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Studente si oppone alle nozze gay in classe: cacciato. Università cattolica vuole licenziare il docente che l’ha difeso

«Dobbiamo sempre ricordare che la libertà accademica deve fondarsi sull’integrità, deve sempre essere corretta e mostrare rispetto per gli altri». Così Michael Lovell, rettore dell’università cattolica Marquette in Wisconsin, ha giustificato l’avvio della procedura di licenziamento del professore di Scienze politiche John McAdams (foto a fianco). L’università vuole licenziare il docente per le critiche espresse contro l’ateneo, che non ha difeso uno studente a cui è stato proibito di esprimere la sua contrarietà alle unioni omosessuali durante una lezione.

IL CASO. Tutto è cominciato a novembre 2014, quando lo studente dell’università guidata dai gesuiti ha raccontato a un giornale universitario di essere stato bollato come “omofobo” e messo a tacere durante una lezione di Teoria etica per aver contestato le parole della docente junior di filosofia Cheryl Abbate. Abbate sosteneva che i diritti gay fossero una questione ormai assodata: «Tutti sono d’accordo su questo e non c’è bisogno di discutere». Lo studente, al contrario, ha fatto notare che l’affermazione doveva essere discussa e che censurare le argomentazioni contro il matrimonio o l’adozione gay a causa della sua visione personale avrebbe rappresentato un grave precedente. La docente ha allora definito quelle dichiarazioni «razziste e sessiste», invitando il ragazzo ad abbandonare il corso perché non aveva «il diritto di fare commenti omofobi».

LA CRITICA. Lo studente ha quindi presentato una rimostranza. Ma Nancy Snow, preside del dipartimento di Filosofia, non solo non ha avviato l’iter della rimostranza, ma ha intimato al ragazzo di non rivolgersi in «maniera irrispettosa» ai professori. Lo studente ha quindi spiegato al giornale universitario College Fix che il suo unico intento era di far sapere al rettore quanto accaduto, affinché ogni opinione potesse essere ascoltata.
Nancy Snow è consulente della associazione Gay-Straight Alliance del campus e ha presieduto la task force grazie alla quale è stato istituito nel college il Centro di risorse per il gender e la sessualità. Quando il professore di Scienze politiche McAdams è venuto a conoscenza della vicenda, l’ha raccontata sul suo blog personale, criticando Abbate. «Marquette è sempre meno una vera università. Di sicuro non un’università cattolica, se il matrimonio gay non può essere discusso», ha scritto.

BATTAGLIA LEGALE. Per questo motivo McAdams è stato sospeso e sottoposto a indagine amministrativa a dicembre. Secondo l’università, non avrebbe dovuto criticare una collega, per di più se junior. Pochi giorni fa, inoltre, con una lettera gli è stato comunicato che le pratiche di licenziamento sono state avviate perché se manca il rispetto per gli altri, «il potere dell’incarico permette di apostrofare e far tacere i nostri studenti». McAdams, che ha già contattato il suo avvocato, ha spiegato che «nelle vere università, gli amministratori capiscono (o più spesso a denti stretti accettano) che i membri delle facoltà universitarie dicano cose controverse, criticandosi a vicenda e che altre persone presentino per questo motivo delle rimostranze. Sanno che difendersi da queste fa parte del loro lavoro e che soddisfare coloro che hanno più potere non è la miglior politica».

PRIMO ATENEO. L’università cattolica Marquette è il primo ateneo ad aver accolto senza opporsi l’ordine esecutivo dell’amministrazione Obama, osteggiato dalla Chiesa, che in nome della lotta alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale proibisce al personale di dissentire sui diritti Lgbt.
Fonte:  Usa: il caso dell’università cattolica Marquette | Tempi.it

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