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Il pensiero del Papa sul gender

Una grande catechesi sulla bellezza dell’essere uomo e donna, con un appello agli intellettuali «a non disertare» il tema del matrimonio, «come se fosse diventato secondario per l’impegno a favore di una società più libera e più giusta». L’ha fatta Papa Francesco mercoledì scorso in Piazza San Pietro. Ma il Papa del grande successo mediatico non ha avuto che poche righe di spazio sui giornali del giorno dopo, in pagine interne – e in qualche significativo caso nemmeno quelle.

Come usuale, dopo la fine della catechesi, le pagine Internet degli stessi giornali – i principali in Italia – davano risalto alle parole del Papa. Due importanti testate avevano riportato anche un’analisi ragionevole della teoria del “gender”, di cui ancora una volta Francesco ha sottolineato la pericolosità. Nel giro di qualche ora, però, quei testi venivano incredibilmente via via modificati. Mentre la versione iniziale rivelava lo scopo principalmente politico della teoria del gender, che non presenta alcuna consistenza dal punto di vista scientifico, quella finale ricalcava il pensiero LGBT (lesbic, gay, bisexual, Transexual).

La questione è di grossa rilevanza, anche perché attualmente in Parlamento sono in campo tre disegni di legge (ddl) ispirati all’ideologia del gender: il ddl Cirinnà (che di fatto equipara al matrimonio le unioni di persone dello stesso sesso), il ddl Fedeli (che vuole rendere il gender obbligatorio in tutte le scuole italiane) e il ddl Scalfarotto (che minaccia fino a sei anni di carcere per chi venga accusato di “omofobia”, reato tra l’altro non specificato). La teoria del gender attacca la differenza tra maschio e femmina, che viene liquefatta in tutto un ventaglio di scelte, ognuna liberamente sceglibile indipendentemente dal dato biologico naturale del sesso. Essa attacca anche il matrimonio, che viene ridefinito a tavolino e non più riconosciuto (come invece fa la Costituzione) quale l’impegno pubblico attraverso cui marito e moglie si impegnano alla cura reciproca e dei figli – prosecuzione della specie umana, che solo dall’unione di un uomo e di una donna possono nascere.

Citando il passo biblico del Genesi («maschio e femmina li creò»), Francesco ha detto che «La differenza tra uomo e donna non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre ad immagine e somiglianza di Dio». «L’esperienza ce lo insegna: per conoscersi bene e crescere armonicamente l’essere umano ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna». Oggi, «la cultura moderna e contemporanea ha aperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l’arricchimento della comprensione di questa differenza. Ma ha introdotto anche molti dubbi e molto scetticismo. Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Eh, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione».

Nonostante la cappa di silenzio che i media hanno sistematicamente calato su tali interventi, non è la prima volta che Papa Francesco dà un giudizio fortemente critico sull’ideologia del gender, sottolineandone la pericolosità sociale e in particolare per i bambini. Nel “Discorso alla delegazione dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia” (11 aprile 2014), il Papa disse che «occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma», ed espresse il «rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio!». «Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del pensiero unico». Per concludere riferendosi a progetti che si stanno diffondendo sempre più nelle scuole: «A volte, non si sa se con questi progetti si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione».

Nel “Discorso ai partecipanti al colloquio internazionale sulla complementarietà tra uomo e donna” (17 novembre 2014) disse: «la rivoluzione nei costumi e nella morale ha spesso sventolato la “bandiera della libertà”, ma in realtà ha portato devastazione spirituale e materiale a innumerevoli esseri umani, specialmente ai più vulnerabili». E ancora: «occorre insistere sui pilastri fondamentali che reggono una nazione: i suoi beni immateriali. La famiglia rimane al fondamento della convivenza e la garanzia contro lo sfaldamento sociale».

Nello stesso discorso, il Papa sottolineava anche che la difesa della famiglia non è una questione ideologica, ma di natura umana. «Non si può parlare oggi di famiglia conservatrice o famiglia progressista: la famiglia è famiglia! Non lasciatevi qualificare da questo o da altri concetti di natura ideologica. La famiglia ha una forza in sé».

Nell’intervista sul volo di ritorno dal viaggio nelle Filippine (20 gennaio 2015) il Papa ha definito «colonizzazione ideologica» il tentativo di coloro che vogliono cambiare la mentalità del popolo sfruttandone l’indigenza, paragonandoli ai Balilla e alla Gioventù Hitleriana. In particolare Francesco aveva ricordato un episodio in cui «una Ministro dell’Istruzione Pubblica aveva chiesto un prestito forte per fare la costruzione di scuole per i poveri» e aveva accettato la condizione, che le veniva imposta, di diffondere nelle scuole «un libro preparato bene didatticamente, dove si insegnava la teoria del gender».

Nella ben nota visita a Napoli del 21 marzo scorso, il Papa ha definito la teoria del gender «uno sbaglio della mente umana», di nuovo esplicitandone il contesto: «La famiglia è sotto attacco: c’è un secolarismo attivo, ci sono colonizzazioni ideologiche non solo in Europa».

Già da cardinale, quando il parlamento argentino stava approvando l’istituzione delle “nozze” tra persone dello stesso sesso, Bergoglio aveva parlato di «invidia del Demonio», «un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra».

Già i Papi precedenti avevano giudicato l’ideologia del gender. Benedetto XVI ne aveva sottolineato la pericolosità nel discorso natalizio alla curia romana del 2012, un mese prima delle dimissioni. Mentre San Giovanni Paolo II la combattè nelle conferenze ONU del Cairo (1994) e di Pechino (1995), dove essa ispirava politiche e documenti tra l’altro avversati anche dalla maggior parte dei Paesi partecipanti. Papa Wojtyla elaborò anche vari strumenti per affrontarla, tra cui l’enciclica “Mulieris dignitatem” (1988), la “Lettera alle donne” (1995), e le catechesi del mercoledì sulla “Teologia del corpo” (1979-1984).

Infine, mercoledì scorso, il giudizio di Francesco nella catechesi in Piazza San Pietro. Il Papa del «chi sono io per giudicare?» (frase che peraltro va citata completamente: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?») sottolinea l’importanza di accogliere con amore ogni persona – come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica –. Proprio per questo, a maggior ragione va preso sul serio oggi che, anche a costo dell’impopolarità mediatica e politica, sente il dovere di lanciare a tutto il mondo l’allarme sull’ideologia del gender. Tale ideologia, tra l’altro, è portata avanti da lobby che non rappresentano affatto la totalità delle persone con pulsioni omosessuali né mettono al centro la difesa di tali persone, come ha mostrato anche il recente caso di Dolce & Gabbana, pesantemente attaccati dai movimenti LGBT proprio per aver difeso l’importanza della famiglia.

di Francesco Bellotti

 

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