le fantasie propalate anche in recenti romanzi.

Più che libri sono veri tesori nascosti.

di Antonio Socci

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