Gli interventi del Papa sull’educazione esortano le famiglie a farsi principale soggetto del processo educativo. Dove sono il governo e certi cattolici?
Caro direttore,
constato che Papa Leone XIV ha dedicato il mese di ottobre, in vario modo, al tema dell’educazione. E non c’è che rallegrarsi, visto che quella educativa è la vera e profonda emergenza che riguarda il mondo intero ed in particolare quello che chiamiamo “Occidente”. Ed anche per la Chiesa costituisce un problema non secondario, vista la strana timidezza con la quale tanti cristiani, chierici e laici, affrontano questo problema. Anzi, spesso non lo affrontano, per paura di fare proposte che non sempre sarebbero “popolari”.
Il Papa, invece, è entrato massicciamente nel problema: il 4 ottobre ha firmato l’Esortazione apostolica Dilexi te, che nei punti 68-72 affronta il tema dell’educazione dei poveri; il 27 ottobre ha sottoscritto la Lettera apostolica Disegnare nuove mappe di speranza dedicata interamente all’educazione in occasione del 60esimo anniversario della dichiarazione conciliare Gravissimum educationis; il 30 ottobre ha pronunciato un discorso agli studenti in occasione del Giubileo del mondo educativo; il 31 ottobre ha parlato in piazza San Pietro agli educatori; l’1 novembre ha pronunciato un’omelia in occasione della proclamazione del santo John Henry Newman fra i Dottori della Chiesa, nominandolo anche co-patrono, insieme a san Tommaso d’Aquino, di tutti i soggetti che partecipano al processo educativo.
Una serie imponente di pronunciamenti di grande significato e di autorevolissimo livello, che attendono, ora, di essere presi sul serio e condotti alla loro pratica messa in atto. A dire il vero, non mi pare che se ne parli tanto nel mondo cattolico. Speriamo in bene.
In questa sede, dato il poco spazio a disposizione, vorrei riprendere due punti, che mi hanno sorpreso per la loro determinazione e chiarezza e che dovrebbero essere aspetti da prendere in considerazione per una onesta verifica dello stato dell’arte sia nella Chiesa che nel mondo civile.
Il primo punto riguarda la famiglia.
Leone XIV non lascia alcun dubbio in proposito: nel numero 4.1 di Disegnare nuove mappe di speranza definisce la famiglia come prima scuola di umanità e nel numero 5.3 così si esprime: “La famiglia resta il primo luogo educativo. Le scuole cattoliche collaborano con i genitori, non li sostituiscono perché il ‘dovere dell’educazione, soprattutto religiosa, spetta loro prima che a chiunque altro’”.
Dopo di che si preoccupa che venga messa in atto una alleanza educativa. Siamo sicuri che anche in quello che chiamiamo, per semplificazione, “mondo cattolico” questi principi siano chiari? Non mi pare che quando si parla del diritto educativo della famiglia sia chiaro che esso viene prima di ogni altro diritto, compreso quello delle scuole. Anche di quelle cattoliche.
Il secondo punto riguarda un aspetto che, per certi versi, costituisce una novità, non tanto in senso storico, ma in relazione al pensiero dominante, che, di solito, non affronta mai questo tema. Si tratta del rapporto educazione/povertà. Nella Dilexi te, il Papa intitola un intero paragrafo “La Chiesa e l’educazione dei poveri”, ricordando che i grandi Santi educatori, a partire da san Giuseppe Calasanzio, ebbero la principale preoccupazione di fornire ai poveri la possibilità di accedere gratuitamente alla scuola. Le scuole cattoliche nacquero, quindi, come scuole tendenzialmente gratuite e aperte ai poveri.
Se questo è l’autorevole richiamo del Papa, dovremmo allora porci qualche domanda: le scuole cattoliche, soprattutto quelle molto autorevoli, hanno ancora questa preoccupazione oppure si stanno rassegnando ad essere, nei fatti, le “scuole dei ricchi”, come ingiuriosamente sottolineano continuamente i laicisti di ogni categoria? Mi pongo la domanda perché non vedo un movimento convinto ad affrontare questo tema fondamentale per un minimo senso di giustizia.
Comunque, le mie sono solo domande, a cui occorrerebbe, tutti insieme, cercare di trovare ragionevoli risposte. Spero che si metta in moto un vero e proprio “movimento” in questo senso.
A questo punto, immagino che i laicisti a cui ho accennato mi direbbero: ma le parole del Papa si rivolgono ai cattolici e non all’intero mondo civile; il problema, quindi, sarebbe totalmente interno alle comunità cattoliche e non dovrebbe riguardare l’intera società e, soprattutto, la nostra Repubblica.
Eh no, cari amici laicisti: i problemi che qui ho sollevato riguardano tutti i cittadini italiani e non solo i cattolici. Infatti anche la nostra grande e bella (quando fa comodo) Costituzione prevede in modo inequivocabile il diritto educativo della famiglia e la gratuità della scuola.
Andiamo, a questo proposito, a rileggere insieme alcuni articoli della nostra Carta fondamentale. L’articolo 30 stabilisce il diritto esclusivo della famiglia ed infatti così recita: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio”. Dico che quello dei genitori è un diritto esclusivo perché la Costituzione non lo conferisce a nessun altro soggetto né pubblico né privato. Il diritto (dovere) ad istruire ed educare è dei genitori. Stop. Ma perché si fa così fatica ad ammettere una cosa così semplice e lineare? Penso solo per un pregiudizio ideologico, aggravato da un sentimento anticattolico alimentato dall’unità d’Italia in poi. Sarebbe ora di fare un passo avanti da parte di tutti, politici compresi.
Ma la Costituzione prevede anche la gratuità della scuola dell’obbligo. Basta leggere, senza pregiudizi, l’articolo 34: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Ciò significa che ogni famiglia, qualunque sia la scuola pubblica scelta (statale o paritaria), ha il diritto alla gratuità per tutti gli otto anni della scuola dell’obbligo. Purtroppo oggi ciò non accade. Chi sceglie, legittimamente, la scuola paritaria è costretto a pagare una retta, con buona pace della gratuità prevista dalla Costituzione.
Si tratta di una ingiustizia a cui tutta la classe politica fa fatica a rimediare. Mi restano pochi anni di vita per sperare di assistere ad un cambiamento di rotta. Ma fino alla fine non rinuncerò a questa battaglia, che è fondamentale perché riguarda il compito fondamentale dell’educazione, radice del benessere dell’intera società. E soprattutto radice di ogni libertà.
Insieme ad un generoso e impavido gruppo di amici, speravo che quest’anno qualcosa potesse accadere. Invece temo che anche per il prossimo anno scolastico non vi saranno buone notizie per le famiglie premurose per l’educazione dei figli. Così, la Costituzione continuerà ad essere palesemente violata.
Amara osservazione finale: mi dicono che anche non pochi parlamentari contrari ad aiutare le famiglie nella loro libertà educativa hanno iscritto i propri figli a scuole paritarie e segnatamente cattoliche. Evidentemente, sono anche loro ricchi!
Fonte: Giuseppe Zola | IlSussidiario.net