A Bruxelles i leader dei 27 si trovano di fronte a un test di credibilità: decidere come sostenere l’Ucraina senza farsi marginalizzare da Washington e Mosca, e come rilanciare la competitività del continente in un mondo che cambia più velocemente delle sue istituzioni.
I leader dell’Unione europea sono riuniti oggi e domani a Bruxelles in un summit cruciale per il futuro dell’Unione. L’agenda è fitta, segnata dalle tensioni internazionali, e sul tavolo ci sono temi che vanno ben oltre le questioni interne: la guerra in Ucraina, la difesa comune, la sovranità tecnologica, il ruolo dell’Ue in Medio Oriente, i cambiamenti climatici e l’obiettivo di ridurre le emissioni nocive e la relazione con la Cina sono solo i principali. In questo contesto, l’incontro non è solo un momento simbolico, ma un vero e proprio test di credibilità: dalla decisione sull’uso dei beni russi congelati alle risposte comuni contro le minacce ibride, agli strumenti di competitività industriale e digitale, mai prima d’ora l’Europa aveva dovuto confrontarsi con sfide così complesse e inevitabili. Per di più con l’aggravio di un alleato, l’America di Donald Trump, scostante e ambiguo sulla fedeltà al Patto atlantico, quanto inflessibile su dazi e commesse militari. Nonostante la frustrazione nei confronti di Mosca, resa manifesta dalla decisione di imporre sanzioni contro i colossi del greggio russo, l’obiettivo prioritario di Trump sembra la normalizzazione con la Russia di Vladimir Putin, emarginando Kiev e Bruxelles dalle dinamiche di un negoziato che rischia di realizzarsi tutto a loro discapito. Sia pure con estremo ritardo, questa consapevolezza è ormai acquisita e fa del Consiglio dei 27 la sede in cui elaborare una strategia comune per una partita che nessuno può vincere da solo.
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Ucraina e difesa: l’ora della verità
Il summit di oggi, a cui partecipa anche il presidente Volodymyr Zelensky,è l’occasione per ribadire l’appoggio dell’Unione europea all’Ucraina nella guerra contro la Russia. Sul tavolo ci sono soprattutto due questioni: l’utilizzo dei beni russi congelati come strumento di finanziamento per Kiev, e la necessità di rafforzare la “difesa europea”, ovvero capacità operative comuni, governance della sicurezza e strumenti rapidi di deterrenza e risposta. Questo vertice potrebbe quindi segnare una prova di maturità per l’Ue: non più solo supportare l’Ucraina, ma co-gestire insieme una strategia di medio-lungo termine. In questo contesto, uno dei principali nodi riguarda l’uso della liquidità generata dagli asset russi congelati al momento dello scoppio del conflitto per finanziare un prestito di riparazione da 140 miliardi all’Ucraina. Il Belgio, dove il denaro (circa 200 miliardi di euro) è attualmente depositato presso Euroclear, chiede garanzie di non essere esposto da solo ad eventuali contenziosi legali e ritorsioni che la Russia ha già minacciato. Il Paese è preoccupato, ma si percepisce la sensazione che un compromesso sia possibile. Intanto, anche l’ultimo ostacolo contro l’approvazione di un nuovo pacchetto di sanzioni è stato superato: il primo ministro slovacco, Robert Fico, ha annunciato l’intenzione di togliere il veto al diciannovesimo pacchetto di sanzioni, aprendo la strada alla sua approvazione formale già oggi.
Il fronte interno: competitività, digitale e ambiente
Non solo geopolitica, ma anche economia, tecnologia e green: il Consiglio europeo affronta il tema della competitività, della transizione verde, la sovranità digitale, la protezione delle infrastrutture critiche, nonché la semplificazione normativa. Si tratta di aspetti troppo a lungo sottovalutati e rimarcati con forza nei rapporti Draghi e Letta che hanno individuato in essi dei veri e propri vulnus interni al progetto europeo. Detto altrimenti, la capacità dell’Unione di essere un attore globale non dipende solo dalle armi o dalla diplomazia, ma anche dalla forza della sua industria, dalla tecnologia che sviluppa, dai capitali che attira e dalla resilienza delle sue catene di approvvigionamento. Non da ultimo, al vertice si parla anche di ambiente. L’Unione vuole trovare un percorso che concili con maggiore flessibilità ecologia ed economia. In ballo c’è l’obiettivo del 2040, entro il quale ridurre le emissioni nocive del 90%. In tal senso, il vertice potrebbe lanciare segnali su nuove iniziative per l’industria, sugli incentivi all’innovazione, sulla riduzione della dipendenza energetica – ma anche sul costrutto sociale: l’affitto, la casa, le condizioni dei cittadini – inclusi i riflessi migratori.
Medio Oriente, migrazione e valori
Infine, la dimensione esterna che si riflette anche sul piano interno dell’Unione. La guerra di Gaza e il recente summit di Sharm el-Sheikh riportano il Mediterraneo al centro della politica europea. L’Ue discute del proprio ruolo nella ricostruzione della Striscia e nella gestione dei flussi migratori, tra la necessità di cooperazione con i Paesi terzi e la crescente pressione sull’accoglienza. Sono temi che parlano di sicurezza ma anche di valori: perché la capacità dell’Europa di restare coesa dipenderà da quanto saprà coniugare stabilità e diritti, senza ridursi ad essere un’arena di compromessi. Se riuscirà a trovare una linea comune sull’Ucraina, sull’industria e sul Mediterraneo, potrà tornare ad essere una forza di equilibrio nel caos globale. Se invece prevarranno le divisioni, rischia di diventare spettatore privilegiato di un mondo che decide senza di lei.
Il commento
Di Antonio Villafranca, Vice Presidente per la Ricerca ISPI
“All’ordine del giorno del Consiglio europeo ci sono tanti (troppi!) temi. Non su tutti si potranno fare significativi passi avanti, ma almeno su due non bisognerebbe bloccarsi: competitività e Ucraina. Le due cose sono interconnesse: se non rilanciamo la nostra crescita non saremo credibili/appetibili sul piano internazionale. È su questo che si misurerà in primis l’esito del Consiglio di oggi e di quelli prossimi venturi.”
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