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Ratzigher e il calcio: pane e gioco, una vita paradisiaca

La febbre planetaria dei Mondiali di calcio è un fenomeno che nessuno sa spiegare.

Ratzinger uno di quei pochi uomini , un genio di quelli che vedono la profondità delle cose e colgono l’oceano nella goccia d’acqua e l’eterno nell’istante …qualche anno fa ha scritto pagine stupefacenti sul calcio. Ha fatto una vera e propria teologia del calcio in un libro intitolato Cercate le cose di lassù.
Vi direte: e che c’entra una partita di calcio col Paradiso? …

Per i bambini il gioco è il modo per conoscere il mondo. Ma ai grandi fa conoscere se stessi. Proprio come consigliava Socrate in quella che fu – non a caso – la culla del pensiero filosofico e dello sport (cioè delle Olimpiadi).

Ratzinger notava che se – ogni quattro anni – l’evento dei Mondiali riesce a catalizzare l’attenzione e gli entusiasmi di tutto il pianeta significa che «tocca un qualche elemento primordiale dell’umanità». Ma qual è il fascino di un gioco (circenses) che viene messo sullo stesso piano del pane.
Dice: «Si potrebbe rispondere, facendo ancora riferimento alla Roma antica, che la richiesta di pane e gioco era in realtà l’espressione del desiderio di una vita paradisiaca, di una vita di sazietà senza affanni e di una libertà appagata».
Infatti il gioco in fondo è questo, «un’azione completamente libera, senza scopo e senza costrizione, che al tempo stesso impegna e occupa tutte le forze dell’uomo. In questo senso il gioco sarebbe una sorta di tentato ritorno al Paradiso: l’evasione dalla serietà schiavizzante della vita quotidiana e della necessità di guadagnarsi il pane, per vivere la libera serietà di ciò che non è obbligatorio e perciò è bello».
Dunque ciò che vi cerchiamo è «più che un po’ di divertimento», è un mondo dove «l’uomo non vive di solo pane, il mondo del pane è solo il preludio della vera umanità, del mondo della libertà». . ..

Ratzinger sottolinea altri due elementi preziosi contenuti nel calcio, che sono identici all’avventura cristiana verso Dio, cioè la necessità del sacrificio in vista di una conquista («il calcio costringe l’uomo a imporsi una disciplina in modo da ottenere con l’allenamento, la padronanza di sé; con la padronanza, la superiorità e con la superiorità, la libertà») e il «noi» dove si realizza la felicità dell’io («il calcio insegna soprattutto un disciplinato affiatamento: in quanto gioco di squadra costringe all’inserimento del singolo nella squadra. Unisce i giocatori con un obiettivo comune»).
In sostanza, per Ratzinger, questo gioco ci attrae perché lo viviamo come «l’esercitazione alla vita e il superamento della vita in direzione del paradiso perduto».

Roba per uomini liberi e per uomini veri. Che amano godersi e vincere la grande partita della Vita.

Per leggere l’articolo integrale:
Il gioco di Dio, il calcio secondo Papa Ratzinger – A. Socci

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